IL RAPPORTO PADRE-FIGLIO DALL’ANTICHITÀ AD OGGI

Un sabato letterario all’insegna del rapporto tra letteratura e teatro, quello che si è tenuto al Caffè Quasimodo di Modica lo scorso fine settimana, nell’ambito della stagione  culturale 2014-2015.  Un appuntamento denso di riflessioni, curato da Lucia Trombadore, docente di lettere classiche del “Galilei Campailla” di Modica e componente del circolo culturale modicano, unitamente al prof. Michele Armenia e all’attore e regista Enzo Ruta.

 “Di gesti e di parole: 3000 anni di teatro” è stato il tema dato alla serata, nel corso della quale Lucia Trombadore ha offerto al pubblico intervenuto un percorso storico-letterario e teatrale poggiato su testi che hanno, sin dall’antichità, affrontato il tema del rapporto padre-figlio in tutta la sua complessità umana, psicologica, educativa e relazionale, complessità che è altresì  emersa sia dai  puntuali riferimenti   a “Lettera al padre” (1919)  di Franz Kafka, lettera che  rappresenta un ottimo esempio di difficoltà nei rapporti generazionali: il padre incute infatti timore nel figlio e mostra nei sui confronti freddezza ed estraneità, imputando però a lui le colpe di tale conflitto, sia  da un bel brano recitato, alla fine della serata,  dalla stessa Trombadore con la studentessa liceale Miriam Cicero. 

“Si è trattato di un appuntamento particolare – ha affermato Domenico Pisana, Presidente del Caffè Letterario Quasimodo, nel quale la tematica è stata  incentrata sul rapporto tra genitori e figli, in particolare sulla dialettica fra visioni e codici culturali e comportamentali diversi intercorrenti fra una generazione e l’altra. Una focalizzazione sul ruolo del padre ha altresì caratterizzato il percorso proposto  al pubblico attraverso testi e riferimenti  all’Iliade, ad Aristofane, Sofocle, per giungere a Kafka e Pasolini. In fondo il tema affrontato in questo sabato letterario  è sicuramente  un topos; molta  letteratura, pur se con angolazioni diverse,  è infatti  attraversata – ha proseguito Pisana – da storie di padri e figli : basti pensare a  Italo Svevo; il protagonista del suo romanzo-  “La coscienza di Zeno” – è un “inetto” anche davanti al padre moribondo, poiché nel vano tentativo di recargli sollievo riceve da lui uno schiaffo: è il suo ultimo gesto prima di morire. Basti pensare a quanto scrive Umberto Saba in “Mio padre è stato per me ‘ l’assassino’ (da Autobiografia”, 1924), dove racconta che conobbe il padre solo a vent’anni, e poiché questi aveva abbandonato la moglie ancora prima della nascita del figlio, la madre glielo aveva descritto come un vero ‘assassino’.

Basti pensare, ancora,  a Camillo Sbarbaro, poeta che   mostra nei confronti del padre un affetto che prescinde dalla paternità ‘biologica’, al punto da poter scrivere: ‘Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso egualmente t’amerei’. E perché non pensare anche a   Quasimodo, che nella poesia ‘Al padre’ (1958)  mostra una sorta di rispettosa venerazione nei confronti della figura paterna”.

La serata è stata arricchita dalle note, ben appropriate al tema, del  “Duo Gatto-Pisana”, composto da Lino Gatto alla chitarra, e Nuccio Pisana alle percussioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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