“LO SCIOPERO DEGLI ELETTORI”

“Che un deputato o un senatore, o un presidente di Repubblica, o chiunque tra tutti gli strani burloni che reclamano una funzione elettiva, quale che sia, trovi un elettore” e “lo ripaghi del suo voto” solo con “bastonate in testa”, “calci nel didietro”, “ colpi di fucile nel petto”, “in verità tutto ciò supera le nozioni già parecchio pessimiste che fin qui mi ero fatto dell’umana stupidità”

Era il lontano 1888 quando uno scrittore francese, Octave Mirbeau, energicamente proferì tali coraggiose parole, senza tempo su “Le Figaro”,con il titolo “ lo sciopero degli elettori”.

Fotografia perfetta dell’attuale situazione in cui l’elettore, confuso e disperso tra i vicoli di un labirinto angoscioso, la Politica, è costretto a vagare.

Lo sciocco elettore, secondo la filosofia di pensiero di Mirbeau, è una delle tante pecore del gregge che ancora crede nel sistema elettorale ed in quelle promesse, “mucchio di cose meravigliose” che sembrano essere così vere, statue marmoree indissolubili, per poi invece sgretolarsi, ad un leggero soffio di vento, come castelli di sabbia. Per lo stesso, l’elettore ha solo una ragion d’essere: “ vale a dire pagare un mucchio di cose di cui non godrà mai.”

La sua logica è fredda e disillusa: l’elettore “ha votato ieri, voterà domani, voterà sempre. Le pecore vanno al macello. Non si dicono niente, loro, e niente sperano. Ma almeno non votano per il macellaio che le ucciderà, e per il borghese che le mangerà. Più bestia delle bestie, più pecora delle pecore, l’elettore nomina il proprio carnefice e sceglie il proprio borghese”.

“E se esiste” – conclude lo scrittore francese- “ in un luogo ignorato, l’onest’uomo capace di governarti e amarti, non rimpiangerlo. Sarebbe troppo geloso della sua dignità per mischiarsi alla lotta fangosa dei partiti, troppo fiero per ricevere da te un mandato che tu accordi soltanto al cinico audace, all’insulto e alla menzogna.

Te l’ho detto, buonuomo, rientra a casa e fa sciopero.”

Mirbeau era così avvilito della situazione politica della Francia del suo tempo da consigliare agli elettori di scioperare, di non votare; anzi considera “imbecilli e poveri diavoli” coloro che, invece, esprimono la loro scelta.

Ho voluto rendere noto- a chi non lo conoscesse- questo testo proprio per contestualizzarlo alla luce dell’attuale ferruginosa questione politica e non per appoggiare la tesi antipolitica del non voto.

A cosa servirebbe non votare? A nulla!

Si è soliti, nel clima di amarezza generale, ascoltare sempre più testimonianze racchiuse nel “ voterò il male minore”.

Nel caso in cui si scioperasse, sarebbe proprio “il male maggiore” ad avere il sopravvento.

Gli unici a recarsi alle urne potrebbero essere gli estremisti, che non perdono mai il loro furor e fervore, o le voci di protesta, o proposte attempate ed inesperte ecc.

A tal proposito, vorrei aprire una parentesi personalissima, sperando di non urtare la sensibilità alcuna, su “i Grillini”. In verità apprezzo il loro credo di protesta e la loro attività viva e non passiva, ma i loro uomini, i loro programmi non mi convincono: sembrerebbero accozzaglie di “cose” confuse, grida capricciose infantili, che , nei fatti, potrebbero portare al peggio; ma, chiudendo parentesi, sarà solo il tempo a dare le giuste risposte.

Così, sorge, improrogabile, tale interrogativo: quando avrà senso il voto?

Avrà senso quando la politica diventerà Politica, servizio gratuito al e del cittadino!

Tutto ciò è possibile, insistendo sui tagli alla casta e ai privilegi, agli stipendi dei politici. Quando fare politica non sarà più appetibile, quando significherà rinuncia per il bene comune e non serbatoio di potere e denaro, allora sarà lì che l’Italia alzerà il capo e non sarà più, “nave sanza nocchiere in gran tempesta”.

Coraggio Italia, coraggio elettori!

 

 

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