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TAGLIARE GLI STIPENDI AI PARLAMENTARI: «SOGNO O SON DESTO?»
23 Lug 2012 18:34
Quanti Italiani desidererebbero tra le dita delle mani la Sacrosanta “Forbice taglia-Casta”? E quanti, invece, coloro che, timidamente, nascondono solo un piccolo cornetto rosso, portafortuna- che non fa mai male, di questi tempi?
Ahimè, pare sia arrivato il tempo di gettarli nel dimenticatoio o dove più vi aggrada, perché arriva il Referendum anti-Casta, che ci salverà dallo scempio di una classe politica decaduta.
La notizia rimbalza continuamente, per lo più , online e tra gli utenti di facebook , così da raccogliere consensi dilaganti: più di 200 mila le firme, anche se ne servirebbero in totale 500 mila, entro il 23 luglio.
Cari lettori, ecco che, con il vostro consenso, vi porgo dei piccoli accorgimenti che forse dovreste adottare: se non siete seduti comodamente vi consiglio di farlo, così come di aprire le finestre per far volar via le belle parole sognati che avete appena letto, poiché trattasi dell’ ennesima beffa!
In verità, a circolare sono due referendum pro taglio stipendi ai parlamentari: uno è promosso dal Comitato del Sole, l’altro da Unione Popolare.
Un referendum che chiede l’abolizione dello ”stipendio”, anche se è più corretto parlare di indennità (http://www.camera.it/383?conoscerelacamera=4), risulterebbe incostituzionale; e così il primo, tra i due, è da scartare.
Più informato sarebbe stato l’UP , che si limita solo all’abolizione della diaria per i giorni trascorsi a Roma dai parlamentari, per l’articolo 2 della legge 1261 del 1965, per un risparmio annuo solo di circa 48 milioni di euro ovvero di 3.500 euro mensili per ogni senatore e deputato.
Le firme, però, sono da considerare nulle, per l’articolo 31 della legge n.352 del 25 maggio 1970 che stabilisce che «Non può essere deposita richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere stesse».
La legge, quindi, non ammette di svolgere un referendum nell’anno in cui ci sono le elezioni politiche alias 2013.
Tra le fila di coloro che credono nella vacuità di tali firme si annoverano, addirittura, i Radicali e il Movimento Cinque stelle, tra cui Bertola, consigliere comunale di Torino, che ha palesemente dichiarato, in relazione alla legge, scritta sopra:«le firme raccolte in questo periodo sono nulle e inutilizzabili».
Beffa, caso, scacco, complotto, falsa disorganizzazione?
A voi le conclusioni più disparate, tutte accomunate da un sapore amarissimo o meglio salatissimo, come il costo esorbitante che comporta un referendum, questa volta inutile.
Alla prossima, sperando di non sognare e di tagliare altro : il numero dei parlamentari!
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