Meraviglia, ammirazione, commozione

Ve lo ricordate il film Luci della città di Charlie Chaplin? Lui, il vagabondo, sempre povero. Ovviamente. Lei, la bella fioraia cieca e povera. Vende fiori all’angolo della strada. Lei può riacquistare la vista con una operazione. Ma ci vogliono i soldi. Né lui, né lei hanno i soldi necessari. Anzi non ne hanno proprio.

C’è un riccone che suole ubriacarsi e, quando è ubriaco, tratta il vagabondo come amico e gli promette tutto e di più. Però quando è sobrio non lo riconosce e le promesse svaniscono coi fumi dell’alc

Una notte, il riccone, ubriaco, accoglie in casa il vagabondo, e gli dà i soldi per l’operazione, ma arrivano due ladri e succede un trambusto. Il vagabondo riesce a scappare con i soldi che consegna alla fioraia per l’operazione. La ragazza acquista la vista e apre un bel negozio di fiori. Il vagabondo, accusato di furto, finisce in galera.

Ritroviamo il vagabondo negli ultimi quattro minuti del film davanti al negozio della fioraia. Lui la riconosce ma lei no. Può riconoscerlo solo al tatto. Chaplin, con grandissima e insuperabile maestria, costruisce il contatto e il riconoscimento.

Ho scoperto il pezzo su You Tube e spesso lo rivedo e, ogni volta, mi commuovo. Incredibile: conosco ogni istante dei quattro minuti, eppure, ogni volta, mi sorprende e mi commuove. Ogni volta meraviglia, ammirazione, commozione. Un fenomeno! 

Guardatelo. Ci sono diverse versioni, scegliete quella di 4:04.

Ragusa, 30 maggio 2017

                                                                                               Ciccio Schembari

 

Articolo pubblicato sul n. 142/2017 “Fenomeni” della rivista on line www.operaincerta.it

 

 

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