AL TEATRO ITALIA DI SCICLI IL PROF. BRUNO FICILI TRA POESIA E PREGHIERA

Grandi emozioni, stamani al teatro Italia di Scicli, in occasione del diciannovesimo convegno internazionale per la pace, che ha visto protagonista il professore Bruno Ficili. Tra gli ospiti Tarek Arafat, nipote di Yasser, e Faustin Twagiramungu, già Premier del Ruanda.

Il pubblico del teatro Italia ha ascoltato impietrito la preghiera del monaco buddista che vive nella pagoda di Comiso Jinyu Morishita quando ha intonato il Nam myo ho ren ghe chio.

Seguito, a breve distanza, dalla lettura di “Uomo del mio tempo”, voce recitante Alessandro Quasimodo: “Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo”.

“Scicli non è solo quella che Elio Vittorini descrive come “la più bella città del mondo”. Scicli è anche Bene dell’umanità UNESCO e città per i diritti umani”. Esordisce così nel suo discorso il sindaco di Scicli, Giovanni Venticinque.

“Oggi la nostra città – continua il primo cittadino – si accinge a ospitare orgogliosamente il diciannovesimo convegno internazionale per l’educazione alla Pace, grazie all’iniziativa di un suo figlio illustre che tanto si è speso per la causa della pace nel mondo: stiamo parlando di Bruno Ficili. Il professore Bruno Ficili, sin dal 1986 organizza, con cadenza pressoché annuale, importanti appuntamenti per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sui temi della civile convivenza tra i popoli. La diciannovesima edizione del convegno che ha inizio oggi a Scicli vuole trasmettere un messaggio rivolto soprattutto ai giovani. Non ci dobbiamo mai stancare – ribadisce il sindaco Venticinque – di ripetere e di ripeterci, proprio come una sorta di preghiera, che l’esercizio della pace è una via che va percorsa, prima d’ogni altro posto, dentro di noi.    Queste settimane, questi mesi, vedono la nostra terra in prima linea: siamo e viviamo in una terra di confine. Di fronte a noi, sull’altra sponda del Mediterraneo, insistono terribili conflitti, e le nostre città, giorno dopo giorno, diventano meta di importanti movimenti migratori.

Voglio ricordare, – termina il sindaco Venticinque – e lo faccio rivolgendomi ai tanti giovani che oggi sono presenti in questa sala, che anche noi siamo stati un popolo di emigranti, in cerca di fortuna, per trovare un lavoro, un sostentamento certo per poter continuare a vivere, lontano dalla patria e dalle città natie. Quando si parla di guerre, in questi giorni, si parla anche della religione come motivo di divisione, di dissidio tra i popoli. Crediamo che la fede in Dio debba esser invece la ragione in grado di indurre i popoli, e i governi, a evitare il ricorso alle armi come metodo di risoluzione delle tensioni internazionali. Ecco, proprio in un momento storico in cui i conflitti si riaccendono nel Mediterraneo, e i venti di guerra riprendono a soffiare, da Scicli parte un messaggio di pace ai Capi di Stato del mondo: solo col dialogo, con la comprensione, e permettetemi di dire, con la solidarietà e l’amore si possono risolvere i problemi dell’umanità”.

 

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