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PRESA DI POSIZIONE FUORI LUOGO SUL PATRONATO DELLA CITTA’ DI RAGUSA
03 Lug 2015 08:18
Finalmente! I Sangiovannari, quelli fanatici, “HABENT PAPAM”. Hanno aspettato più di tre secoli, ma la profezia annunciata nel Settecento (“verrà un tempo che si faranno un papa a modo loro”) sembra essersi realizzata proprio ora. Come se fosse il Papa, con atto autoritario, tono categorico e infallibile, che ci lascia stupiti, amareggiati e offesi, abbiamo subito una proclamazione priva di fondamento. Non capiamo il perché.
Il detto siciliano dice: “Scupa nova scruscio fa”. Ma non si può spiegare diversamente: l’intento è di accattivarsi il consenso dei fanatici che puntualmente, come lupi vestiti di agnelli e pieni di livore e di invidia, dopo ogni festa di San Giorgio, scrivono sui giornali denigrando e attaccando la stessa. O forse è semplicemente un modo per riscattarsi, vista la diffusa ondata di protesta e di scontento suscitata dalla sua erezione a parroco della Cattedrale (vedasi commenti su Facebook)? Ma un sospetto ci viene spontaneo: forse quella del parroco di S. Giovanni è una “rivincita” contro i sangiorgiari con i quali ha avuto un passato alquanto burrascoso durante la sua permanenza come cappellano della Chiesa Madre di S. Giorgio, chiesa dove lui è stato ordinato diacono e sacerdote e, a quanto pare, dove aspirava a diventare parroco?
Si noti il diverso stile di parroci: quello di S. Giorgio che, nonostante le nostre forti resistenze contrarie, ha voluto, per motivi di pace e di cortesia, che il simulacro di S. Giorgio entrasse, giorno 29 maggio, nella chiesa di S. Giovanni Battista, e l’attuale parroco della Cattedrale che, non solo ne ha strumentalizzato l’evento per i suoi fini, ma che, dopo l’accoglienza farsa del santo cavaliere, estrae armi da guerra, ormai da lungo tempo sotterrate, capaci di far scoppiare lotte e odi che non si addicono ad un buon ministro di Dio.
Il nostro non vuole essere un intervento polemico, lo facciamo solo perché una menzogna non passi per verità.
Se è vero quello che dice il parroco della cattedrale che il patronato di S. Giovanni fu deciso con l’istituzione della Diocesi, cioè nel 1950, se la matematica non è un’opinione, bisogna dedurre che S. Giovanni è patrono della città da sessantacinque (65) anni. Evidentemente, egli, che non sappiamo da quale spirito sia ispirato e condotto, non sa, o fa finta di non sapere, che il Battista fu scelto solo ad essere il Patrono della Diocesi. Comunque, sarebbe anche interessante che la Curia esca il documento, se esiste, con cui S. Giovanni Battista è stato eletto a Patrono della Diocesi. Né si può dire che la scelta a Cattedrale della chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista automaticamente elevi il suo titolare a Patrono. Così non è. Difatti, ad esempio, la Cattedrale di Noto è dedicata a S. Nicola, mentre la Patrona è Maria Ss. Della Scala e S. Corrado è Patrono della Città, così a Caltagirone, Messina etc. etc.
Ricordiamo, poi, al parroco (ma lui, da quanto si evince, che cosa ne sa di storia civica ragusana) che quella che veniva chiamata Ragusa Ibla non fu “accorpata” a Ragusa Superiore, ma i due Centri furono riunificati nel 1926, dopo la separazione avvenuta un sessantennio prima, nel 1865, per ritornare ad essere l’unica città. Un precedente analogo, dopo una divisione amministrativa di sette anni, era già avvenuto nel 1703, anno in cui S. Giorgio ritornò ad essere l’unico Patrono Principale della Città riunificata insieme a S. Gaudenzia compatrona. Inoltre il parroco della cattedrale deve sapere che l’evento della Riunificazione della Città, fu celebrato in modo solenne nel 1997, per il suo 70°, e tanto il sindaco che il vescovo di allora vollero che S. Giorgio e S. Giovanni insieme fossero portati in processione. Per quella occasione, scriveva il vescovo Rizzo sul suo diario, pubblicato nel Bollettino ecclesiastico n. 2 del 1997: “…il taglio delle celebrazioni ecclesiali ha avuto come scopo l’accrescimento e il consolidamento del clima di comunione che deve regnare nell’unica città attraverso l’esempio e l’intercessione dei due Comuni Santi Patroni”. Anche il vicariato foraneo redasse il programma della commemorazione e il titolo, con la benedizione del vescovo, così recitava: “Due Patroni, un’unica fede e un’unica Città”. Il vescovo Rizzo ritornò a dire la stessa cosa, in occasione del 300° anniversario del terremoto, prima della processione congiunta dei simulacri di S. Giorgio e S. Giovanni (cfr . “Come eravamo” 667 su Tele Nova). Non saremmo a questo punto se chi di dovere avesse paternamente e imparzialmente fatto chiarezza.
Per quanto riguarda l’organizzazione delle feste, ognuno ha il diritto di organizzarle come meglio crede. Il parroco vuole che il simulacro di S. Giovanni vada da un capo all’altro della vittà, per confermare con questo giro quello che lui asserisce (forse per paura che così non è), lo faccia pure. A noi non interessa. Però non tolleriamo che qualcuno ci dica che cosa sia cultura e che cosa non lo sia, o che la nostra festa sia priva di progetti per l’avvenire. La festa è per tutti e non solo per uno sparuto numero di persone che ne ricava profitto, siano giovani o vecchi. Se è Festa, dobbiamo fare Festa, trascorrendo momenti che allietano il corpo, l’anima e lo spirito. Ne abbiamo anche abbastanza degli ipocriti che ci condannano ma che poi fanno le stesse cose che facciamo noi, addirittura copiandoci.
Dal parroco di S. Giovanni, ce l’aspettavamo, ma quello che più ci rammarica è stata la dichiarazione – se è così come riportata dai giornali – dell’assessore alla cultura, sembrando di parte. Consigliamo all’assessore che, invece di associarsi a chi sciorina menzogne abilmente architettate, si faccia promotrice di verità e faccia conoscere a tutti la vera storia di Ragusa.
Potremmo reclamare il diritto del Patronato di solo S. Giorgio per tutta la Città, e avremmo tutte le carte in regola e i documenti per farlo, ma non vogliamo per non fomentare sterili, inutili e futili campanilismi. Ma la verità storica non si può nascondere: San Giorgio, ab immemorabili, è Patrono di Ragusa, insieme a San Giovanni che lo è dal 1896.
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