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APERTURE DOMENICALI. PROPONIAMO LE NOSTRE IDEE
17 Nov 2011 07:40
Sulle aperture domenicali a Ragusa si registra un intervento delle segreterie di Filcams – Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltcs – Uil che avanzano alcune riflessioni sul dibattito ancora aperto ed entrano nel merito della questione:
“Nostro intendimento non è quello di partecipare alla stucchevole disputa sul calendario delle aperture domenicali apertasi in seno all’ Ascom ma quello di dare un contributo fattivo alla riflessione che oggettivamente la questione impone.
Alcuni spunti di riflessione ci sembrano opportuni:
– Si fa sempre più evidente il bisogno di arrivare ad un calendario sulle deroghe delle aperture condiviso da tutti i soggetti interessati dove le OO.SS di categoria del mondo del lavoro, e non solo di quello delle aziende, abbiano voce in capitolo.
– In tal senso il tavolo tecnico istituito dal comune di Ragusa deve subire un’ accelerazione constatato che intanto le aperture domenicali si susseguono al punto che si possa arrivare a marzo senza soluzione di continuità.
– Un calendario di prolungate aperture rischia di rappresentare per i lavoratori un insostenibile onere continuativo di lavoro (7 giorni su 7 per sei mesi e oltre) e , probabilmente, oneroso sul piano economico per le aziende.
– La questione del calendario delle deroghe alle aperture domenicale può e deve rappresentare un grande banco di prova per l’agire concertativo tra le parti dell’Ente Bilaterale provinciale in grado di saper pianificare la questione delle aperture attraverso una scelta ponderata e generale di programmazione delle stesse in tutto il territorio di competenza, senza fughe in avanti per nessuno.
E infine, ma non per ultimo, a noi sembra che fino ad oggi si sia parlato fin troppo poco (per non dire che non se ne è parlato affatto) dei lavoratori interessati.
Noi come Organizzazioni Sindacali rappresentative dei lavoratori vorremmo parlarne sia sotto il profilo delle retribuzioni, del norme contrattuali, delle tutele e dei diritti e sia sotto il profilo umano, cioè come persone in quanto tali che necessitano di riposo, di stare con le famiglie, di nutrire i proprio interessi ricreativi, di avere il tempo di dedicarsi alla propria fede, qualunque essa sia.
A noi sindacato viene spontaneo chiedere: e i lavoratori nel gioco del diritto e del rovescio, voi datori di lavoro dove li ponete? Non hanno anche loro diritto di parola?”
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