I SENATORI A VITA

La scorsa settimana il presidente della repubblica ha nominato il prof. Mario Monti senatore a vita. Ma cosa sono i senatori a vita?

Esistono due categorie di senatori a vita; i senatori di diritto, cui accedono, salvo rinuncia, gli ex Presidenti della Repubblica (art. 59, comma 1 della Costituzione), e i senatori di nomina presidenziale, in quanto il Presidente della Repubblica può nominare cinque senatori a vita per aver “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” (art. 59, comma 2 della Costituzione).

La dottrina si è posto il problema se il limite di cinque senatori a vita di nomina presidenziale sia da intendersi come limite a disposizione di ciascun Presidente oppure limite di senatori a vita presenti in Senato.

Il Presidente Sandro Pertini, dopo il parere favorevole della Giunta per il regolamento del Senato, ha seguito la prima interpretazione nominando altri due senatori a vita, oltre i cinque già presenti, che arrivarono ad essere quindi complessivamente sette. Tale scelta non fu contestata. Il suo successore Francesco Cossiga ha seguito la medesima interpretazione, nominando altri cinque senatori a vita.

Pertanto, tra il 1982 e il 1992 il numero di senatori a vita totali salì da 6 (4 per merito e 2 ex presidenti) a 11 (9 per merito e 2 ex presidenti).

Il Presidente Scalfaro, aderendo alla seconda interpretazione, non ha nominato alcun senatore durante il suo mandato, mentre Ciampi ne ha nominati 5, ma rispettando il limite dei 5 senatori presenti nell’Assemblea.

Attualmente sono in carica 7 senatori a vita, 5 di nomina presidenziale (Giulio Andreotti, Rita Levi-Montalcini, Emilio Colombo, Sergio Pininfarina, Mario Monti) e 2 ex presidenti (Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi). La nomina del prof. Monti ha coperto il posto, rimasto finora scoperto, che occupava Napolitano prima della nomina a Presidente della Repubblica.

L’istituto dei senatori a vita è, se vogliamo, una continuazione simbolica di quanto previsto dallo Statuto albertino, in vigore fino alla caduta del fascismo. Lo Statuto prevedeva un sistema bicamerale, fondato su una Camera elettiva (la Camera dei Deputati) e un Senato composto da membri nominati a vita dal Re. Questi poteva scegliere i senatori – senza limite di numero – nell’ambito di 21 categorie, tra cui gli Arcivescovi e i Vescovi dello Stato, i deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio, i Ministri di Stato, gli Ambasciatori, i Primi Presidenti ed i Presidenti del Magistrato di Cassazione e della Camera dei Conti, l’Avvocato Generale presso il Magistrato di Cassazione, gli Ufficiali e gli Intendenti Generali, i Consiglieri di Stato, i membri della Regia Accademia delle Scienze, ovvero coloro i quali, in ragione del censo, pagassero una certa quota di tributi annui, nonché chi avesse illustrato la Patria ‘con servizi e meriti eminenti’. Grazie all’applicazione di tale norma, vennero chiamati a far parte del Senato del Regno, nel corso del tempo, anche insigni personaggi della cultura italiana come Alessandro Manzoni, Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci, Benedetto Croce, Guglielmo Marconi e Giovanni Gentile.

Tra i senatori a vita di nomina presidenziale si possono ricordare molte illustri personalità: Gianni Agnelli, Carlo Bo, Norberto Bobbio, Gaetano De Sanctis, Rita Levi-Montalcini, Mario Luzi, Eugenio Montale, Giuseppe Paratore, Sergio Pininfarina, Luigi Sturzo,    Arturo Toscanini, Leo Valiani, Vittorio Valletta.

E’ stata sollevata la questione dell’abolizione dell’istituto dei senatori a vita. Insieme all’ex presidente Francesco Cossiga, il Pdl ha presentato due proposte di legge per modificare l’articolo 59 della Costituzione che regolamenta le modalità per la nomina dei “Senatori di diritto e a vita”. Si sostiene che in una democrazia rappresentativa non è corretto che alcuni parlamentari siano nominati da una singola persona, sia essa di garanzia come il presidente della repubblica, senza nessun fondamento democratico. Tra l’altro, in situazioni di maggioranze politiche non ampie — in cui pochi voti, o addirittura uno, possono determinare le decisioni dell’assemblea— un numero cospicuo di senatori a vita diventa fondamentale in fase di votazione, come in effetti successe al governo di Prodi nel corso della sua ultima esperienza di governo: ed è facile sospettare che l’attuale maggioranza abbia intrapreso questa battaglia perché nelle ultime legislature il voto dei senatori a vita è stato sempre più favorevole al centrosinistra. 

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