101 anni fa l’incendio che danneggiò la Fornace Penna. L’oblio e la rinascita, cominciato un nuovo percorso

Un percorso, almeno quello ultimo, che non è solo di parole ma di fatti concreti. Prova ne sono i lavori iniziati nelle settimane scorse dopo due finanziamenti uno dietro l’altro: uno di 25 mila euro assegnato dalla Regione nel mese di ottobre dello scorso anno ed uno di 500 mila euro arrivati dall’Ars dalle variazioni al bilancio. La Soprintendenza ai beni culturali, con la direzione di Antonino De Marco, ha seguito da vicino l’iter di ricostruzione con relazioni e perizie che, alla fine, hanno portato dei soldini su Sampieri e sull’ex Fornace Penna.

Correva l’anno 1924, il giorno era il 26 gennaio

Un giorno funesto per la Fornace Penna, sita sul pianoro costiero di contrada Pisciotto fra Sampieri e Marina di Modica, danneggiata da un incendio di matrice dolosa che cancellò gli sforzi della proprietà la quale, lungimirante, aveva investito in questa attività produttiva dando lavoro ad oltre cento operai e producendo laterizi, ben rifiniti, che venivano esportati sia verso l’isola di Malta che verso la Libia. Fu proprio quella notte che l’attività dello stabilimento cessò di operare. Ma iniziò, dopo un periodo di silenzio, la voglia di ricominciare. E sull’ex Fornace Penna, il vecchio stabilimento di laterizi unico esempio di archeologia industriale esistente lungo le coste siciliane, “calarono” tutta una serie di vincoli. Più di cinque, quelli che si contano: dal divieto per importanza paesaggistica, a quello della inedificabilità dei luoghi, a quello della tutela per interesse cinematografico. Tutti vincoli che sembravano più paletti a fermare ogni iniziativa che altro, diceva chi guardava alla sua rinascita. La svolta è arrivata nel febbraio dello scorso quando la Regione emanò il decreto di esproprio dell’immobile ed a seguire il 22 luglio sempre del 2024 la messa in possesso da parte della Regione con i ventisei proprietari che guardarono verso strade diverse, chi avrebbe messo in discussione i costi di esproprio dettati dalla Regione e chi ha accettato il provvedimento regionale. Tutti, comunque, decisi a fare rinascere la Fornace Penna non con la primordiale attività ma con una nuova destinazione.

La storia dell’ex Fornace Penna di cui il regista Alberto Sirone se ne innamorò al punto da immortalarla in una delle sue riprese nel racconto “La forma dell’Acqua” nella serie del commissario Montalbano.

La Fornace Penna è stata realizzata dai Baroni Penna di Portosalvo tra il 1909 ed il 1912 su progetto dell’ingegnere Ignazio Emmolo, che si laureò in matematica a Catania ed in ingegneria civile a Napoli nel 1895. Il sito di “Punta Pisciotto”, su un terreno appartenente ai Baroni Penna proprio a ridosso del mare, è stato scelto per il fondale sufficientemente profondo capaci di consentire l’attracco delle navi, per la presenza della vicina ferrovia, per la vicinanza ad appena 200 metri di una cava di argilla da cui si estraeva la materia prima e per la disponibilità di abbondante acqua da una sorgente carsica locale. Lo stabilimento produceva laterizi che venivano esportati in molti paesi mediterranei: gran parte della città di Tripoli in Libia, dopo la guerra del 1911 è stata costruita con i laterizi provenienti dallo stabilimento di contrada Pisciotto a Sampieri. Un lavoro che impegnava gli operai, giovani dai 16 ai 18 anni, dalla mattina all’imbrunire nei mesi da maggio a settembre. Le prime piogge portavano alla chiusura dello stabilimento per poi ricominciare in primavera ed in estate. Solo che a partire da quel funesto 26 gennaio 1924 calò la devastante coltre della distruzione lasciando in piedi uno scheletro di pietra. 

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