LEONE, GERINI, RANZI, ISCAN E FINOCCHIARO. IL CINEMA DI FRONTIERA SI VESTE DI ROSA

Marzamemi (Pachino) Musica e cinema, un binomio vincente. Celebrato, come da 16 anni a questa parte, al Festival internazionale del cinema di frontiera di Marzamemi. Nella piazza all’aperto più a Sud e più grande d’Europa dove, ieri sera, le emozioni si sono fatte ancora più forti e autentiche. L’occasione è stata la proiezione di The general, il film muto di Buster Keaton, accompagnato dalla musica dal vivo dell’Ensemble Darshan. Ketti Teriaca al pianoforte, Francesco Toro al violino, Mario Gulisano alle percussioni, Simone Bonanno al violoncello e Davide Galaverna alla fisarmonica hanno accompagnato il numeroso pubblico del Cinema di frontiera nella visione della pellicola del 1926, in quello che ha rappresentato un omaggio a Keaton nel cinquantesimo anniversario della sua morte.

Ma quella di ieri è stata anche la serata dedicata al rapporto tra Sicilia e Cuba. Un rapporto ribadito nel corso dell’incontro con il cinema cubano l’Havana film festival e la scuola internazionale di cinema, televisione e video (Eictv) di San Antonio de los Banos (Cuba) a cui hanno partecipato Antonio Urrata, direttore generale della Fondazione ente dello spettacolo e di Ivan Giroud, direttore dell’Havana film festival.

“Ho accettato l’invito perché non conoscevo la Sicilia, devo confessarlo, ma sono sempre stato molto attratto da questa terra – ha detto Giroud – quindi quale migliore occasione del Festival internazionale del Cinema di Frontiera di Marzamemi in Sicilia? Un’isola come quella da cui provengo, io sono cubano, e questo senso di insularità fa sentire anche a me, come persona, più isola che continente. Sono affascinato da Marzamemi, dal programma del Festival e dalla selezione dei film: spero che da questo primo passo possa cominciare una relazione duratura, in una sorta di scambio culturale tra il mio festival dell’Havana e quello di Marzamemi, che è un borgo meraviglioso”.

Gli ha fatto eco Nello Correale, ideatore e direttore artistico del Festival internazionale del Cinema di Frontiera di Marzamemi, che ha aggiunto: “Si consolida il rapporto tra Marzamemi e Cuba che continuerà, in futuro, con altri momenti a cui stiamo lavorando”.

Ma quella di ieri è stata anche l’occasione per conoscere meglio Cuba, il suo cinema e il Festival dell’Havana “uno dei più antichi – ha detto Giroud e frequentati dell’America latina. Basti pensare che siamo alla 38esima edizione e che, ogni anno, a dicembre, attira circa 500 mila persone. L’Havana – ha proseguito Giroud è una delle città dove è sparita la più grande quantità di vecchi cinema per cui il festival contribuisce a mantenere la tradizione del cinema che altrimenti si sarebbe un po’ persa. Nel corso della kermesse presentiamo circa 400 film non solo latino americani, ma cerchiamo di trovare le proposte più rappresentative a livello internazionale. Ci sono infatti film che provengono dall’Italia, dalla Germania, dalla Francia o dal Nord America e, dato che il cinema cubano ha delle lacune cerchiamo di colmarle con un panorama internazionale che mira anche a informare il Paese”.

E’ stato invece Achille Occhetto l’ospite della Frontiera del libro, curata dall’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Pachino, nell’ambito della quale ha presentato il libro “L’utopia del possibile”, conversazione con Achille Occhetto a cura di Carlo Ruta. Qui, l’ultimo segretario generale del Partito comunista italiano dopo aver narrato le fasi che hanno determinato la fine dell’esperienza storica del Pci e il valore dell’eredità gramsciana, focalizza la difficile situazione attuale del Paese e spiega la sua prefigurazione di un futuro sostenibile.

Occhetto, il Pc e la cultura al centro del dibattito. L’ex segretario comunista ha parlato di quando convinse Leonardo Sciascia a candidarsi per un posto di consigliere comunale a “Sala delle lapidi” a Palermo. “Lo persuasi – ha raccontato Occhetto parlando di Sciascia -, quando gli prospettai una scena che sarebbe comparsa agli occhi di tutti: da una parte del’aula consiliare Vito Ciancimino, dall’altra Leonardo Sciascia. Fu l’inizio del cammino delle forze antimafia, una pagina importante del riscatto di Palermo avviata grazie ad un contributo in termini culturali”.

Stasera, alle 22.30, sarà riproposto fuori concorso il film di Roberto Andò Le confessioni. Per il concorso di lungometraggi, invece, domani sarà la volta di Appena apro gli occhi di Lejla Bouzid, regista trentenne al suo primo lungometraggio di finzione. La storia è ambientata a Tunisi, nell’estate 2010, pochi mesi prima della Rivoluzione. L’ambientazione in un periodo recentissimo della storia della Tunisia è un’operazione che ha il pregio di sottrarre dall’oblio quei 23 anni di Ben Ali al potere, in cui paura, accusa, violenza erano espressione di un altro terrore, non certo meno soffocante di quello che si affaccia oggi sulla nazione nordafricana. All’interno di questo scenario politico-sociale assistiamo ai sogni di Farah, 18enne appena diplomata che la famiglia vorrebbe medico. Ma Farah vuole fare la sua parte in difesa delle libertà civili, canta in un gruppo politico rock, s’innamora, vive la notte nella città. Il crescendo emozionale del film è sostenuto dai momenti musicali che riescono a sintetizzare efficacemente il contenuto di una semplice richiesta di libertà: non solo di suonare e cantare, ma anche e soprattutto di vivere. Attraverso una regia che si serve delle riprese documentaristiche di luoghi reali, il racconto si accresce di una forte tensione drammatica in cui al dramma sociale vissuto dalla ragazza si affianca il conflitto con la madre.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it