Un modo per rendere giustizia a vittime innocenti. Morti per mano di quelli che consideriamo “liberatori”.
Nò Cuòzzu Cappièddu
Nò cuòzzu Cappièddu
Si domina tutto il mio paese.
Davanti ad esso il mare;
tranquillo o mosso, o furioso nella burrasca
è sempre bello, anche se a volte fa paura.
…Quel giorno fece paura!
…u mari era lumi a juornu.
Maria Rosa Vitale
Da sempre, quando salgo sull’altura di Cozzo Cappello, che è una contrada di Santa Croce Camerina, da dove si gode una bella vista panoramica su Santa Croce e fino a Gela, noto la presenza di un grande fosso . Qui dicono era stato sistemato “il cannone”. Quello dell’artiglieria dell’esercito italiano.
Nelle immediate vicinanze in una casa, ultimamente ristrutturata, sono state rinvenute delle feritoie nel muro. Sono state lasciate, non le hanno murate. Probabilmente la casa era un punto di comando e quelle feritoie servivano per posizionare i fucili o per guardare senza essere visti.
10 Luglio 1943 , 160.000 militari sbarcarono in Sicilia. Un’ immensa armata.
I punti di approdo furono Gela, Licata, Scoglitti, Pachino e Siracusa.
In soli 38 giorni tutta l’isola fu sotto il controllo degli Alleati.
130.000 perdite in Sicilia tra morti, feriti e prigionieri.
SANTA CROCE CAMERINA piccolo paese a sud della Sicilia contò 14 vittime.
I nomi:
Agnello Antonia anni 69; Brancato Battistina anni 45; Di Stefano Marianna anni 55; Emmolo Emanuele anni 5; Emmolo Giovanni anni 11; Emmolo Giuseppe anni 5; Emmolo Salvatore anni 12; Luna Marianna anni 28; Nativo Salvatore anni 69; Pelligra Carmela anni 5; Pelligra Emanuele anni 72; Puzzo Palma Maria anni 1; Scrofani Concetta anni 27; Zisa Francesco anni 28
A detta di molti il mare era “ luma a jurnu”. A detta di molti … tutti erano alla ricerca di un rifugio sicuro. “ Venite a casa mia “ diceva una donna del posto ”perché è più sicura se ci saranno i bombardamenti, ho appena finito di rifare il tetto. Nun è di canna e jssu, u ma tettu”… Lo pensava essere molto resistente, non avendo cognizione dell’enorme capacità distruttiva delle bombe.
Eppure in quella casa cadde, prima della resa, una delle otto bombe che si racconta colpirono il nucleo abitativo di Santa Croce Camerina. La resa avvenne con l’esposizione di un lenzuolo bianco, appeso al campanaro della chiesa dall’allora parroco Don Vincenzo Di Quattro, che aveva avuto subito la percezione della nostra debolezza bellica nei confronti degli Alleati, capì subito che per sfuggire alle bombe, che sarebbero cadute a decine su Santa Croce ed evitare un massacro, bisognava agire subito e con ogni mezzo.
Vi furono stragi di inermi contadini armati solo di zappa e picconi.
L’ordine per gli alleati era “ avanzare!”. Le truppe paracadutate nella vasta area iblea, si ritennero autorizzate ad agire anche in maniera brutale nei confronti di civili disarmati.. Molti sono rimasti falciati dai fucili americani.
MERCOLEDI’ 10 LUGLIO 2013 , a Punta Secca, frazione di SANTA CROCE CAMERINA, la neo costituita associazione di Storia Patria e l’Unitre di Santa Croce Camerina rendono omaggio, insieme alla cittadinanza, alle vittime santacrocesi con una manifestazione che ricorda lo sbarco anglo americano in occasione del 70° anniversario .
Alla presentazione dell’evento è intervenuto il sindaco di Santa Croce Camerina signora Franca Iurato che ha citato alcuni racconti di concittadini, l’assessore Varcadipane ha salutato l’evento ed ha ringraziato le due associazioni per l’impegno avuto. Il presidente dell’associazione di Storia Patria , Dott. Gaetano Cascone, in un clima di assoluto silenzio ha citato una per una le quattordici vittime dei bombardamenti anglo americani ed a seguire le note del silenzio dalla tromba di Gianmario Ingallinesi
Quindi è toccato alla corale Unitre di Santa Croce Camerina ( i componenti: Alderuccio Vita,Arona Caterina, Barone Pina,Di Lorenzo Concetta,Fichera Francesca,Fidone Giovanna,Gennaro Maria,Mallo Natalizia, Mandara Franca,Occhipinti Tina,Paesano Carmen,Perna Lina,Ragusa Emilia,Rossi Luigina,Ragusa Giulia, Sallemi Giuseppa,Susino Rosalia,Ferrero Sgroppo Crocifissa,Vitale Rosa,Giardina Maria,Portelli Giovanni, Cascone Francesco,Trovato Antonino) , diretta dal maestro Paolo Nativo, intonare l’Inno d’Italia coinvolgendo tutti gli intervenuti, che in una piazza piena in ogni ordine di posto ha ascoltato e cantato in piedi.
La manifestazione si è conclusa con un filmato di Guglielmo Di Stefano e Tony Basile sulle azioni belliche e con le testimonianze dirette di alcuni cittadini che a quell’epoca erano in giovane età e che hanno raccontato quanto ricordano.
In piazza Faro è stata allestita, a cura del Prof Giovanni Aquila, una mostra –iconografica dello sbarco.
“ Il rischio che senza farne memoria ci si possa dimenticare, perché i ricordi che giacciono in noi, non sono mai incisi sulla pietra; non solo tendono a cancellarsi, ma spesso si modificano”
Primo Levi