È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
Decreto immigrazione, la Caritas iblea esprime preoccupazione
02 Ott 2018 09:41
Riceviamo e pubblichiamo dalla Caritas di Ragusa una riflessione sul decreto immigrazione e sicurezza lanciato da Governo Conte su input del ministro Salvini: “Da diversi anni la nostra Caritas opera, oltre che in favore delle vecchie e nuove povertà, sul versante della grave marginalità. Questo intervento che opera in rete con i servizi pubblici e altre organizzazioni del terzo settore si svolge in favore delle persone che versano in situazione di povertà estrema (senza dimora, irregolarità giuridica, persone detenute o ex detenute, con dipendenza da alcool e droghe, con disagio psichico, etc.). Indirettamente è un’azione che opera a favore anche dell’intera popolazione con interventi che si traducono in maggiore benessere per tutti.
Una parte delle persone in grave marginalità sociale sono migranti e forti di questa esperienza vorremmo mettere in luce quali rischi corre la coesione e la giustizia sociale dall’adozione di un approccio esclusivamente securitario, che esclude del tutto dal suo orizzonte l’agire sociale e che non considera più il valore della persona umana.
Tralasciando le considerazioni sulla legalità e costituzionalità delle misure contenute nel recente Decreto su sicurezza e immigrazione, sono almeno 4 i punti che mettiamo in luce affinché chi davvero ha a cuore i diritti di tutti, possa far sentire la propria voce durante l’iter di conversione in Parlamento:
- L’abrogazione della cosiddetta “protezione umanitaria” e l’istituto dei permessi denominati “speciali” farà lievitare ancor di più il numero già elevato di diniegati, cioè di persone in condizione di irregolarità determinata da una domanda d’asilo non andata a buon fine. Si tratta di persone senza alcun diritto, costretti ad una vita di sfruttamento, lavoro nero o di piccoli espedienti per poter sopravvivere. E che finiranno inevitabilmente a ” vivere” in strada o in sistemazioni inadeguate o insicure anche per l’assenza di accordi con i paesi di provenienza e quindi l’impossibilità al rimpatrio.
- La mancata iscrizione anagrafica per i titolari di permesso di soggiorno per richiesta asilo comporterà un impedimento totale a qualsiasi servizio pubblico collegato alla residenza e, unito al punto precedente, comporterà un aumento delle persone vulnerabili e senza diritti nelle nostre città, prive di tutele e di risorse e riverserà esclusivamente sugli enti del terzo settore una richiesta di interventi sociali difficilmente sostenibile.
- La penalizzazione del sistema SPRAR che anche in provincia di Ragusa vede impegnati da numerosi anni gli enti locali in progetti mirati di inserimento e integrazione, con modalità basate su piccoli numeri, qualità del servizio e puntuali rendicontazioni. Gli SPRAR vengono sostituiti dall’accoglienza in centri governativi che, mantenendo l’attuale ottica emergenziale dei grandi numeri, penalizzerà i territori e la qualità dell’accoglienza oltre ad aumentare l’insicurezza.
- L’esclusione dell’iscrizione al Servizio Sanitario nazionale a tutti i titolari di un permesso per “casi speciali” si tradurrà in migliaia di persone che rimarranno escluse dal godimento di questo diritto con gravi rischi anche per la salute pubblica.
La Caritas di Ragusa esprime, inoltre, la preoccupazione che un tale approccio, oltre a ledere la vita e i diritti di migliaia di persone migranti presenti in Italia, sia al contrario dannoso anche per il nostro Paese e il nostro territorio, in termini di mancata integrazione, scarsa coesione, aumento di condizioni di marginalizzazione, sfruttamento, lavoro nero, microcriminalità e, dunque, insicurezza. Una preoccupazione che si unisce alla consapevolezza che a fronte di una lievitazione del numero dei richiedenti asilo diniegati la nostra Chiesa locale non potrà fare fronte da sola alla complessa domanda sociale che ne deriverà, in assenza delle Istituzioni pubbliche”.
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