Scuole: Caos (per nulla) calmo

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola 
“Houston! … qui Ragusa.”

Dinanzi al paesaggio schizofrenico che scruto in queste settimane, allibito, a volte penso che il punto non sia se aprire o chiudere le scuole. Il tema è piuttosto: dobbiamo riaprire i manicomi? Un po’ per tutti. Me compreso. In presenza. Rigorosamente in presenza. Non a distanza.Dov’è la follia? Dappertutto. Per cominciare, l’antipasto delle contraddizioni, che mi fa letteralmente impazzire: il Governo italiano ha pervicacemente voluto dal 10 gennaio la didattica in presenza, consapevole dello scenario ovunque sempre più colorato da contagi diffusi e conscio del rischio che tale risoluzione avrebbe contribuito a determinare. 


Bene. A livello locale, in molti casi, presidenti di Regione, sindaci, consiglieri comunali hanno pubblicamente manifestato il più aspro dissenso, entrando in grave contraddizione logica con i partiti e movimenti nazionali ai quali fieramente appartengono. Partiti e movimenti che di fatto hanno invece avallato e sottoscritto la scelta “aperturista” (e la filosofia ad essa sottesa) del Governo. I politici locali sono sovente entrati così in conflitto con sé stessi, come in un ideale “disturbo di personalità multiple” (solo politicamente parlando, ovvio). Eppure, lo ribadiamo, il quadro dei contagi è preoccupante ovunque in forma abbastanza omogenea sul territorio nazionale. Credetemi. È una ambivalenza tra realtà nazionale e realtà locale di fronte alla quale io, da cittadino, sclererei pure in scioltezza.


Ma diamo seguito alle portate del delirio. Il primo piatto: mi sembra pittoresca e bizzarra l’idea che la scelta di chiudere le scuole al mattino non venga vanificata già al pomeriggio dalle abitudini dei ragazzi di ritrovarsi in piazza, al porto, al centro commerciale, in palestra, al bar, nel mondo reale. Detta altrimenti: tu pensi di salvare il mondo dalla pandemia chiudendo l’unico spazio in cui per ore gli individui sono controllati e soggetti a misure cautelative obbligatorie (mascherine, distanziamento, sanificazione … ) e lasci aperto tutto il resto che non è soggetto ad un reale controllo. D’altro canto, infierire ancora sui bambini in fase evolutiva a colpi di privazioni e di lockdown sarebbe davvero ingiusto e pericoloso. Lo capiscono tutti, persino su facebook.Ineluttabilmente nelle prossime settimane i contagi continueranno ad aumentare, alcune classi saranno costrette alla Dad, e le scuole dovranno fare i conti con l’assenza di personale. Persistono le carenze nelle procedure di tracciamento e di prevenzione, mancano le mascherine ffp2 in Sicilia e in molte aree del territorio nazionale. Lo so. Ma alla luce del fatto che molti adulti non hanno rinunciato a svaghi e amabili convivialità e ameni assembramenti, che senso avrebbe fare ricadere il peso di questa nuova ondata di contagi su una sola generazione già colpita e severamente penalizzata? 


Secondo logica e nel rispetto delle preoccupazioni di tutti noi, genitori, docenti, ragazzi, eventualmente, dopo aver – Dio non voglia! –  chiuso tutto (gli stadi, i mercati, le palestre, i ristoranti, i bar, le chiese, e via dicendo), la chiusura delle scuole potrebbe essere l’ultimo provvedimento restrittivo da adottare. Non trascurabili sono infatti le implicazioni didattiche, psicologiche, sociali (in termini di discriminazione dei più fragili) delle misure imposte nei mesi scorsi. La Dad, nell’emergenza sanitaria, in cui il dramma dei trasporti e dei vaccini non è stato affrontato sino in fondo dagli adulti, sarebbe un sacrificio “temporaneamente sostenibile” per gli alunni più grandi (gli over 12). A mio parere, alle “scuole superiori” (dalla “seconda media” in su), diventa ragionevole ricorrere alla Dad @per limitare l’incremento dei contagi.


Nel nostro psico-pranzo, è il momento del secondo: possibile che siamo costretti a vivere in una regione, la Sicilia, in cui sembra regnare a riguardo l’anarchia e le scuole sono state (e rischiano di esserlo nuovamente presto) aperte e chiuse a macchia di leopardo, secondo l’arbitrio di sindaci che, incuranti delle leggi dello Stato e delle prevedibili obiezioni del Tar, fanno ciascuno come felino gli pare? Ha senso per le famiglie e per gli alunni essere in balia degli umori e degli impuntamenti dei singoli? Se è vero che la legge prevede con ineludibile chiarezza che i sindaci possano intervenire con proprie ordinanze solo in “zona rossa” (e solo previo parere dell’Asp territoriale), cosa abbiamo fatto di male noi siciliani per dover espiare in questo marasma da ricovero? Meritiamo di essere così disorientati? Chiedo per il mio compagno di reparto. 


Arriva finalmente il dessert: si parla disinvoltamente ovunque della Dad. Ma la Dad non esiste in sé. È molte cose diverse. Perché l’orizzonte di un bambino di 4 anni non è assimilabile a quello di un diciassettenne. Il primo e ultimo anno di Scuola dell’Infanzia, il primo anno della Scuola Primaria, il primo anno della Scuola Secondaria di primo grado andrebbero garantiti in presenza e protetti quali Patrimonio dell’Umanità. L’umanità a venire.Esiste un “Diritto alla Crescita”. Per i più piccoli e soprattutto per i più fragili tra loro, alla lunga, la Dad sarebbe come il titolo di una poesia senza versi. Come un “furto” inconsapevole di sorrisi a venire. Come un pranzo senza parole e domande così classiche e tuttavia impertinenti: “Come è andata oggi a scuola?”

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