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IL LABORATORIO DUE PUNTO ZERO ATTACCA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, TRINGALI
14 Dic 2016 12:23
“Tringali non penserà mica di potersela cavare così? Con quattro righe lette con atteggiamento distaccato in Aula consiliare su una questione che, già nel dubbio, mina gravemente non solo il rapporto di fiducia interna al civico consesso, ma anche il ruolo della seconda carica elettiva più importante della città e di tutte le istituzioni”.
E’ il parere del direttivo del Laboratorio politico 2.0 che commenta quanto accaduto ieri sera in Consiglio comunale dove l’esponente del Movimento 5 Stelle Marabita, rivolgendosi al Presidente del Consiglio, ha chiesto “chiarezza o dimissioni” in merito a un presunto caso di abuso in edilizia che coinvolgerebbe proprio il pentastellato Tringali.
“Il Presidente Tringali – continuano dal Lab 2.0 – davanti a una richiesta così specifica su un fatto che sarebbe molto grave, avrebbe dovuto argomentare più dettagliatamente i fatti che lo vedrebbero coinvolto e rassicurare la città della sua limpida condotta. In soldoni, invece, il Presidente ha detto ai cittadini ragusani qualcosa di simile a ‘se siete interessati andatevi a cercare le carte’ e, per noi, quest’atteggiamento che non si cura dell’opinione dei cittadini è grave quasi quanto l’accusa mossa”.
“Il Presidente del Consiglio ha, nei confronti di Ragusa – insiste il direttivo – un impegno etico forse più elevato ancora di quello del primo cittadino. Tringali rappresenta il Consiglio comunale, la totalità dei votanti delle scorse elezioni, e ha un debito morale che non può consentirgli scivoloni. Tringali avrebbe dovuto sentire il bisogno di chiarire la propria posizione prima ancora che qualcuno si prendesse la briga di chiedere ufficialmente spiegazioni che ora la città tutta attende con maggiore impazienza. Non chiediamo le dimissioni di Tringali, ma vogliamo sapere cosa è successo dalla sua voce e dargli la possibilità di riguadagnarsi una fiducia al momento seriamente compromessa”.
“Se non dovesse essere lui a intervenire in modo adeguato, allora – concludono – dovrebbe farlo la Commissione Trasparenza, sperando di poter ottenere, nel più breve tempo possibile, una rappresentazione dei fatti aderente alla realtà così come è stato fatto nel caso dell’ex assessore Stefania Campo”.
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