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Confcommercio ai sindaci iblei: “Se non ci saranno aiuti concreti a ottobre molte attività chiuderanno per sempre”
21 Apr 2020 12:06
Il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, e i presidenti sezionali hanno trasmesso un documento ai sindaci dei dodici comuni iblei e, per conoscenza, anche al prefetto di Ragusa. “A fronte dell’ipotesi di apertura che dovrebbe stimarsi tra il 18 e il 25 maggio, la cosiddetta fase 2 – è scritto nella nota – c’è da considerare che le attività commerciali, oggi, hanno purtroppo dovuto fare a meno di 2 mesi abbastanza importanti, quali aprile e maggio. Mesi che, grazie al fiorire della bella stagione, permettono un incremento dell’attività lavorativa. Ecco perché oggi chiediamo agli organi competenti: come fare a ripartire? Con quale sostegno? Con quale garanzia? La ripresa sarà molto lenta e con grandi difficoltà per i seguenti motivi. Mancato turismo: non ci sarà turismo internazionale e ci sarà una bassissima affluenza di turismo nazionale.
Forse l’unico turismo che potrebbe sostenere la nostra stagione sarà un turismo regionale che sicuramente equivarrà al 30% del flusso a cui storicamente siamo abituati. Difficoltà economiche: la gente uscirà da questa quarantena con difficoltà economiche e i settori di somministrazione, che sicuramente non rappresentano un bene di prima necessità, potrebbero al momento passare in secondo piano. Paura di contagio: anche se permetteranno l’apertura di determinate attività, non vuol dire che il problema coronavirus resterà semplicemente un brutto ricordo; la paura di contaminazione persiste e quindi la gente per tutelarsi cercherà di evitare luoghi di affollamento nonostante la voglia di riprendere la propria vita quotidiana sia davvero tanta.
Un altro fattore determinante che non faciliterà la ripresa saranno le restrizioni sanitarie, restrizioni che tutti sono obbligati a rispettare, sia per chi offre servizi che per chi ne usufruisce. Per quanto riguarda il settore della ristorazione, ci sarà l’obbligo di osservare la distanza di 1 metro non solo tra un tavolo e un altro, ma anche tra i commensali (concetto un po’ strano per quanto riguarda una famiglia dello stesso nucleo familiare che sta a stretto contatto tutto il giorno e poi al ristorante deve distanziarsi di 1 metro). Questa importante restrizione determinerà il 60% in meno dei posti a sedere che si tramuterà nel 50% in meno del fatturato finale”.
Le imprese si pongono una domanda sostanziale: come sarà possibile sostenere le stesse spese vedendo dimezzato il lavoro? Ecco perché Confcommercio provinciale Ragusa chiede agli enti locali lo sgravio totale per tutto il 2020 che riguarda i seguenti tributi: Tari (Tassa sui rifiuti), improponibile pagare questa tassa con 3 mesi di chiusura e successivamente con un consumo di rifiuti pari al 30% rispetto al rifiuto prodotto normalmente; canone idrico; Imu (Imposta municipale unica); Tosap (Tassa occupazione spazi ed aree pubbliche). Oltre i tributi precedentemente elencati e di competenza dell’ente locale, le attività commerciali dovranno inoltre andare incontro ad altre spese: Siae (Società italiana degli autori e degli editori); contributi dei propri dipendenti.; assegni fornitori rimasti insoluti; acquisto di materie prime, potrebbero esserci delle azioni di sfiducia da parte di qualche fornitore che potrebbe richiedere il pagamento delle merce al momento dello scarico; mutui non sospesi; impossibilità di licenziamento: oltre allo sconforto di essere costretti a licenziare parte del personale a causa dello scarso afflusso di lavoro, questo non sarà possibile per i mesi a seguire dall’apertura e quindi le attività si ritroveranno con un sovraccarico di personale da dover pagare.
E, ancora, spese di sanificazione e investimento per l’acquisto di nuovi sistemi di sicurezza; canone di affitto insoluto dei mesi passati, con successive difficoltà nella contrattazione per saldare i mesi pregressi; utenze luce e gas da dover saldare alla riapertura. Per quanto riguarda i dehors appartenenti alle attività commerciali, Confcommercio chiede di apportare modifiche al regolamento, con la possibilità di ampliare la propria occupazione di suolo pubblico per permettere il raggiungimento dello stesso numero dei tavoli, rispettando la distanza di 1 metro prevista. E’ chiesto, inoltre, agli enti locali quale sarà il protocollo da rispettare per effettuare una corretta sanificazione a norma di legge e quali saranno i vincoli da rispettare nei confronti dei clienti.
“Ci chiediamo, inoltre – prosegue il documento – cosa succederà se ad inizio stagione un dipendente, a causa di un contagio, dovesse risultare positivo al tampone. E’ fondamentale che le attività commerciali non solo abbiano la possibilità di effettuare un tampone preventivo a tutti i propri dipendenti, ma che abbiano una corsia preferenziale per ricevere i risultati, in modo da dover sacrificare al massimo 24 ore di lavoro forzati dalla chiusura in attesa dei risultati. Sappiamo che l’Anci (Associazione italiana comuni italiani) ha avanzato una proposta al governo chiedendo risorse economiche a favore dei Comuni. Sappiamo che molti enti locali, hanno, in primo luogo, autorizzato il differimento delle scadenze di natura tributaria e del canone idrico, in via eccezionale, e con riferimento esclusivo al solo anno d’imposta 2020, come segue: Tari, Tosap, canone idrico. Si tratta quindi di semplice sospensione dei tributi locali, decisione, a nostro avviso, che non permetterà la chiusura dell’attività nel mese di giugno, ma la determinerà sicuramente e in maniera definitiva nel mese di ottobre. In conclusione, facendo una breve analisi di tutti i punti elencati, al momento le attività commerciali non gioiscono affatto al pensiero di dover riaprire.
Fin quando non ci saranno sostegni economicamente concreti e massime garanzie per tutti coloro che prestano servizi e che li ricevono, aprire nuovamente la propria attività vuol dire andare incontro ad un suicidio economico. Considerando che purtroppo nessun decreto nazionale riesce a soddisfare le esigenze delle attività commerciali, chiediamo pieno sostegno alle Amministrazioni comunali che hanno il dovere di tutelare il commercio della propria città ed hanno il dovere di rappresentarci nei confronti della Regione Sicilia e del Governo nazionale”.
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