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IL VINO QVEVRI
07 Set 2015 16:24
Da tempo gli appassionati di viticoltura si sono interrogati su come sia stato scoperto il vino. Varie scoperte archeologiche fanno supporre che l’enologia esistesse già nel 6000 a.C. in quella zona territoriale compresa tra l’attuale Georgia e l’Armenia. Certo questo non vuol dire che in altre parti e in tempi diversi non ci si sia imbattuti causalmente nel fenomeno della fermentazione e di conseguenza nella scoperta del vino. Ma da queste scoperte archeologiche ne deriva che già nel 6000 a.C. la coltivazione della vite e la vinificazione dell’uva erano attività affermate. Ce lo testimoniano in primo luogo i vinaccioli che sono stati ritrovati. L’uva coltivata produce dei semi diversi dalla vite cresciuta allo stato naturale e da ciò quindi sappiamo con certezza che l’uomo coltivava la vite appositamente per ottenere il frutto e che non si limitava a raccogliere i frutti cresciuti allo stato naturale. Sappiamo inoltre che l’enologia era un’attività attestata, poiché questi semi sono stati trovati all’interno di grandi anfore di creta, dove si suppone avveniva la fermentazione del mosto.
La Georgia non è solo il paese dove è attestata la prima forma di enologia, ma è anche il paese dove un appassionato di vino può imbattersi in vini, che, per come vengono lavorati, sono i più fedeli antenati del vino. Infatti tutt’oggi in Georgia il vino viene vinificato in grandi anfore sepolte nel terreno, chiamate qvevri. Non è solo l’uso dell’anfora a rendere il vino georgiano speciale. Anche in Austria e in Sicilia vi sono produttori che hanno sposato l’anfora al posto dell’acciaio e del legno. La particolarità sta anche nella lavorazione. Al momento della vendemmia viene riversato dentro delle anfore praticamente tutto il grappolo, compreso di raspo. Non solo, spesso si mischiano le varietà a bacca bianca con quelle a bacca rossa. Il tutto viene lasciato dentro l’anfora a fermentare senza particolari riguardi nei confronti del controllo delle temperature o dell’andamento della fermentazione e senza filtrazioni meccaniche. La filtrazione avviene per forza di gravità. Le particelle più grossolane si depositano sul fondo e il resto viene imbottigliato. Tramite questo sistema, però, il vino non risulterà mai limpido. Già soltanto dal colore il vino qvevri, nome che gli viene dalle anfore, risulta diverso dal vino moderno.
I vini possono aver completato del tutto la fermentazione o solo in parte e quindi possono essere più o meno secchi. Ciò che però è una costante è la presenza tannica che si avverte anche nei vini bianchi. Oggi imbattersi in un vino bianco tannico è un’impresa, tanto che se un vino bianco presenta una leggera tannicità, lo si definisce come tannico. Ma i bianchi georgiani sono veramente tannici e perciò vini poco adatti ai palati meno curiosi o poco avvezzi ai gusti particolari.
Ovviamente anche in Georgia si vinificano vini seguendo il sistema moderno, ma sono questi vini “alternativi” che hanno destato l’attenzione di alcuni consumatori stanchi della globalizzazione del vino, per cui vini prodotti in continenti diversi e lontanissimi sono indistinguibili. È proprio dagli Stati Uniti, paese che principalmente ha lavorato il vino con sistemi industriali, che si è avuta la maggior richiesta di vini georgiani. La particolarità del vino georgiano è stata una calamita troppo attraente per il mondo della controcultura americana. Attrazione accresciuta anche dal fatto delle difficoltà per reperire questi vini, soprattutto quelli non prodotti da cantine, che in qualche modo hanno qualcosa da spartire con capitali Occidentali.
Tra le cantine che lavorano il vino seguendo il metodo tradizionale, chiamato qvevri, merita una menzione particolare il monastero Alaverdi, dove si producono delle eccellenti versioni di vino qvevri.
Certo questo vino non solo non è facile da reperire, ma sicuramente non risulterà particolarmente gradito alla maggioranza dei consumatori odierni. Ma se qualcuno fosse curioso e non riuscisse a trovare il modo di acquistare un vino tradizionale georgiano, può farsi una vaga idea di cosa siano i vini qvevri, provandone uno dei vari produttori siciliani che vinificano con le anfore. In particolare si avvicinano parecchio alla filosofia dei vini georgiani i vini di un produttore belga che lavora sull’Etna. Certo non si tratta della stessa cosa, ma aiuta a farsi una idea di cosa si produca nel paese dove è nata la viticoltura.
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