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IL RAPPORTO PADRE-FIGLIO DALL’ANTICHITÀ AD OGGI
29 Mar 2015 15:41
Un sabato letterario all’insegna del rapporto tra letteratura e teatro, quello che si è tenuto al Caffè Quasimodo di Modica lo scorso fine settimana, nell’ambito della stagione culturale 2014-2015. Un appuntamento denso di riflessioni, curato da Lucia Trombadore, docente di lettere classiche del “Galilei Campailla” di Modica e componente del circolo culturale modicano, unitamente al prof. Michele Armenia e all’attore e regista Enzo Ruta.
“Di gesti e di parole: 3000 anni di teatro” è stato il tema dato alla serata, nel corso della quale Lucia Trombadore ha offerto al pubblico intervenuto un percorso storico-letterario e teatrale poggiato su testi che hanno, sin dall’antichità, affrontato il tema del rapporto padre-figlio in tutta la sua complessità umana, psicologica, educativa e relazionale, complessità che è altresì emersa sia dai puntuali riferimenti a “Lettera al padre” (1919) di Franz Kafka, lettera che rappresenta un ottimo esempio di difficoltà nei rapporti generazionali: il padre incute infatti timore nel figlio e mostra nei sui confronti freddezza ed estraneità, imputando però a lui le colpe di tale conflitto, sia da un bel brano recitato, alla fine della serata, dalla stessa Trombadore con la studentessa liceale Miriam Cicero.
“Si è trattato di un appuntamento particolare – ha affermato Domenico Pisana, Presidente del Caffè Letterario Quasimodo, nel quale la tematica è stata incentrata sul rapporto tra genitori e figli, in particolare sulla dialettica fra visioni e codici culturali e comportamentali diversi intercorrenti fra una generazione e l’altra. Una focalizzazione sul ruolo del padre ha altresì caratterizzato il percorso proposto al pubblico attraverso testi e riferimenti all’Iliade, ad Aristofane, Sofocle, per giungere a Kafka e Pasolini. In fondo il tema affrontato in questo sabato letterario è sicuramente un topos; molta letteratura, pur se con angolazioni diverse, è infatti attraversata – ha proseguito Pisana – da storie di padri e figli : basti pensare a Italo Svevo; il protagonista del suo romanzo- “La coscienza di Zeno” – è un “inetto” anche davanti al padre moribondo, poiché nel vano tentativo di recargli sollievo riceve da lui uno schiaffo: è il suo ultimo gesto prima di morire. Basti pensare a quanto scrive Umberto Saba in “Mio padre è stato per me ‘ l’assassino’ (da Autobiografia”, 1924), dove racconta che conobbe il padre solo a vent’anni, e poiché questi aveva abbandonato la moglie ancora prima della nascita del figlio, la madre glielo aveva descritto come un vero ‘assassino’.
Basti pensare, ancora, a Camillo Sbarbaro, poeta che mostra nei confronti del padre un affetto che prescinde dalla paternità ‘biologica’, al punto da poter scrivere: ‘Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso egualmente t’amerei’. E perché non pensare anche a Quasimodo, che nella poesia ‘Al padre’ (1958) mostra una sorta di rispettosa venerazione nei confronti della figura paterna”.
La serata è stata arricchita dalle note, ben appropriate al tema, del “Duo Gatto-Pisana”, composto da Lino Gatto alla chitarra, e Nuccio Pisana alle percussioni.
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