RENATA MASCOLINO, UN ANGELO IN CIELO

Una storia come tante altre. La storia di una donna, di una cristiana, di una professionista. Renata Mascolino, medico ematologo vittoriese, è morta il 4 febbraio scorso.

La sua esistenza ha avuto un timbro particolare: quello del dono totale di se. Giovanissima, ad appena 14 anni, aveva incontrato il Movimento dei Focolari. Aveva aderito subito, con spontaneità, con decisione, alla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich. Non è mai tornata indietro.

A 15 anni riceve il battesimo. Non lo aveva ricevuto da bambina, sceglie con convinzione di iniziare una nuova fase della sua vita. Il sacerdote, don Antonio Baionetta, sceglie per lei il nome di Renata, cioè “Rinata”. Nel registro dei battesimi della chiesa di San Francesco di Paola, c’è scritto quel nome, aggiunto a quello anagrafico. In quegli anni, a Vittoria nasce un gruppo di giovani che anima tutta la città: si chiama “G.S” (Gioventù Studentesca). Sono tanti, centinaia. La vita religiosa e civile della città si anima: un’esperienza irripetibile. Tanti di loro vivono ancora a Vittoria, molti altri sono dei professionisti affermati in varie città italiane. Tra loro c’è don Antonio Baionetta, oggi parroco a Comiso. Tra loro c’è anche Renata.

Poi la vita la porta altrove. A Catania si laurea in Medicina e consegue la specializzazione in Ematologia. Deve affrontare una grave malattia: guarisce, ma il suo cuore è indebolito. Sceglie di lavorare a Gela: lì, nella città dove c’è un alto tasso di talassemici, non c’è ancora nessun servizio per loro. Dove c’è più bisogno, lì ci sarà anche lei. Poi si trasferisce a Catania. Lì, poco dopo, la scoperta della malattia: un sarcoma. La diagnosi è impietosa e impone una terapia drastica: l’amputazione della gamba e di parte del bacino. Renata affronta tutto con grande decisione. “I dolori sono condivisi, li portiamo insieme” afferma. Il sorriso non la abbandona mai.

Qualche anno prima, Renata aveva conosciuto ed aiutato un giovane albanese Walid, che aveva rischiato di morire durante la guerra del Libano del 1990. Anche lui aveva visto la sua gamba amputata. Dice: “La mia gamba è la mia croce, non è la mia vita. E la mia vita è bellissima”. Il suo esempio sostiene Renata quando, nel giugno 2008, un mese dopo la scoperta del suo grave male, affronta l’intervento di amputazione. Seguono 22 mesi ricchissimi, costellati di ricoveri e cadute. Renata si sottopone a tutto con grande determinazione. Da medico, segue passo passo la sua vicenda clinica, con serenità e senza esitazioni sceglie sempre di fare un ultimo tentativo possibile. Seguono i ricoveri per le metastasi ai polmoni, gli interventi chirurgici, i trattamenti dolorosissimi.

La malattia accelera la sua scalata. La sua vita diventa esempio per tanti. Durante i tanti ricoveri scrive:

“Ecco Gesù, io sono squarciata come te, ma questo per un bene più grande, per l’umanità, per tutti quelli che pregano per me…” Ed agli amici: “Questo amore vostro mi è arrivato, mi è arrivato e lo posso dire a tutti che Gesù in mezzo c’è! E’ come se ognuno di voi si fosse caricato un pezzetto del mio dolore e anche con un atto d’amore al giorno, una preghiera dedicata a me, …tutto mi arriva. Io ho tutte le 24 ore coperte e questo mi dilata sul mondo: ‘partire’ o ‘rimanere’ è la stessa cosa, perché sento di avere ricevuto la pienezza di Gesù in mezzo” Nel giorno delle Ceneri, l’ultimo ricovero a Pisa. Ma il cuore cede e l’ultimo intervento viene rinviato. Viene eseguito il 31 marzo. Il 3 aprile il cuore si ferma. Da Pisa, Renata ritorna nella sua città natale, Vittoria, dove vive anche il fratello Mario, consigliere comunale. Tanti la ricordano, la chiesa che la accoglie per l’ultimo saluto è strapiena.

Rosetta Perupato, consulente alle Pari Opportunità del comune di Vittoria, scrive:

“Da oggi Vittoria ha un angelo in più, in cielo.

Non si possono riempire pagine e pagine solo di brutte notizie e di nomi che fanno vergognare la nostra città. Penso sia doveroso far sapere a tutti i vittoriesi che giorno 3 aprile 2010 è venuta a mancare la dottoressa Antonella Renata Mascolino: una luce divina per la città di Vittoria.

Renata non è stata una semplice dottoressa specializzata in ematologia, ma una cristiana a tutti gli effetti.
La sua vita costellata da tanto dolore fisico, è stata sempre di esempio per quanti la conoscevano o la incontravano. Dalla sua bocca non è mai uscito un lamento o una parola di disperazione, ma sempre parole d’amore per il prossimo e di lode a Dio.

La sua parola di vita “Ecce ancilla domini” non è mai venuta meno.

Lei è vissuta per l’unità della Chiesa e perchè tutti conoscessero l’amore di Dio Padre.

Le sue ultime frasi sono state: “Siamo le braccia di Gesù, l’unica Bibbia che gli uomini leggono ancora”.

Il suo sorriso, la sua semplicità, la sua incrollabile fede in Dio, non possono essere dimenticati. E’ vissuta come un angelo, in mezzo a noi e forse non ce ne siamo accorti!

Vittoria le deve almeno questo ricordo”.

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