È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA CRISI DEL PRONTO SOCCORSO: LA SOLUZIONE E’ L’INFERMIERE DI FAMIGLIA
25 Feb 2012 14:29
“La soluzione per l’intasamento dei Pronto Soccorso è la valorizzazione e l’istituzione dell’infermiere di famiglia”: questo è quello che da anni gli infermieri italiani e il Nursind, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche, affermano senza però che le Istituzioni e la politica ascolti.
Secondo Andrea Bottega, Segretario Nazionale del Nursind, l’elevato numero di codici bianchi (quelli meno gravi) è la misura che il servizio offerto dai medici di medicina generale non è efficiente. Il cittadino preferisce infatti aspettare ore al pronto soccorso pur di ricevere una prestazione che non trova altrove. Il fenomeno dei “rientri” (persone che si scompensano e rientrano più volte nella struttura ospedaliera) è il segnale che dopo la dimissione non vengono seguiti adeguatamente.
Bottega spiega poi che in questi anni si è proceduto a tagli alle strutture ospedaliere, ai posti letto, al personale dipendente pubblico ma non si ha avuto il coraggio di rivedere la convenzione con i medici di medicina generale, una convenzione che è un “tassametro” per il servizio sanitario nazionale che si trova spesso a pagare due volte lo stesso servizio. Infatti, mentre il paziente è in cura, magari per mesi, presso una struttura ospedaliera lo Stato che paga i medici e gli infermieri della struttura continua, nello stesso tempo, a pagare anche la quota al medico di famiglia che nel 90% dei casi non si fa mai vedere o sentire.
“La figura dell’infermiere di famiglia – conclude – presente in molti paesi e prevista dal documento salute 21 della regione europea dell’OMS, permette di seguire “in famiglia” le persone con problemi di salute e non autosufficienti. È una figura di raccordo con la struttura ospedaliera, il medico di base e specialista e il distretto socio sanitario. È da anni che anche l’ordine professionale degli infermieri (IPASVI) spinge per l’implementazione di questa figura ma sembra che il sistema debba collassare prima che ci si accorga delle grandi potenzialità e professionalità che gli infermieri italiani possono offrire ai loro concittadini.”
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