È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
“A Natale il cielo si è capovolto”: il messaggio augurale del vescovo di Noto mons. Antonio Staglianò. VIDEO
25 Dic 2017 12:06
Carissimi, Natale non è solo un’atmosfera. È evento, qualcosa che accade nella vita e la vuole cambiare. In meglio, ovviamente, nel bene, di sicuro. E come lo fa? Mettendoci in condizione di ascoltare la bella notizia: Dio è amore. Una “buona novella”, senz’altro. Si, perché se ci pensiamo profondamente, riguarda più noi che Dio. Coglie la verità di ogni essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio. Ogni animale dal volto umano è amore, perché è somigliante all’Amore. Il bambino nella grotta di Betlehem è “sceso dalle stelle”, finalmente l’uomo sa con più certezza da dove viene: “dalle stelle anche lui”. È “polvere di stelle, essere desiderante” (desideris =dalle stelle). Il cielo si è capovolto “Tu scendi dalle stelle, oh re del cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo”. Così cantiamo, commuovendoci. I “canti di Natale” creano l’atmosfera, ma affermano anche la verità. Anche altre canzoni la dicono: “Nel cielo è scritto il mio destino / E in questa vita io cammino / Seguendo tutti i suoi segnali / E quando sbagli è li che impari / Il senso del rispetto è un dono / La dignità è un diritto umano / Quanta grandezza in un perdono / Per noi che siamo, per noi che siamo / Come un arcobaleno tra nuvole e fiori / Scolpito nel cielo dai sette colori / Una doccia di pioggia purifica il vento / L’ossigeno arriva, respiro, lo sento”. È una canzone di Amara, La terra è il pane. Sostiene che il nostro destino (qui intendiamo la destinazione, il senso verso cui ci dirigiamo) è il cielo e di questo cielo segue i segnali mentre vive qui, su questa terra, e avanza nel cammino della vita. Con Gesù, “il cielo si è capovolto” e ora il cielo ci tiene compagnia. Per noi viandanti è come stare su una rotta sicura, purché il cielo non sia equivocato, banalizzato, “abbassato” a tal punto da essere ridotto a terra e non più riconoscibile come cielo. Ecco la bella notizia: il Verbo si è fatto carne, in Gesù, però non ha smesso di essere Dioamore, anche se è “un’umanità assunta”, un uomo vero. E la bellezza della notizia è veramente tutta qui: per essere un uomo, non deve smettere di essere Dio, anzi, al contrario, per potersi manifestare come il vero Dio si è fatto uomo. Così, per noi, il cielo si è capovolto e, dunque, è presente sulla terra, senza bisogno di perdere nulla della sua “altezza”, del suo essere cielo. Seguire i segnali del cielo, allora, vorrà dire che il cielo è nell’uomo come ispirazione e apertura, nobiltà d’animo e capacità di autotrascendimento, desiderio del bene per tutti, immedesimazione nelle profondità della terra. Ora il cielo lo continui a guardare in alto, dove sono le stelle, ma lo trovi anche dentro le profondità della terra, dove Gesù lo ha calato, perché fosse sulla terra speranza di riscatto e di liberazione. A Natale tutti gli uomini di buona volontà possono recuperare il cielo. I credenti lo devono fare, come insegna Gesù, il piccolo di Betlehem. È il bambinello del presepe, il quale, a chiunque si avvicina col desiderio di ascoltare il suo vero messaggio, sussurra con delicatezza e chiarezza: “impegnati nella vita perché nessun essere umano nasca più come sono nato io, al freddo e al gelo, scartato dalla gente, nella solitudine di una grotta o di una stalla; impegnati perché tutti gli esseri umani che nascano abbiamo il calore di un tetto, la sicurezza di un pezzo di pane, la gioia di poter guadagnare con onestà ciò che serve per vivere”. E si potrebbe continuare. Drammaticamente questo messaggio bello resta inascoltato dal cattolicesimo convenzionale (cioè da quei cattolici che vanno al presepe per godere della sola bellezza estetica, incuranti della provocazione che da quella grotta giunge alla loro coscienza “addormentata” dall’atmosfera natalizia del folklore popolare). Per il cattolico cristiano (non convenzionale) questo messaggio, invece, come ogni anno, è notizia molto scomoda, che interpella e scuote il cuore intorpidito dai tanti allucinogeni della società dell’ipermercato. Quando ero giovane, leggevo e rileggevo gli auguri di Natale di quel santo vescovo don Tonino Bello: “Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli! Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggi”. Insomma, il cielo che Gesù porta sulla terra, non aliena, ma responsabilizza, in gesti di amore, di vicinanza, di prossimità, di cura, perché la fede in Dio, sia conversione e cambiamento, dono e compassione, rispetto per la dignità di ogni essere umano. Cominciando dal rispetto per la terra, per l’oikos che Dio ci ha dato, perché la terra è di tutti e la terra è il pane. La terra è il pane (Amara)
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