È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
QUALCUNO SUONI LA SVEGLIA
08 Gen 2016 12:52
Ultimamente mi sono chiesto che tipo di contributo posso dare nel campo in cui ho deciso di svolgere la mia attività politica. Onestamente debbo dire che non è stato facile trovare una risposta dopo circa due anni dalla mia scelta compiuta con scienza e coscienza di adesione al PD. Ho avuto modo di partecipare ad una serie di assemblee di partito (non molte per la verità) e lì ho ascoltato molto spesso interventi incentrati per lo più su questioni amministrative legate alla gestione quotidiana e alla vita istituzionale del Comune o ad eventuali cambiamenti riguardo a possibili posizionamenti personali. Non ho ascoltato discorsi di respiro lungo che guardassero a strategie di rilancio e di impegno legato alla partecipazione individuale e collettiva in grado di indicare un percorso, una direzione, un progetto e un disegno organico di sviluppo della nostra città. Il PD credo debba essere strumento essenziale oltre che della gestione del potere, sempre chiaro e trasparente, al servizio della propria gente, anche propositivo e pedagogico riguardo alla crescita di una classe dirigente e ad un avanzamento sociale e culturale dell’intera comunità. Questo comporta una seria assunzione di responsabilità da parte di tutti i militanti al di là del ruolo istituzionale che possono al momento ricoprire e soprattutto in questa fase non delegare ad una amministrazione a fine mandato il ruolo politico che oggettivamente non può avere. Per fare ciò occorre mettere ordine con regole condivise che poi devono essere rispettate da tutti e con comportamenti adeguati partecipando attivamente alla formazione delle decisioni importanti che riguardano la vita cittadina e le scelte politiche fondamentali, per esempio pur con tutte le ragioni del mondo non si possono decidere con un’ordinanza le sorti della raccolta dei rifiuti solidi urbani, anche se solo per sei mesi. Allora il partito deve avere una vita propria e non vivere di luce riflessa o fare solo da cassa di risonanza delle scelte amministrative. E questo vale anche per il livello istituzionale, occorre una sana dialettica tra gruppi consiliari e amministrazione comunale con appuntamenti chiarificatori programmati da una parte e poi tra livello istituzionale e politico dall’altra. Ma torniamo alla domanda iniziale che posso fare io? Il ruolo mio e credo anche di quei dirigenti che come me sono entrati nella maturità politica derivante dall’esperienza, deve oggi intendersi come supporto di un processo, che si propone in maniera decisa di liberare e dare spazio alle energie sopite, ai giovani, alle donne, dando loro coraggio e forza per esporsi e liberamente proporsi come nuova classe dirigente. Questo processo va allargato e aiutato facendo progredire un dialettica democratica in grado di avviare una selezione della classe politica futura al rialzo e non al ribasso come è avvenuto per moltissimi anni. Per fare questo ci vuole una mission comune, ci vogliono radici e valori forti, ci vogliono grandi ideali e “grandi ambizioni”. Questi mesi che ci separano dalle elezioni amministrative devono assolutamente essere utilizzati per veicolare questo pensiero che io definisco “comunitario” in opposizione al pensiero “individualistico”. Questo è il futuro, solo così possiamo battere gli egoismi e i parassitismi di ogni tipo e misura e pensare di costruire una città ancora più vivibile, aperta al nuovo, rispettosa, tollerante, in grado di valorizzare le differenze sostituendo alla politica della delega la politica della responsabilità. Una città futura in cui l’ordinaria amministrazione non sia un fatto rivoluzionario. Questa è la sfida odierna e per quanto mi riguarda mi confronterò, come sempre, a viso aperto e senza tentennamenti, nelle istituzioni e all’interno della Comunità vittoriese per raggiungere l’obbiettivo per cui ho sempre combattuto: costruire una Città migliore. Per raccoglierla fino in fondo: la sfida, naturalmente non si deve necessariamente avere investiture o cariche istituzionali o avere la medaglietta del potere cucita nella pelle, ma lavorare alacremente per cercare di far breccia in convinzioni collettive, là dove domina indifferenza, sfiducia, rassegnazione: i sentimenti qualunquistici, naturalmente orientati a esiti fascistoidi pur ben mimetizzati. Se la crisi istituzionale è innanzitutto crisi di disfacimento sociale, è da qui che occorre ripartire, da politiche rivolte a promuovere solidarietà e sicurezza, legalità e trasparenza, istruzione e cultura, fiducia e progetto: in una parola, legame sociale.
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