LA DEMOCRAZIA COME RESPONSABILITA’: RISCOPRIRE L’ART. “2” DELLA COSTITUZIONE

Davanti al discredito crescente che sta travolgendo i partiti politici non basta indignarsi. Le parole possono diventare pura retorica, se ci si limita ad invocare una generica moralizzazione. Lo scandalo può diventare cinismo, se non si intravvedono alternative. L’unica arma nelle nostre mani è la politica.

Riscoprire il diritto di cittadinanza come responsabilità, superare l’individualismo esasperato in cui spesso siamo precipitati negli ultimi anni, un individualismo vissuto solo come difesa dall’intromissione dello Stato, quasi anarchico (nel senso nobile della parola, perchè ci ricorda il valore della libertà e il pericolo dell’autorità), per tornare a sentirci responsabili di noi stessi e degli altri : è la sfida per rinsaldare la nostra democrazia così sfaldata. L’art.2 della nostra Costituzione (uno dei meno citati, forse non a caso) accanto al riconoscimento dei diritti inviolabili sancisce i doveri “inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”: proprio per godere pienamente di un diritto devo sentire tutta l’importanza di adempiere il dovere corrispondente, con la consapevolezza che diritti e doveri sono strettamente intrecciati nella dimensione collettiva della comunità nazionale.

Il diritto di voto, centrale in ogni democrazia, poiché espressione di uguaglianza e di partecipazione, richiede la responsabilità di una scelta consapevole, che sia basata su programmi ma anche su uomini che abbiano credibilità, e che non prescinda dal controllo sull’operato degli eletti, da cui pretendere l’efficacia di un’azione amministrativa dinamica e lungimirante, secondo aspettative realistiche e spirito empirico di giudizio. Siamo invece assuefatti a vedere l’indecoroso spettacolo dell’attacco ad personam, del dibattito ridotto ad insulto, dell’urlo che sostituisce la pacatezza dell’argomentare. La democrazia si nutre di pluralismo, di ragionamento critico, di concretezza, di concertazione fra posizioni diverse. Anche i mass media devono ritrovare la responsabilità di informare cittadini liberi, non numeri di audience.

Non c’è vera democrazia senza la capacità di difendere l’economia reale dal capitalismo finanziario della speculazione borsistica: nel governo “del popolo” e “per il popolo” il lavoro in primo luogo va vissuto come il proprio contributo allo sviluppo collettivo, ciascuno nella sua mansione, e come fonte di dignità dell’individuo. Una questione urgentissima è quindi quella di garantire un’equa retribuzione, restringendo la forbice insostenibile fra i redditi medio-bassi e i più alti. “La giusta mercede negata al lavoratore grida vendetta agli occhi di Dio”, ci ricorda la Bibbia.

Non c’è democrazia senza sussidiarietà: la responsabilità di farsi carico dei soggetti svantaggiati attraverso la redistribuzione dei redditi implica da un lato il pagamento dei tributi dovuti e dall’altro il diritto di pretendere servizi efficienti; ma implica anche la capacità dal basso di esprimere vicinanza e solidarietà, “sia come singolo sia nelle formazioni sociali” (come recita ancora l’art.2) senza aspettarsi ogni intervento dall’alto delle istituzioni, ma progettando forme di sinergia fra privati ed enti pubblici che in modo nuovo rispondano ad esigenze nuove.

L’unica via possibile per rinsaldare la democrazia è essere protagonisti delle scelte, della moralizzazione e dell’impegno. Su questo non possiamo delegare altri.

Laura Vitale, componente dell’ Osservatorio Provinciale Interpartitico per le Pari Opportunità in rappresentanza dell’Associazione Territorio.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it