IL 1° MAGGIO FESTA DEL LAVORO.

La festa del 1° Maggio non è solo la Festa del Lavoro ma anche e soprattutto quella dei lavoratori. Di tutti, anche di quelli che hanno perduto un lavoro e di quelli che legittimamente lo chiedono.

E’ una giornata di pausa e di riflessione su quanto sta accadendo intorno a noi con i tempi difficili che siamo costretti a vivere.

Facciamo giornalmente i conti con le impennate dei dati sulla disoccupazione ( soprattutto quella giovanile e femminile), con chi ha perso il lavoro e non lo ritrova, con gli esodati, con  i numeri in crescita di chi, avvilito e scoraggiato, non intende più cercare un lavoro, con la cassa integrazione che ha toccato livelli non immaginabili prima.

Questa data fattasi simbolo da celebrare e da rinnovare continuamente rischia di diventare un appuntamento di routine che rischia una retrocessione e un appannamento.

Di quale insegnamento possono giovare i giovani sottooccupati degli ipermercati i cui gestori commerciali sono lanciati ad esasperare un consumismo lasciando, anche domani 1° maggio aperte le strutture, nella impossibilità i collaboratori di stare in famiglia e onorare così la Festa del lavoro; quel lavoro che rimane per tutte le generazioni un valore certo e riconosciuto di libertà, di democrazia e di crescita civile e sociale.

Per questa ragione elementare che i nostri costituenti hanno scritto che “ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.”

E’ necessario ritrovare, alla lettera, lo spirito di questo assunto che continua ad animare la nostra azione sindacale soprattutto oggi, in tempi oggettivamente difficili, laddove i presidi di garanzia, di elementari regole di democrazia, scricchiolano e rischiano di essere travolti o svuotati di contenuto in nome di un mercato globale che impone la linea del rigore che spreme le risorse, minime ed essenziali, dei soliti noti e a ridurre così ogni possibilità di crescita che la tassazione esasperata rende impossibile generando una recessione che nega ogni possibilità di sviluppo.

Anche la nostra provincia non riesce a fronteggiare, con quella che era una riserva di capacità di produzione e di sviluppo unico nello scenario siciliano, la crisi in corso che risente delle scelte rigoriste del Governo nazionale.

E’ ormai ineludibile un cambio di rotta. Il Sindacato è in prima linea a sostenerlo con le proposte e la passione di chi indirizza l’azione alla tutela del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Il 1° Maggio rimane allora un simbolo da rispettare e celebrare e soprattutto da consegnare alle giovani generazioni.

 

I Segretari Generali

di CGIL CISL, UIL  RAGUSA  

Giovanni Avola, Enzo Romeo e Giorgio Bandiera 

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