Il 4 maggio si è conclusa con la premiazione all’Auditorium S. Chiara, l’assegnazione del Gran Premio “Città di Trento” Genziana d’oro, attribuito ad un documentario danese del poeta e regista Daniel Dencik intitolato “Expedition to the End of the World” su 26 in concorso. E’ il racconto di un epico viaggio a bordo di una goletta tra i ghiacci del nord-est della Groelandia di un gruppo di scienziati.
A Pablo Iraburu e Migueltxo Molina Ayestoran, registi spagnoli, è stata assegnata la Genziana d’oro del “Club Alpino Italiano” per il miglior film di alpinismo per Pura vida, la storia di un salvataggio, praticamente impossibile, da parte di alpinisti che non esitano ad esporsi ai pericoli per portare in salvo uno scalatore spagnolo. Dimostrando che il coraggio non deve essere confuso con l’incoscienza e la solidarietà sopravvive anche in un territorio estremo come la “death zone”.
Per la Genziana d’oro della “Città di Bolzano” al migliore film di esplorazione e avventura, è risultato vincitore il film del regista belga Jérome Le Maire con “Le thé ou l’electricité”, dove racconta del disorientamento di un piccola comunità marocchina di fronte al cambiamento epocale molto desiderato, ma altrettanto temuto, dell’arrivo dell’energia elettrica.
L’Italia vince la Genziana d’argento per il miglior contributo tecnico artistico con il documentario “Libros y nubes” di Pier Paolo Giarolo, vicentino. Girato nelle Ande del Perù, racconta il modo originale in cui la cultura si trasmette tra i campesinos: da una parte gli anziani che raccontano e spiegano i segreti dei loro mestieri a giovani volontari che li trascrivono perché non vadano perduti, dall’altra i libri delle biblioteche rurali che, una volta letti, vengono portati in un altro villaggio, insieme ai prodotti della terra. Visionato e davvero bello. La cultura, quando si dà spazio, non ha limiti, né ostacoli.
La Genziana d’argento per il miglior mediometraggio è stata assegnata al film “The Observers” della regista Jaqueline Goss, americana, per il suo approccio delicato al tema della solitudine e il suo linguaggio cinematografico personale e rigoroso.
Genziana d’argento a The Hunter, miglior cortometraggio, dell’australiana Marieka Walsh, in cui c’è anche un lavoro di animazione con la sabbia. Tratta del concetto di colpa e comprensione per la Natura. Visto anche questo.
Premio speciale della giuria a “No hay lugar lejano” la storia di un villaggio di montagna in balia di un paesaggio in trasformazione e minacciato da una realtà moderna che avanza e non contempla la dignità di chi vuole vivere come ha fatto finora. Il film, che ho visionato, è molto bello e, soprattutto, trasmette la tristezza di chi non può opporsi alla speculazione.
Il Premio speciale della giuria del Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici italiani, va al film australiano “The Hunter” del regista Danel Nettheim, protagonista Willem Dafoe nei panni di un cacciatore e mercenario tra le montagne della Tasmania.
Ho partecipato alla conferenza del 160° anniversario della fondazione del CAI. Condotta Maurizio Nichetti e con una fantastica band e un trio di ottimi cantanti, per scandire con la storia italiana lo sviluppo di questa Associazione alpinistica, famosa in tutto il mondo.
Ultima conferenza cui ho assistito, anche questa interessantissima, con Reinhold Messner conduttore, dal titolo “L’Everest era una volta in America” che racconta l’Everest attraverso quattro date ‘americane’1953, 1963, 1073 e 1988. Nel senso che la montagna è considerata britannica (Hillary), anche un po’ italiana, ma anche molto americana .
Testimoni d’eccezione Norman G. Dyhrenfurth novantacinquenne arzillo e molto padrone di sé che ha filmato per primo una scalata sull’Everest, Ed Webster, Conrad Anker, e Mario Curnis. Con molti filmati che spiegano i vari interventi.
Concludendo, un Trento Film Festival e con Destinazione … Turchia, interessante, bello e avvincente sotto tutti i punti di vista.