IL GRANDE PICOLIT

 

L’Italia è da sempre considerata una terra da vini rossi, nonostante i vigneti coltivati a bacca bianca siano in numero maggiore, anche se di poco, rispetto a quelli a bacca rossa. Il motivo di ciò è legato al fatto che gli stessi produttori hanno riservato da sempre un posizione marginale ai loro vini bianchi. Salvo qualche eccezione, i vini bianchi italiani sono sempre stati concepiti come vini da pasto e non come vini da invecchiamento. Questo pregiudizio verso i vini bianchi è ancora tutt’oggi vivo, se non più tra i produttori,  certamente tra i consumatori.

Fortunatamente molte cose sono cambiate negli ultimi trent’anni. Il cambiamento è ovviamente partito dalle zone tradizionalmente legate ai vitigni a bacca bianca, prima fra tutte  il Friuli-Venezia Giulia. I vini di questa regione stanno godendo di un ottimo periodo, in particolare i vini prodotti da vitigni internazionali, come il sauvignon, il merlot e i cabernet. Ma proprio i vini più richiesti del Friuli-Venezia Giulia sono quelli più criticati dalla critica specializzata. Questi vini, apprezzati proprio per le loro sensazioni erbacee, vengono accusati di essere semplicemente  dei vini prodotti da vitigni non pienamente maturi. Il sauvignon, infatti, acquista un forte sentore erbaceo, quando il vitigno non è riuscito a raggiungere la piena maturazione. Lo stesso discorso vale per il cabernet sauvignon e franc. Il famoso sentore di peperone, rintracciabile nei cabernet, è dovuto proprio alla mancanza di maturazione dell’uva. Questo sentore erbaceo, tanto apprezzato dai molti consumatori, non è altro che un problema di maturazione, reperibile in qualsiasi bottiglia di Bordeaux di poco valore.

Il vino friulano non si limita però soltanto a un paio di vini con difetti di maturazione, anzi il Friuli-Venezia Giulia produce vini di tutto rispetto, che sono considerati tra i migliori d’Italia. È il caso di un vitigno molto particolare, il picolit, in grado di produrre quello che molti considerano forse il migliore vino dolce italiano.

L’area di produzione di questo vitigno rientra nella DOCG Colli Orientali del Friuli Picolit. Una denominazione che confina con la vicina Slovenia. Questa zona collinare  55 milioni di anni fa si trovava sotto il livello del mare. In seguito ai movimenti tellurici, il mare si ritirò e lasciò un terreno ricco di detriti, sabbia e argilla, che caratterizza tutt’oggi i colli orientali del Friuli. Qui già in epoca romana si coltivava la vite, ma le prime notizie certe sul vitigno picolit le abbiamo soltanto a partire del 1682. Mentre la sua affermazione si ha meno di cent’anni dopo grazie all’impegno del conte Asquini di Fagagna, considerato il “padre del picolit”, poiché fu il primo a coltivare su larga scala questo vitigno, arrivando perfino a esportarlo in Inghilterra, Olanda, Austria, Russia e per giunta in Francia. Purtroppo, nell’Ottocento, la coltivazione del picolit viene notevolmente ridotta a causa delle difficoltà nel coltivarlo e della sua eccessiva incostanza produttiva. Effettivamente il picolit non solo non è generoso nei quantitativi, ma perfino è molto sensibile e non mancano casi in cui un produttore possa perdere l’intero raccolto.

Il picolit è concepito soltanto come vino dolce, ma ogni produttore può dare un tocco personale al vino, decidendo il sistema più appropriato di appassimento dell’uva.

Ultimamente sta prendendo piede l’utilizzo delle barriques nuove di media tostatura al posto dell’acciaio. Questo metodo viene giustificato dicendo che in passato ovviamente si usava il legno e non l’acciaio.

Le tonalità di colore che può avere il picolit spaziano dal giallo paglierino intenso fino a giungere all’ambrato. Il profumo del vino è veramente ammaliante. Le sensazioni olfattive vedono un susseguirsi di profumi floreali, mandorle, pesca, castagno, miele e albicocche mature. Alla gustativa il picolit è amabile, ma non dolce. La sua eleganza viene esaltata proprio da questo interessante contratto tra i profumi chiaramente dolci e il gusto appena dolce. Un picolit di tutto rispetto possiede una persistenza lunghissima e l’alcol non dovrebbe mai essere troppo percettibile.

Il vino in questione si abbina perfettamente con i formaggi piccanti, ma non disdegna dolci secchi a base di frutta secca.

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