Carissimi,

se “come Dio” misura il  mio essere e il mio agire, il mio sentire e il mio operare, allora è decisivo venire a sapere “com’è Dio”. Per noi cristiani, il riferimento a Gesù, a “come” ci ha parlato di Dio, del Padre/Abbà suo è vitale: è cioè una questione di vita, di gioia nella vita, di pienezza di vita. Che Dio abbia un volto oppure un altro, non può essere marginale o indifferente, se “desiderare d’essere come Dio” è la nostra vocazione all’esistenza umana. Già che siamo nell’Anno della misericordia, consideriamo proprio quel tratto del volto di Dio, detto “misericordioso”. E dove sarebbe la novità rivelata da Gesù Cristo. Israele annuncia il “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore”. Anche l’Islam adora Dio come “misericordioso”. E allora? Pare di capire che la novità dell’evento cristiano è che nella croce di Cristo “scopro” la verità del volto di Dio-misericordia: “Dio è misericordioso così e nel modo =come Gesù lo mostra”. Insomma, la misericordia non è un atteggiamento che Dio ha nei confronti degli uomini (perché così ha deciso… dall’eterno =si dice nella preghiera, infatti, “eterna è la tua misericordia”), ma è piuttosto la sua santità, la sua realtà eterna: l’Eterno è misericordia. La sostanza di Dio è misericordia, il suo essere eterno è misericordia. Ecco dunque: l’essere umano, fatto a immagine e somiglianza di “questo Dio”, desidera/vuole per vocazione creaturale essere “come Dio” e, pertanto, vive di misericordia, perché “è misericordia”. Secondo il classico adagio- Agere sequitur esse (l’agire segue l’essere)-, il donare misericordia agli altri per noi, prima di essere un imperativo etico, è una questione d’essere, di vita, di esistenza. Quando non siamo misericordiosi, siamo di fatto degli alienati. Possiamo allora invocare nella preghiera il coraggio di contemplare il volto vero di Dio annunciato da Gesù, per poter vivere… per poter essere…umani…”essere umani”: umani e misericordiosi sono sinonimi.

Vi benedico +don Tonino