L’UOMO DELLA BAGUETTE

Gentile direttore

ti invio questa emblematica foto scattata nella Avenue habib Bourguiba di Tunisi nel gennaio 2011, da uno dei relatori tunisini che ha partecipato al convegno de «I Siciliani d´Africa» che ho organizzato a Ragusa nel Novembre del 2009 presso il Castello di Donnafugata e che tu hai adeguatamente pubblicato. L’identità dell’autore della foto che vede un uomo opporsi ai mitra della polizia armato di una baguette, preferisco tenerla segreta per ovvi motivi di sicurezza, visto che la rivolta di popolo in Tunisia si espande a macchia d’olio ed infiamma tutto il Nord Africa.

Gli esiti sono incerti e non mi stupirei se prendessero persino una svolta ancora più autoritaria di prima, con l’inserimento dei fratelli musulmani che deturpano e distorcono le tolleranti parole del Corano ai propri fini autoritari. 

L’Italia sta a guardare alla finestra, in realtà non ha fatto mai nulla di più, se non i propri affari con queste monocrazie arabe che portano i turisti per le oasi ed i loro sudditi alla miseria.

Ti prego pertanto di seguire con affetto l’evoluzione di un popolo coraggioso che già nel terzo secolo dopo Cristo capeggiò una simile rivolta in Tunisia, cambiando il corso della storia dell’impero romano.

Cerchiamo pertanto di capire le ragioni dei tanti tunisini emigrati in Sicilia e commemoriamo i nostri avi che in conseguenza del nuovo ordine imposto dai piemontesi con l’Unità d’Italia del 1861 furono costretti ad una diaspora biblica e ad emigrare dalla Sicilia e per la prima volta nella loro storia, verso le sponde amiche del Nord Africa.

Arturo Mingardi

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Caro dott. Mingardi ti ringrazio tanto delle cose che ci hai scritto e della foto che noi sappiamo da chi è stata scattata e che abbiamo conosciuto a Donnafugata nel corso del grandioso convegno sui Siciliani in Africa che ha insegnato tante cose e che per la prima volta nella storia del nostro Paese ha visto oltre 650 mila siciliani andare in cerca di fortuna sulle sponde africane del Mediterraneo. Il tuo invito a seguire queste vicende non ci coglie di sorpresa tant’è che noi, piccolo quotidiano, abbiamo mandato a Tunisi una nostra giornalista che dopo tre giorni drammatici abbiamo fatto rientrare perché troppo pericoloso per una ragazza che non fa la giornalista inviata speciale super pagata. I servizi che la nostra collaboratrice ci ha mandato descrivevano la situazione come peraltro tu la stai descrivendo. Grazie ancora.  Franco Portelli

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