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QUANDO LO “STROZZINO” E’ LA BANCA
31 Ott 2015 11:06
Il Codacons, che da sempre è al fianco degli utenti vittime del sistema bancario, ha depositato alla Procura della Repubblica di RAGUSA una denuncia per usura, estorsione ed appropriazione indebita nei confronti di una importante banca nazionale. LO RENDE NOTO FRANCESCO TANASI SEGRETARIO NAZIONALE CODACONS
La vicenda riguarda un IMPRENDITORE CATANESE che nell’ambito della sua attività aveva stipulato due contratti di apertura di credito in conto corrente con la banca con filiale a Ragusa negli anni 2001-2006.
Vessato da insistenti ed esorbitanti richieste di pagamento da parte della banca, l’imprenditore catanese, assistito dal Codacons, decideva di commissionare una perizia econometrica sui predetti rapporti di conto corrente bancario per quantificare il costo effettivo dei finanziamenti.
La perizia tecnico-contabile evidenziava in entrambi i conti ilmacroscopico, reiterato e continuo esubero del tasso soglia antiusura,pubblicato trimestralmente dalla Banca d’Italia.
Nello specifico l’imprenditore, lungi dall’essere debitore, risultava creditore nei confronti della banca per diverse decine di migliaia di euro.
Pertanto, il maltrattato utente provvedeva a contestare formalmente le intimazioni di pagamento della banca e contestualmente diffidava la suddetta banca alla restituzione delle somme indebitamente percepite (interessi usurari).
Ciononostante, la banca insisteva nelle intimazioni di pagamento e segnalava la posizione dell’utente “a sofferenza” alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia.
L’imprenditore, quindi, si affidava al Codacons per ottenere giustizia, che tramite l’Avv. Carmelo Sardella, Dirigente dell’Ufficio legale regionale, ha deciso di denunciare tutto alla Procura della Repubblica.
L’illegittima segnalazione “a sofferenza” presso la Centrale rischi, afferma l’Avv. Sardella, di fatto, ha paralizzato l’accesso al credito dell’imprenditore ed ha determinato l’effetto “a cascata” di richieste di rientro da parte di tutti gli altri istituti con cui collaborava, e la conseguente crisi e successiva chiusura dell’impresa.
La dolosa consapevolezza della banca, continua l’Avv. Sardella, si ricava dall’aver superato in numerosi trimestri i tassi soglia attraverso l’applicazione di interessi elevatissimi, commissioni, remunerazione, spese rilevanti.
Inoltre, è altamente improbabile ritenere che i rappresentanti dell’Istituto di credito non fossero consapevoli di aver applicato condizioni di usura, a maggior ragione perchè nel corso del rapporto l’imprenditore ha mosso specifiche e formali contestazioni alla banca responsabile.
Pertanto, la successiva attività di recupero del credito e di segnalazione alla Centrale rischi da parte della banca ha materializzato anche condotte estorsive, poiché, consapevolmente, ha richiesto il frutto dell’indebito, nella piena consapevolezza del proprio agire.
La banca si è inoltre indebitamente appropriata della somma di cui l’utente risulta creditore nonostante la formale e precisa diffida all’immediata restituzione.
Purtroppo, afferma Tanasi, si tratta di una pratica diffusa fra gli istituti di credito, che tendono ad addebitare somme illegittime ai propri correntisti, per poi pretenderne il pagamento con l’avvio di azioni esecutive sui beni di questi ultimi. È evidente che in un contesto del genere le banche, anziché essere un volano per l’economia, ne costituiscono il freno, perdendo l’alta funzione sociale che dovrebbe essere loro propria.
Tanasi, pertanto, invita gli utenti del sistema bancario a verificare periodicamente la legittimità delle pretese degli istituti di credito, rivolgendosi agli sportelli Codacons sul territorio.
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