LA SANITÀ ITALIANA, TERRA DI MISSIONE

Voglio raccontare una storia, una storia che somiglia ad una favola anche se ancora manca il lieto fine. Una storia che si riveste dei colori di altri tempi, da libro Cuore, ma che dice che un mondo più  umano è ancora possibile, nonostante gli sforzi di chi legifera e dispone. Il tragico è che chi dispone “per il bene comune”forse non ha del tutto chiaro che spesso sacrifica ad una qualunque forma di ragione economica la “possibilità di una vita possibile” per tanti esseri umani.

La storia la raccontiamo così come l’abbiamo letta e sentita in un’intervista  trasmessa da uno dei  pochi programmi di  buona televisione.

Tutto inizia quando Renata Polverini, Presidente della regione Lazio, per arginare il deficit della sanità, il 30 settembre 2010 decreta la chiusura del reparto di Chirurgia maxillo facciale di Villa Betania – Polo Ospedaliero S. Spirito, a Roma, diretto dal dott.Domenico Scopelliti, specialista di fama internazionale per gli interventi nelle patologie traumatiche e oncologiche sul viso, oltre che nelle malformazioni congenite su neonati e bambini.

Tra l’altro, proprio a Villa Betania, per effetto di un protocollo d’intesa siglato tra Ministero della Salute, Regione Lazio e Asl Roma E, ha sede il coordinamento scientifico della Fondazione Operation Smile, di cui Scopelliti è direttore, vale a dire la fondazione che dal 1982 opera in più di 50 Paesi del mondo e che, tramite volontari, cura migliaia di bimbi con gravi malformazioni al volto.

Sono stati  più di  130mila i bambini operati. Sono bambini che chiaramente non parlano, non si relazionano con gli altri, mangiano male, respirano male, hanno difficoltà sociali.  in molte culture li mandano via dal villaggio, magari con tutta la famiglia. Quindi sono costretti a vivere, già in un contesto di emarginazione, una vita di ulteriore deprivazione, una vita che con la vita vera non ha più nulla a che vedere. Magari col senso di colpa di chi si sente colpito dal demonio o da una maledizione: una vita che in pratica è una morte  a rate.“

 Una morte sociale che arriva prima di quella fisica.

Ma torniamo al nostro presente.”Dopo il decreto di chiusura  non sono stato più messo in condizioni di lavorare – dichiara il chirurgo al giornalista – ma per oltre 8 mesi mi hanno costretto a timbrare il cartellino e rimanere 6 ore e 20 minuti con le braccia conserte”. Pagato senza potere lavorare,  nonostante i 350 pazienti in lista d’attesa, la maggior parte giovani tra 18 e 30 anni, e gli oltre 500 già operati e ancora da seguire.

Ma  Scopelliti è fatto di altra pasta, di pasta nobile. «Attraverso “Operation Smile”e grazie alla collaborazione con la clinica Sanatrix che ha messo a disposizione sale operatorie e reparto – rivela – ho potuto operare gratuitamente 21 pazienti, quelli più disagiati. Tutti gli altri malati, purtroppo, sono finiti in altri ospedali a ingrossare le liste d’attesa…».

Dopo le oltre 40 missioni svolte nei Paesi in via di sviluppo,come Filippine, Afghanistan, Venezuela, Madagascar, Senegal e Kenya, una nuova missione umanitaria per il primario italiano, stavolta in terra d’Italia..

Ma non basta.  Dopo 12 mesi di attesa che gli avvenimenti prendessero una giusta direzione, Scopelliti  ha deciso di autodenunciarsi ed ha presentato un ricorso al giudice del lavoro contro la Asl Roma-E e contro la Regione, in attesa che forse la Corte dei conti verifichi se ci siano gli estremi di danno erariale. Il mondo ha cominciato a girare all’incontrario o, forse, nel verso giusto.

 

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