LE DIMISSIONI SONO UN ATTO DI DIGNITÀ

Ignazio Marino, scaricato dal suo stesso partito ha dei sostenitori ,che, evidentemente, pensano che le situazioni che hanno provocato le sue dimissioni siano state create ad arte dai suoi nemici per liberarsi di lui. Ma, a parte tutto il resto, il criterio del “non poteva non sapere” si applica solo ai propri avversari politici?

 Ognuno è libero di pensare quello che vuole,ormai nemmeno le sentenze passate in giudicato ci possono dare delle certezze perché nei tre gradi di giudizio le contraddizioni tra i diversi magistrati sono clamorose. Ma da questo a intonare a sostegno del sindaco dimissionario “Bella ciao” ce ne corre! Un canto partigiano che parla di invasori, di gente morta ammazzata per mano dei nazi fascisti  che c’azzecca (mi si scusi l’espressione dialettale cara ad Antonio Di Pietro) con una persona che ha vissuto da privilegiato?

D’altronde questo canto partigiano è stato intonato qualche anno fa da Michele Santoro, un altro perseguitato (!!!)

Matteo Salvini che appare in  TV un giorno sì e l’altro pure (ma perché Giletti lo invita sempre?) a fustigare i costumi degli altri, ha preso le difese d’ufficio di un assessore della Giunta Regionale Lombarda accusando la magistratura di persecuzione.

Ormai l’elettorato, che non è fatto di sordi e ciechi, è stanco e tutto questo provoca solo la diserzione dalle urne nell’impossibilità di trovare un partito credibile.

E’ troppo se chiediamo ai politici e agli amministratori di trattare con le stesso criterio chi sbaglia sia che appartenga al proprio partito o a quello avversario?

In passato abbiamo visto persone che, dignitosamente, si sono dimesse per situazioni che toccavano i loro familiari, magari poi assolti. Adesso,invece, prima di dare le dimissioni, se proprio ci si è costretti, si strilla, si piange, si minaccia, si fanno le chiamate di correo!

Laura Barone

 

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