SOCIOLOGIA DI UN VOTO SOFFERTO

Con sollievo generale, direi che siamo giunti all’atto finale di una campagna elettorale combattuta, anche se, apparentemente non molto  appassionante, in quanto ormai essa si dipana freddamente in un terreno meno levigato, come gli ambienti chiusi delle emittenti locali, o in spazi circoscritti come la Camera di commercio o in sale adibite a sagre matrimoniali, o, ancora peggio in ambienti quasi circensi, come le concioni tenute al teatro tenda. E’ anche questa una moda deteriore affermatasi nel triste panorama culturale (mi dispiace se qualcuno storce il muso nel sentire questo termine, ma si adatta più che mai), dove la ricerca esasperata della grandiosità estetica e roboante (vedi gli iper manifesti elettorali) è diventata una condicio sine qua non per la sopravvivenza dell’immagine socio economica di ognuno. Personalmente mi appagavano di più i comizi elettorali di un tempo che si tenevano nelle piazze, o comunque in spazi esterni, dove tutti i cittadini di ogni ordine sociale e fede politica convenivano spontaneamente senza remore, ascoltando con vivo interesse i sermoni degli oratori di turno che rivaleggiavano democraticamente,nel tentativo di apparire più costruttivi, e quindi più convincenti nei rispettivi programmi elettorali. Oggigiorno le oceaniche  assemblee nordiste nei templi della “Grandeur metropolitana” tipo  “Pala sharp” o “Palatrussardi”, arricchite dalla immancabile presenza  di hostess o veline impupacchiate e con tacchi a spillo, molto vicine alla sciagurata  e patetica mentalità del “Premier”, hanno infelicemente influenzato anche le consuetudini di altre realtà  come la nostra.

Qui i cinema (ormai tristemente dimessa la loro funzione di una volta), il teatro tenda, la Hall dell’albergo cittadino sono state  l’unico ricettacolo che ha ospitato i convegni elettorali del PDL, quasi a volere corporativizzare le  sue manifestazioni di arida e stucchevole propaganda elettorale. I rappresentanti di lista, candidati dello stesso movimento, raramente sono usciti allo scoperto per  stabilire un contatto costruttivo con la gente comune. dove far fronte responsabilmente e con competenza alle sue esigenze e alle sue legittime rivendicazioni  nel senso di una globale   rivalutazione della  dignità e della  personalità. Essi hanno cercato il consenso dei cittadini attraverso pacchiani super manifesti elettorali, a suon di frasi banali e slogan tipici di chi è a corto di argomenti e di esperienza civica. C’è già qualcuno (mi dice  l’uomo della strada) tra questi candidati cui, in caso di vittoria elettorale è stato promesso un posto all’ombra, o qualche altro cui l’eventuale successo fornirebbe la  possibilità  di eludere opportunamente il tedio del lavoro svolto nell’ordinario, è sempre la solita storia, che tristezza!! Volendo adesso spostare l’attenzione sull’attività elettorale degli altri due schieramenti politici, MPA e Centro sinistra, non sono certo convinto che i loro rappresentanti di lista abbiano avuto un atteggiamento diverso dagli antagonisti, né che peraltro siano disposti a lanciare la propria persona oltre un cerchio di fuoco per amore altrui.

