LA LEGALITÀ ENTRA NELLE SCUOLE: CONVEGNO “LEGALI AL SUD” AL MAJORANA

Sicuramente non facile l’argomento affrontato ieri nell’aula magna dell’E.Majorana in occasione della presentazione del progetto “Legali al Sud – Un progetto per la legalità in ogni scuola”. Parlare di legalità oggi e soprattutto spiegarla ai giovani diventa una cosa piuttosto complessa se si considerano i reali paradossi e le palesi illegalità che riscontriamo ogni giorno nel sistema stesso e in quello stato che dovrebbe tutelarci.

Se da una parte si ha la voglia di una società nuova basata sulla giustizia e sulla tutela dei diritti di ogni uomo dall’altra ci si scontra con un confine sempre più sottile e confuso tra l’illegale che diventa legale e viceversa. Colpiscono le parole di Mons. Paolo Urso, vescovo della diocesi di Ragusa, che davanti alla platea piena di ragazzi ha esordito con queste parole: «la legalità è soprattutto libertà e senza di essa decade ogni principio, anche la religiosità stessa».

Se è vero che la legalità abbraccia ed interessa molte realtà tra cui la Chiesa, le Istituzioni e le forze dell’ordine in generale allora legalità dovrebbe essere sinonimo di “ciò che è giusto per tutti”, di “ciò che tutela l’uomo in quanto tale e non per quello che rappresenta”: purtroppo i giochi di forza reali mostrano come un cittadino comune non goda certo degli stessi diritti di un parlamentare.

E allora quale legalità trasmettere ai giovani? «La legalità deve essere un stile di vita – afferma la docente Petrolito dell’E.Fermi – dobbiamo abituare i nostri ragazzi alla partecipazione attiva e alla non indifferenza se vogliamo davvero che il concetto di legalità abbia un senso. Durante il fascismo c’era un motto che tutt’oggi mi inorridisce che recitava “me ne frego”: è compito di ognuno di noi trasformarlo “a noi interessa”!»

Al convegno erano presenti anche molti rappresentanti delle forze dell’ordine che hanno parlato della legalità dal loro punto di vista: «i cittadini non devono vederci come nemici ha affermato – Rosalba Capazzo in rappresentanza del questore – noi siamo costantemente a servizio della gente per tutelarla ma se questo messaggio non passa è difficile poter instaurare un dialogo e fare rete». «Bisogna diffondere la consapevolezza che i problemi degli altri sono anche i nostri – affermano alcuni studenti dell’E. Fermi – perché solo così si può auspicare una maggiore partecipazione civile alla società».

Alla domanda infine di Stefano Posdomani, studente dell’E.Majrana, che ha fatto una riflessione sull’omertà, denunciando che oggi come nelle più atroci dittature costituisce ancora un reale problema verso la strada della legalità, il Vescovo ha concluso dicendo che «per avere il coraggio di denunciare un cittadino deve sicuramente poter contare su una rete di sostegno efficiente che non lo faccia mai sentire solo. Senza questa garanzia l’illegalità avrà sempre spazio d’azione».

 

 

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