Omaggio alla canzone popolare siciliana nel concerto di Rita Botto e della Banda di Avola sabato scorso a Modica

Note struggenti, una voce da brivido e un omaggio alla tradizione della canzone popolare siciliana. Così lo spettacolo “Cantu e Cuntu” andato in scena sabato sera al Teatro Garibaldi di Modica, per la ripresa della seconda parte della stagione musicale con la direzione artistica di Giovanni Cultrera, sovrintendente Tonino Cannata. Protagonista è stata la nota cantante Rita Botto che si è esibita insieme alla Banda di Avola diretta dal maestro Sebastiano Dell’Arte.
Un chiaro omaggio alla cantautrice Rosa Balistreri attraverso un’esibizione passionale e al tempo stesso comunicativa, grazie ad una voce ricca di sfumature che riesce a mettere in luce la sua naturale espressività mediterranea. La collaborazione tra la Botto e la formazione bandistica avolese è iniziata già da qualche anno e si rinnova con un successo ad ogni appuntamento.

Proprio come accaduto sabato sera con un pienone di pubblico. I brani più struggenti, come appunto “Cantu e cuntu” che dava il nome al concerto, riportati all’attenzione degli spettatori con virtuosismi di altissimo livello. Ma ci sono state anche alcune canzoni che hanno ripreso le caratteristiche del popolo siciliano, come “Me mugghieri unn’havi pila”, che recita “ahi ahi ahi chi mugghieri ca capitai”. La canzone siciliana, quella più pura, capace di entrare nel cuore, di emozionare, di fare tornare bambini. “Canzoni che fanno parte della nostra tradizione e che non solo non vanno dimenticate, ma vanno riscoperte – commenta Ignazio Abbate, presidente della Fondazione Teatro Garibaldi – E in questo senso il nostro teatro cerca di coinvolgere giovani e famiglie in questo percorso culturale”. Una musica che racconta la Sicilia, una terra dai tantissimi contrasti, con parole e note che passano dai temi più gioiosi alle canzoni più amare, dedicate all’immigrazione, come “Terra ca nun senti”, un rimprovero ad un paese che non ha saputo prendersi cura dei suoi figli.

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