Anch’essi, per naturale tendenza hanno palesato un comportamento conforme a quello di chi coltiva l’ambizione ad un piccolo privilegio istituzionale. Devo tuttavia constatare che gli stessi (soprattutto il centro sinistra), pur  non discostandosi dagli antagonisti nel condurre la propria campagna elettorale, con assemblee tenute in ambienti chiusi e freddi, hanno successivamente cambiato rotta in meglio, manifestandosi   ai cittadini sotto la luce del sole a più riprese. Qui è venuta fuori l’intelligente iniziativa del candidato sindaco Sergio Guastella che continua a stupire sempre di più per  la personalità e la ricchezza di contenuti  sociali e morali che  trasmette attraverso la sua brillante oratoria. Egli cerca, insieme ai suoi sostenitori (originale e suggestiva quella scia di entusiasmo e di allegria  che  sta sfilando per le strade della città vivificata dal colore giallo delle magliette indossate  da esultanti giovani e non giovani supporters di Sergio) il contatto con la gente nelle piazze e nei quartieri periferici della città per rendere  trasparente il suo progetto, le sue idee e le iniziative del suo gruppo finalizzate al benessere globale di tutti, sia come uomini che come cittadini della nostra amata Ragusa. Questo si chiama anelito di socialità e sensibilità civile verso la collettività. Essi sono principi parte integrante del concetto di “cultura”. Purtroppo c’è qualcuno che sembra essere morso dalla tarantola quando si parla di “cultura”. Ciò perché, suo malgrado, non ha ancora molto chiaro  questo concetto, riducendone il significato solo all’esistenza di luoghi  per  formali e convenzionali convegni o all’organizzazione di pubblici eventi, sicuramente gradevoli per un verso, ma non certo congrui e sufficienti da lasciare il segno e affinare l’indole umana per l’altro..

Nel corso di questo mio intervento di  cronaca semplice e spontanea, si sarà notato che non ho fatto alcun cenno agli ultimi avvenimenti eclatanti, legati ai risultati elettorali delle elezioni amministrative delle grandi città del nord e del resto d’Italia già tenutesi. Come ormai tutti sanno, quasi ovunque, nord e sud, si è avuta la netta affermazione del centro sinistra sul “PDL”. Persino a Milano, mecca indiscussa e incontrastata dell’infelice personaggio arrivista meneghino e dei suoi amici “stranieri” del Carroccio, le forze politiche antagoniste del centro sinistra hanno surclassato il centro destra, con un margine di punti in percentuale talmente rilevante e oltre  ogni aspettativa, da ipotizzare un quasi certo consolidamento del risultato al prossimo ballottaggio. A breve, noi abitanti del profondo sud  e cittadini di una bellissima  ma contrastata città, ci recheremo  a nostra volta alle urne per esprimere scelte importanti…E qui non sono d’accordo con il collega”Hic sunt leones”, peraltro molto attento e informato nella disamina dei fenomeni socio politici. Io infatti, dissentendo con civile dialettica da una sua sottile opinione espressa a riguardo, sono convinto che il voto della nostra città sarà spontaneo e motivato da intendimenti razionali e attendibili, connessi alla realtà sofferta del potere a livello di amministrazione locale.

In altri termini il suffragio dei Ragusani è già orientato verso determinate scelte, a prescindere da quello concretizzatosi nelle aree metropolitane o in altri ambiti territoriali del “Bel Paese”. Per concludere, vorrei “ umilmente “ e con simpatia dare un  consiglio al nostro sindaco uscente. Personalmente lo conosco solo di vista, ma sono dell’avviso che sia una persona a modo e dotato di educazione morale, che ama sicuramente la sua città. Se fossi in lui e nei dirigenti  del suo partito, farei  un’azione intrepida e coraggiosa , ma di grande valore etico, cambiando  la denominazione della lista  “Pres.  Ecc  ecc”, con una  più onorevole e meno impopolare. Si discosti signor sindaco da quell’oscuro ambito! Pensi che l’hanno fatto già illustri personaggi del “Palazzo” (senza volerla sminuire, per carità!). Infine volevo bonariamente aggiungere, sempre con modestia, un altro suggerimento. C’è una massima latina che dice “cave canem!”. In altri termini signor sindaco (vede che la cultura ha un valore, quando si ricordano i detti dei saggi scrittori latini e greci!), si guardi bene da coloro i quali si sono introdotti, o continuano a farlo, nella sua lista. Ho seri dubbi che tutti abbiano motivazioni vere e coerenti (o non fini opportunistici) nel sostenerla, sa com’è!!! “Experientia  docet” 

 

 

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