Il Couscous diventa patrimonio culturale immateriale dell’Unesco

Dopo il pasto alla francese nel 2010, la cultura della birra in Belgio nel 2016 e l’arte del pizzaiolo napoletano nel 2017, il Couscous è da meno di una settimana iscritto nella lista dei beni culturali immateriali dell’Unesco.

Mercoledì scorso, riunitosi in videoconferenza, il Comitato per il Patrimonio dell’Unesco, sotto la presidenza della Giamaica, ha approvato il fascicolo presentato da Algeria, Mauritania, Marocco e Tunisia.

I quattro hanno sostenuto che le conoscenze e le pratiche legate al Couscous, parte integrante del loro patrimonio culturale, riguardano tutte le popolazioni dei rispettivi Paesi, tutti i sessi, tutte le età, abitanti sedentari o nomadi, rurali o cittadini, emigranti inclusi, e in ogni circostanza: piatto quotidiano come festivo.

Hanno evidenziato anche la sua dimensione sociale, la sua simbologia fortissima – solidarietà, convivenza, condivisione – ma anche “universale”, il Couscous è ormai apprezzato in tutto il mondo. Infine hanno sostenuto che la tradizione del Couscous implica molteplici abilità: artigiani che producono utensili, agricoltori che producono cereali, mugnai che li trasformano in semola.

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