È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
DA VITTORIA A MAUTHAUSEN
25 Apr 2012 15:21
La figura di Angelo Occhipinti si colloca in quella corrente interpretativa della Resistenza che riconosce tra i comportamenti di Resistenza attiva anche il rifiuto di aderire alle forze armate nazifasciste espresso dagli internati militari, sottraendo così alla marginalità la renitenza e la disubbidienza ai Bandi Graziani.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre, l’esercito italiano, lasciato senza ordini soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento da tenere verso l’ex alleato tedesco, si sbanda. Ne è mirabile rappresentazione il film “Tutti a casa“, con Alberto Sordi regia di Luigi Comencini. Centinaia di migliaia di militari italiani furono disarmati dai tedeschi e posti di fronte ad una drammatica scelta: continuare la guerra sotto le insegne nazifasciste o essere deportati nei campi di concentramento. Il rifiuto significò la deportazione e l’internamento nei lager nazisti, non come prigionieri di guerra ma con lo status fino ad allora sconosciuto di IMI, Internati Militari Italiani, categoria ignorata dalla Convezione di Ginevra sui Prigionieri del 1929.
Il 12 settembre i tedeschi liberarono Mussolini. al quale Hitler consentì o impose di fondare nel nord la Repubblica Sociale Italiana, con sede a Salò. Ora l’Italia era divisa in due: Il centro nord sotto La Repubblica Sociale Italiana fondata il 23 settembre 1943 col nome di Stato Nazionale Repubblicano e il sud dove sopravviveva il Regno d’Italia. Il Maresciallo Graziani, per creare le quattro divisioni per la costituenda Repubblica di Salò, emanò dei Bandi con i quali intimava agli sbandati del Regio Esercito non rastrellati dai tedeschi, di presentarsi ai Distretti con pena di morte a disertori e renitenti, commutabile in dieci anni di carcere. Furono chiamate anche le classi del 22, 23, 24, 25, 26.
La maggior parte dei richiamati non si presentò entrando nella Resistenza.
Angelo Occhipinti (1921-1999), figlio unico e piccolo coltivatore diretto, partito il 10 giugno del 1942 a 21 anni per il servizio di leva, sceglie la disubbidienza cosciente d’essere accusato di tradimento e diserzione”per non fare il militare più.” La stanchezza della guerra non rappresenta l’unico motivo della sua decisione; egli richiama l’attenzione su un altro aspetto fondante la scelta: la questione del doppio giuramento, quello verso Mussolini e quello verso il re V.Emanuele III, facendo pesare maggiormente la fedeltà verso il secondo. vita di
Ma c’è una terza ragione che anima il rifiuto ad aggregarsi nelle milizie di Salò: il timore di essere coinvolti nella guerra contro i propri stessi fratelli residenti in Sicilia
Dopo il no ai bandi Graziani, gli sfollati si mobilitano per sfuggire alle retate nazifasciste, alcuni entrano nella Resistenza, altri rimangono imboscati; Occhipinti motiva la mancata aggregazione con l’inesistenza in città e dintorni di gruppi operativi” i partigiani non si erano ancora formati; o meglio erano in via di formazione, ma ancora non si era formata la resistenza: siamo stati ricoverati da famiglie poi si doveva vivere qua e la”.
Come tanti militari meridionali, Angelo Occhipinti rimase bloccato dalla linea del fronte stabilizzato sulla linea Gustav che andava da Cassino ad Ortona e che di fatto chiudeva la strada di ritorno in Sicilia. Sicilia,che, occupata dagli anglo americani nel luglio del 43, rimase estranea ai rastrellamenti Trovò rifugio a Roma, una città di fatto ostaggio dei tedeschi, dove egli sceglie la renitenza ai “Bandi Graziani”./
Venne arrestato a piazza Barberini il 26 dicembre 1943 e, come risulta dalla Gazzetta Ufficiale, rinchiuso come renitente a Regina Coeli e condotto nel Lager di Mauthausen. Era il convoglio n. 16, partito da Roma Tiburtina il 5 gennaio 1944.
ingratitudine. Adesso egli è chiamato l destino a stringere intorno a se gli italiani per cancellare la macchia della vergogna con la quale l’infedeltà e il tradimento hanno deturpato la bandiera d’Italia”.
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