3° SEMINARIO DI STUDI DI ECONOMIA SOCIALE

Conclusa la prima giornata del 3° seminario sull’economia sociale, organizzato dal Consorzio “La città solidale”, che ha visto un succedersi di numerosi e interessanti interventi. A prendere la parola, stamattina, inaugurando l’inizio dei lavori, è stato proprio il presidente del Consorzio, Aurelio Guccione. – Il nostro obiettivo è stato sempre quello di mettere al centro dell’azione- ha affermato- la persona e il lavoro, inteso come strumento fondamentale della dignità individuale – . La prima e articolata relazione è stata riferita da Paolo Venturi, direttore Aiccon, cooperazione non profit, che ha spiegato come l’economia sociale possa costituire un valore aggiunto per il lavoro.  – Siamo nell’epoca dell’incertezza- ha spiegato Venturi- il contesto odierno si deve nutrire di prospettiva. Le statistiche mondiali ci dicono che nei prossimi anni il Pil crescerà ma la disoccupazione continuerà ad aumentare. E’ qui che si inserisce il ruolo dell’economia sociale. Il solco tracciato da questa crisi farà emergere un mondo completamente diverso; si tratta di un vero e proprio break strutturale. L’Italia di questi anni presenta un quadro in cui le aziende no profit sono in aumento e su questa base occorre una nuova idea di sviluppo che non sia solo quantitativo, ma anche relazionale e spirituale, che caratterizza le imprese di natura sociale. Tre sono oggi le ricette per lo sviluppo: rilancio del ruolo dello Stato, aumento della responsabilità sociale e puntare su nuovi attori. L’economia sociale in Europa rappresenta il 10 per cento delle imprese europee e il sei per cento dell’occupazione. Oggi il lavoro sta cambiando e il no profit sta diventando un incubatore di imprese sociali. Le nuove aree di vulnerabilità attecchiscono quando la gente è sola, ecco perché la dimensione comunitaria è un antidoto. La cultura, per esempio, è l’ambito in cui la cooperazione sociale crescerà di più. Le nuove imprese sociali dovranno essere un combinato di dono e mercato e in questo l’economia sociale ha un ruolo oggi che fa la differenza-.  Sull’azione dell’assistente sociale nei processi inclusivi delle fasce svantaggiate si è invece soffermata Matilde Sessa, della scuola per assistenti sociali di Modica, “F. D’alcontres”. – Non mi piace parlare di fasce svantaggiate – ha sottolineato- individuate nel tossicodipendente, nell’ex detenuto o nell’immigrato. Più che altro parlerei di soggetti da valorizzare come persone dotate di potenzialità da sviluppare. Questo è il messaggio chiaro che oggi va lanciato. I rischi da evitare sono il ripetersi di derive assistenziali che per molti anni hanno caratterizzato le risposte sul territorio-.  Alle due prime relazioni, è seguita la presentazione del progetto “Anch’io lavoro”, patrocinato dalla Cooperativa sociale Esistere, “Nuovi Orizzonti”, C.L.A.A.I., Enaip Ragusa. Iniziato nel marzo 2013, con durata biennale, è destinato a soggetti con disabilità fisica e psichica della provincia di Ragusa. Prevede due percorsi di formazione professionale della durata di 1800 ore come addetto alla gestione del magazzino, stoccaggio merci e addetto ai reparti del settore della grande distribuzione organizzata.  – Constatata la disponibilità dell’azienda, si passa poi a verificare cosa il soggetto possa fare al suo interno- afferma Giovanni Brafa, presidente cooperativa sociale Esistere- per il disabile, il lavoro è un modo per uscire dalla propria condizione di differenza. Aziende che oggi stanno ospitando alcuni ragazzi, stanno verificando se si può fare qualcosa dopo. Se si fa riferimento alla legge 68 del 99, è prevista la stipula di convenzioni tra l’azienda e l’ufficio del lavoro, che prevedono sgravi fiscali per l’azienda in base alla percentuale di disabilità del soggetto assunto-. Secondo Renato Meli, direttore dell’ufficio pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Ragusa, la chiesa ha il diritto  dovere di intervenire nel settore sociale, mettendo al centro la dignità della persona attraverso il lavoro. Sulla stessa linea, Luca Ronzoni del Consorzio nazionale Mestieri, per il quale bisogna sempre partire dalla “centralità della persona” che significa certificare le competenze di ciascuno. Infine, Stefano Radaelli, responsabile agenzia lavoro di Milano, ha affrontato l’allarmante problema della disoccupazione giovanile. Oggi il lavoro è più parcellizzato e precario rispetto a dieci – venti anni fa. Di ciò  si deve fare carico l’agenzia per il lavoro, ma anche ai giovani è richiesta più intraprendenza.