ORGANIZZATA DALL’ ASSOCIAZIONE DELFARE AL CHIOSTRO DEI MINORITI

CATANIA/ Plauso del Codacons all’ inizitiva “Natale ai Minoriti” realizzata dall’Associazione Delfare ma  voluta e curata da Sebastiano Messina, nello splendido scenario del Chiostro di Palazzo Minoriti,   nell’ambito della quale trova una giusta collocazione ‘a casa d’ù zù Puddu ‘u carritteri’ e la  Bottega dell’artigianato artistico (fino all’8 dicembre).

Si tratta della ricostruzione di un locale con arredi –casa ri stari  = casa per stare dove avrebbe potuto abitare ‘u zù Puddu, (al secolo Giuseppe Marletta, 1885-1960), carrettiere di riconosciute capacità.

La dislocazione degli oggetti – afferma Sebastiano Messina – ha seguito un filo del tipo tematico, in una dimensione minima dello spazio, così voluta per renderla più fedele ai tempi storici di riferimento (1930-50). Ciascun oggetto, correlandolo con altri, viene esposto per “raccontare” la propria funzione e la propria storia.

All’interno della “casa”, il percorso evocativo vuole essere un contributo alla conservazione di alcuni valori socio-culturali che hanno caratterizzato un’epoca e che inevitabilmente hanno influito sulla formazione di coloro che hanno vissuto in quel contesto e su quanto è stato trasmesso alle successive generazioni.

Il percorso consente di scoprire valori che il cosiddetto progresso ha soppiantato: lo stare insieme attorno ad una “conca”, il rispetto nell’ascoltare quelli più grandi, gli insegnamenti religiosi che può dare una “cona”, la modestia degli alimenti posti sulla “buffetta”, ecc.

Con la ricostruzione della casa do zù Puddu – continua Messina – si mira a fare diventare gli oggetti “memorie materiali”, per le nuove e per le vecchie generazioni, di un mondo popolare spesso negato, cancellato e rimosso dalle vecchie generazioni e che invece merita di essere sottoposto all’attenzione critica dell’uomo di oggi, per riappropriarsi del proprio territorio e delle proprie radici culturali. Ed ancora, ritornare al passato può servire da stimolo per rivisitare e meglio comprendere il presente.

Leonardo Sciascia  ebbe a sottolineare  che “Quando un popolo, un paese, una collettività, grande o piccola che sia, non perde la memoria, vuol dire che non è nemmeno disposto a perdere la libertà”.

“Oggi – afferma Francesco Tanasi Segetario nazionale Codacons – , vivendo in un mondo sempre più globalizzato, si fa presto ad accantonare e a dimenticare ogni espressione di cultura popolare, legata al territorio e, in particolare, al nostro mondo contadino.

Non si tratta di velata nostalgia o di desiderio ad un ritorno al passato, ma di un tentativo di cogliere al meglio le più genuine espressioni di vita vissuta dai nostri genitori o dai nostri nonni.”

Agli oggetti esposti e a quelli che ci tornano alla mente il compito di “raccontare”.

Un particolare cenno agli oggetti realizzati dall’intreccio di vari prodotti della terra. Ad essi, a parte il compito di ricordare la cultura dell’autosufficienza, presente in tutte la civiltà agropastorali di quel tempo non lontano, si vuole assegnare una ben più complessa azione di stimolo nel dare la giusta rilevanza ai rapporti relazionali di ciascun di noi con gli altri. Si vuole lanciare un messaggio sull’importanza dell’intreccio di relazioni di cui tutti abbiamo tanto bisogno.

Così come dall’intreccio di liste di canne e verghe di olivo, si realizza una cesta, un paniere ed altro oggetto destinato a durare nel tempo, dall’intreccio di relazioni di amore e di amicizia  si possono creare le condizioni per superare dei momenti di difficoltà di tipo morale, sentimentale e, perché no, anche di tipo economico. Lo stare insieme, sapere di poter contare sugli altri è una risorsa di inestimabile valore.

Infine, va sottolineato il fatto che gli oggetti, nel raccontare le loro origini, mettono in relazione le vecchie tecniche di produzione (artigianato semplice e di necessità dell’epoca) con l’attuale artigianato, che trova nella mostra una magnifica espressione di sintesi e di particolare bellezza.

 

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