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Documentario “Corrispondenze” apre lo Spacca Doc Fest a Ispica
26 Lug 2017 16:47
Ad aprire lo *Spacca DOC FEST *di Ispica (Ragusa) *giovedì 27 luglio*, sarà l’anteprima nazionale di *Corrispondenze*, documentario firmato da *Joshua Whalen *e *Alessandro Seidita*, prodotto da Extempora in collaborazione con Arte senza Fine e con il sostegno della Film Commission e l’Ufficio Speciale per il Cinema e l’Audiovisivo della Regione Sicilia. Composizione di pensieri e visioni, Corrispondenze è un viaggio fisico e psichico, un cammino inquieto nella Sicilia poetica e cruda, tra isole di cemento e coscienze isolate, solitudini forzate e alienazioni metropolitane, attraverso un filo esistenziale che ad ogni tappa rintraccia storie personali e collettive, spazi mentali e sociali opposti solo all’apparenza, in un gioco di specchi dove le realtà sfiorate si riflettono simmetriche, rovesciate, intrecciate.
Protagonista è un poeta di Avola, Antonino Montante, personaggio creato dagli autori, ispirato alla vita e all’attività dello scrittore *Sebastiano Burgaretta*, che ne interpreta il ruolo. Motore del viaggio, il bisogno «di parlare, di dare, di capire», che spinge il poeta a «cercare in un carcere», a raccogliere le storie di solitudine e i desideri di riscatto ed emancipazione di *Diego, Giuseppe e Agostino, detenuti nella Casa di reclusione di Noto*. E dal carcere, il pellegrinaggio di Antonino prende forma di racconto lirico e visivo, alla ricerca di se stesso attraverso l’ascolto degli altri, in un’esplorazione disincantata della propria terra, che percepisce trasformata e impoverita dalla modernità, appesantita e imprigionata in un labirinto di paradossi e contraddizioni, dove «il brutto convive con il bello e ne diventa suo compagno di vita». Ma al tempo stesso piena di energie sommerse, pronte a esplodere, ancorata alla ricchezza del suo passato e al mare, «che gli strappa la vita e gliela restituisce sempre».
Il cammino di Montante è un incedere a tentoni nel buio, intrapreso con l’umiltà del filosofo che sa di non sapere, ma ha fin da subito l’effetto dirompente e straniante di sgretolare i luoghi comuni su almeno tre parole: potere, libertà, emarginazione. Così, sul solco della riflessione, crolla dapprima il muro che separa il carcere dalla piazza del paese, da quel mondo esterno dove «lo spazio comune non esiste, ognuno pensa al proprio» e nella «guerra di centimetri il degrado tiranneggia sul senso di comunità, i quartieri si fanno ghetti, recintate città in miniatura». Il confine tra carcerati e cittadini diventa labile, e mentre la vita «di fuori» va avanti nascosta «tra le pieghe della noia, sotto il
chiassoso ronfare dell’abitudine», rumorosa ma «senza chitarre che suonano», viene a galla una domanda: chi sono i veri detenuti, chi gli invisibili? La risposta resta sospesa per tutto il cammino, come lo sguardo e la narrazione di Montante, che dal paese si spostano sull’Etna in eruzione, simbolo di vitalità soffocata e tracimata, toccando il Cretto di Burri, sudario in cemento della Gibellina distrutta dal terremoto, passando per i senzatetto di Palermo, il mercato di Ballarò, «alveare impazzito, santuario dell’inutile», e le spiagge di Termini Imerese, dove «sotto le industrie, da qualche parte, dormono i resti della battaglia di Imera, i corpi e le armi dei greci di Sicilia e dei cartaginesi». E ad ogni sosta crollano altri muri e luoghi comuni, le maschere cadono e i ruoli si invertono, senza soluzione di continuità: il poeta errante, che rimane carcerato, prigioniero del vuoto percepito intorno a sé, e il detenuto, che diviene poeta, filosofo, guida dell’errante. E vacilla anche il concetto di identità, perlomeno quella «che sentiamo di dover difendere fuori da noi stessi», che «ci rende ciechi di fronte a tutto il resto: una casetta di legnetti che vuol essere costruita sino alla fine, per poi svanire di fronte alle grandi forze, il caso, la necessità». Sullo sfondo, resta tutto il peso della vita in carcere, intrecciato con gli altri nodi sfiorati dal documentario, dal dramma dei migranti alle vite dei clochard.
Oltre a Diego, Giuseppe e Agostino, ad accompagnare Montante nel suo percorso sono tre volti noti dell’Isola: *Franco Battiato*, *Mimmo Cuticchio *e *Aida Satta Flores*, mentori e suggeritori di un cammino in cui non viene raggiunta meta*, *un’opera aperta che ha un principio ma non una fine. Viaggio che diventa invito al viaggio, stimolo a cercare linfa vitale, slancio per una meditazione esistenziale, filosofica, linguistica.
Alla proiezione di Corrispondenze, prevista alle *ore 21.30 presso l’Ex Macello del Parco Forza di Cava D’Ispica*, interverranno i registi, il produttore *Vincenzo Cascone e *il protagonista, Sebastiano Burgaretta.
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