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MODICA: DISATTIVAZIONE DELLA TELEFONIA COMUNALE
18 Mag 2017 06:20
Egregio sindaco,
torno sulla vicenda del debito Telecom e sulla ormai permanente disattivazione della telefonia comunale. Le posi un’interrogazione nel dicembre 2016. Parlavo dei servizi a supporto della Protezione civile, del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) e del Centro Operativo Misto (C.O.M.). Le linee erano disattivate dal mese di maggio 2015. Nel 2016 le pervennero due segnalazioni del Responsabile del IV Settore: una per informarla dell’interruzione del servizio di telefonia e, l’altra, per rappresentarle l’urgenza di riattivare le utenze «ai fini della salvaguardia della sicurezza e dell’incolumità pubblica». La seconda fu inviata per conoscenza alla Prefettura.
Quattro giorni dopo, il 24 ottobre, lei scrisse al Prefetto per lamentare che Telecom aveva disattivato un servizio che avrebbe dovuto sostenere per obbligo, non si capisce bene a che titolo e in virtù di quale legge.
Il 31 ottobre le ha scritto il Responsabile dell’VIII Settore per segnalarle l’interruzione del servizio di telefonia, necessario a relazionarsi con la «Motorizzazione civile». Sa bene che i Vigili Urbani, a mezzo telefono, attingono i dati dei proprietari di veicoli incorsi in violazioni del Codice della strada e che la mancanza del telefono «compromette l’intera attività giacché rende impossibile il completamento dei verbali» (Lettera del 31 ottobre, prot. n. 56628).
Il 15 novembre, il responsabile del X settore («Manutenzione e gestione del patrimonio immobiliare») le ha chiesto l’impinguamento del capitolo 330 per consentire il rinnovo dei contratti risolti non solo della Protezione civile ma anche dei molteplici settori comunali.
Il 18 novembre, infine, le ha scritto il Prefetto segnalandole, la precisazione veniva da Telecom, che la disattivazione delle utenze era da intendere quale cessazione del servizio per grave inadempimento, giusta risoluzione contrattuale del 17 settembre 2015. L’interruzione del servizio, dunque, decorreva dal (27) maggio 2015, ossia da un anno e mezzo. La risoluzione, ovviamente, era estesa ai servizi obbligatori che, mi permetto di segnalare, sono sì obbligatori, ma vanno gravati sulle casse comunali.
Sin qui è quanto, salvo qualche integrazione, ho spiegato e circostanziato in una mia già discussa interrogazione. Desidero, ora, richiamare la sua attenzione su quanto è avvenuto successivamente.
Il 27 gennaio 2017, con protocollo n. 4890, lei ha scritto alla Telecom per comunicare che:
1°. l’amministrazione si era attivata «per cercare di ripianare il debito» (primo capoverso);
2°. erano «avvenuti eventi calamitosi di gravissima intensità», che avevano «messo in ginocchio l’intera città». Riteneva, per ciò, opportuno riattivare il servizio di telefonia fissa e mobile, «considerato che (…) la disattivazione di qualunque utenza (…)» avrebbe potuto «precludere interventi atti alla salvaguardia e all’incolumità dei cittadini» (secondo capoverso). Ha aggiunto, per maggiore credibilità, «che (…) a causa dello stato di calamità, peraltro già riconosciuto dalla Regione Siciliana, ogni utenza telefonica» dell’Ente era qualificata, giuridicamente, obbligatoria ed essenziale, per cui occorreva garantirne l’efficienza e la funzionalità. Su questa base ha chiesto anche il sostegno di S.E. il Prefetto.
Innanzi ad una perorazione siffatta, ovviamente, Telecom ha riattivato le utenze e ne ha dato comunicazione, il primo febbraio, con poche e scarne parole:
«Spett.le Comune di Modica, in riferimento alla comunicazione pervenuta che si allega (la lettera del 27 gennaio, n.d.r.), comunichiamo, che sono state riattivate le utenze sospese a séguito telegramma del 18-01-2017.»
Passato, però, il temporale, è spuntato nuovamente il sole e Telecom ha continuato a somministrare il servizio. Ovviamente anche nella speranza che il debito maturato venisse, in toto o in parte, estinto. In definitiva non si trattava, come potrebbe desumersi da una segnalazione del geometra Scollo del X Settore, di trovare 48.500 euro (Lettera del 15 novembre 2016, secondo capoverso). L’importo, limitandoci al 2016, è sensibilmente superiore: poiché innanzi ad una attendibile previsione di spesa di 105.000 euro e ad un impegno (formale) di poco più della metà, lei ha pagato solo 2.805,03 euro. La somma da pagare, dunque, è di 102.194,97 euro. Il conto andrebbe ulteriormente precisato per tener conto delle fatture pervenute. A questo punto, superata la crisi di gennaio, Telecom ha ripetutamente sollecitato i pagamenti ma restando, comu ‘na babba, senza riscontro. La stessa Prefettura, con note n. 16254/Area II del 26 gennaio e n. 11160/Area II del 2 maggio 2017, ha invitato l’amministrazione a fare il suo dovere. Sino a quando è giunto l’ultimatum, a mezzo di un telegramma pervenuto il 26 aprile 2017, alle 16 e 43. «Con riferimento alle precedenti comunicazioni e diffide, nonché preavviso di sospensione inviato via Pec (e/o raccomandata A/R) dallo Studio legale Gallitelli, stante la morosità ad oggi presente», esordisce la Telecom, «vi comunichiamo» che saranno disattivati, a partire dal 2 maggio 2017, «tutti i servizi di fonia fissa e mobile e di trasmissione dati relativamente alle linee in (…) uso.». Il telegramma, ovviamente, è stato inviato per conoscenza anche alla Prefettura che è stata, in modo, direi, imbarazzante, coinvolta nella vicenda.
Tutto ciò, in conclusione, per soddisfare due quesiti:
1°. se il servizio di telefonia obbligatoria, fissa e mobile, è importante, come lei stessa ha scritto, tanto da essere indispensabile «in caso di pronto intervento per possibili emergenze nel territorio comunale» (Lettera del 21 ottobre 2016, secondo capoverso), perché continua testardamente a non pagare? Potrebbe rispondere che il servizio, essendo obbligatorio, è a carico della Telecom. In tal caso le chiederei di indicarmi qual è la legge che esenta il Comune dal pagamento del canone;
2°. se il servizio di telefonia non obbligatorio è strumentale allo svolgimento dei compiti istituzionali, anche per la trasmissione di dati, non ritiene di somma importanza pagare i canoni arretrati per permettere al corpo impiegatizio di svolgere il lavoro d’istituto non dico con tutto l’occorrente ma almeno con gli strumenti essenziali?
Risponda al primo Consiglio utile.
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