LA PUGLIA: CANTINA D’ITALIA

La Puglia vitivinicola conobbe un breve periodo d’intensa prosperità a seguito della crisi scatenata dalla fillossera. Il vigneto francese, decimato da questa piaga, non era più in grado di coprire la richiesta dei consumatori nel paese. Nacquero così una serie dirotte commerciali tra la Francia e zone note per la produzione di vino, come la Spagna, il Portogallo, la zona costiera del Maghreb e l’Italia. Presto però la fillossera fece la sua comparsa anche in Italia.

In Puglia, così come nel centro sud della Penisola, si optò per reimpiantare vitigni altamente produttivi, capaci di dare vini poco acidi, ricchi di potenziale alcolico e di estratto. Caratteristiche queste adatte ai vini da taglio. Gran parte della nuova produzione si diresse proprio sul settore dei tagli. I vini pugliesi e del meridione, presero la via delle esportazioni e vennero destinati a irrobustire parte della produzione nordica.

Questa filosofia produttiva, che si rivelò abbastanza conveniente in passato, iniziò la sua crisi verso gli anni Settanta. In quegli anni, le conoscenze sviluppate in Francia, soprattutto a Bordeaux, per ottenere vini più concentrati, si stavano ormai diffondendo in tutte le zone vitivinicole, rendendo così superflua la tecnica del taglio. Alcuni produttori, ne sa qualcosa la Sicilia, capirono che i tempi stavano cambiando e presero la via di una nuova filosofia produttiva. La Puglia in questo si dimostrò meno coraggiosa e la maggior parte della produzione continuò sulla scia dei vini da taglio, penalizzando la realtà di oggi. Questa regione, infatti, è partita in ritardo nel processo di rinnovamento che ha coinvolto soprattutto la Sicilia e la Campania e in tal modo ha fatto sì che queste regioni godessero del momento economico favorevole. Tale ritardo ha posto i produttori pugliesi in una situazione delicata e cioè quella di ritrovarsi da poco con una produzione rinnovata, in un momento di crisi economica, che può avere come conseguenza una flessione nelle vendite. La Puglia però può contare ancora su un fattore non indifferente: i prezzi dei vini in genere più bassi rispetto ad altre regioni meridionali. Questo fattore potrebbe favorire l’economia pugliese, spostando l’attenzione degli importatori stranieri verso prezzi più accessibili.

Da sempre consideratala cantina d’Italia, la Puglia si pone come prima produttrice per quantità divino prodotto in Italia. Di conseguenza sono presenti vini di tutti i livelli qualitativi. Non vi sono dubbi, però, che i vini più interessanti vengono prodotti nel Salento, sebbene, a nord di Bari, le DOC Moscato di Trani e Castel del Monte promettano cose interessanti.

Il Salento è un’ampia pianura di un centinaio di chilometri bagnata dall’Adriatico e dallo Ionio. Nella penisola Salentina è possibile ottenere una produzione di qualità, nonostante la pianura, grazie al vento che mitiga il clima, altrimenti troppo caldo. Effettivamente, i vini pugliesi in certe annate possono possedere eccessive note di cotto e di ossidazione precoce. Se bilanciate, queste note sono caratteristiche dei vini pugliesi e trovano il loro apice di territorialità nella DOC più famosa di questa regione: il Primitivo di Manduria. Un vino non alla portata di tutti i palati e spesso sottovalutato dalla critica abituata a vini più eleganti e meno muscolosi. Certo al Primitivo di Manduria non manca il corpo, tenendo conto che la sua gradazione minima è di 14 gradi alcolici e che senza sforzi raggiunge i 16 gradi e oltre. Se troppo ingentilito, da barriques nuove per esempio, si confonde con uno dei tanti vini meridionali fortemente alcolici. Altrimenti, possiede una vena selvatica molto interessante e particolare, che va comunque controllata per evitare che diventi predominante.

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