E MENTRE TUTTI FESTEGGIANO SAN GIORGIO, NOI RICORDIAMO SANTA PETRONILLA

Di lei si sa poco, anzi pochissimo. Del resto, stiamo parlando di una martire cristiana vissuta tra il primo ed il terzo secolo dopo Cristo. Insomma, una figura più leggendaria che storica. Eppure Santa Petronilla, nata forse in Galilea e morta certamente a Roma (almeno a Roma è il suo sarcofago) è santa celebrata certamente in Francia, della quale è patrona, e certamente ad Assoro, in provincia di Enna, dove il 31 maggio si festeggia la celebrazione della martire patrona della cittadina ennese.

Pare fosse la figlia di San Pietro (ma è improbabile, si tratta solo della somiglianza dei nomi ad avere indotto molti a pensarlo) e pare fosse suo fervido devoto nientemeno che Carlo Magno.

Quello che noi vecchi ragusani sappiamo per certo è che nella nostra città il suo culto venne rispettato, fino a non molti decenni fa. Ne fa fede il fatto che ancora qualche anziana signora di Ibla porta il suo nome (insieme a quello, ancora più antico e leggendario, di Domitilla, chè però se oggi ad una neonata iblea si impone il nome Domitilla i parenti e gli amici credono ad una eccentricità anglosassone e/o televisiva alla stessa stregua di una Jessica o Samanta).

Un tempo adorata, oggi dimenticata. Triste destino per la Petronilla iblea. A meno di non essere smentiti, e ne saremmo felicissimi, tra un tripudio ed uno scoppio in onore del Santo Cavaliere, del quale ci apprestiamo a festeggiare – nel prossimo fine settimana – la grande festa. A proposito, ma il prossimo fine settimana è il 2 e il 3 di giugno, e San Giorgio non si festeggia(va) il 23 aprile? Misteri della fede, verrebbe da dire, se non fosse che non c’è nulla ma proprio nulla di misterioso nel differimento della data di festeggiamento del megalomartire che viene dalla Cappadocia. In questo i Sangiovannari sono sempre stati molto più legati alla tradizione rispetto a quelli di Iusu. Il 29 agosto e basta. E pazienza se alla fine del mese agostano spesso “si rumpi u tiempu” e arrivano quei temporali che fanno tremare e inzuppare i tantissimi devoti del Santo con la pelle di leone. Se è tradizione è tradizione, non può essere marketing. Così come del resto anche a Modica dove San Giorgio a cavallo viene festeggiato non proprio il 23 di aprile ma il finesettimana successivo. Cosa già più corretta e tradizionalmente accettabile. Ad Ibla, che pure si vanta di essere scrigno di antichi valori e tradizioni, si è preferito far slittare, progressivamente, verso il bel tempo del mese di giugno la festa che comunque ci vedrà in primissima fila a salutare il santo uccisore di draghi. Ma con un pensiero a Santa Petronilla, che tanto lei non se ne cura, come insegna la tanto citata tradizione. Si narra infatti che durante il suo martirio, ovvero infilata in un forno ad arrostire, la Santa venisse periodicamente controllata dai suoi persecutori, i soldati romani. Costoro aprivano il forno e chiedevano: “Pitrunida, comu si?” E la Santa martire, serafica, rispondeva: “né caura né frida, tanticcia surateda”.

 

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