UNA PARABOLA

Vi racconto una storia. In forma di parabola.

C’era una volta un professionista, esperto di cose di comunicazione (e di qualcos’altro) e dipendente del Servizio sanitario Nazionale, che aspirava ad avere compiti – nella sua azienda – congrui rispetto alle sue competenze. Aspirava cioè a mettere al servizio della sua azienda il know how accumulato e affinato in tanti anni di lavoro e di esperienza,  gran parte della quale derivava da cose fatte, naturalmente, fuori dalla sua azienda, per la precisione nell’ambito universitario (che sta all’ambito sanitario come il giorno sta alla notte….).

Sorpassato per anni da brutti ceffi suoi colleghi,  ammanicatissimi col potere politico che da tempo immemore gestiva le cose della sanità, il nostro decide – estenuato da tanta attesa – di rivolgersi ad un illustre uomo politico di destra, al quale naturalmente non può promettere nient’altro che la sua riconoscenza personale e la possibilità di fargli fare un’ottima figura, essendo scritta persino negli antichi sussidiari dei bimbi di 8 anni la sua identità politica e ideologica a sinistra!

L’incontro fra due intelligenze superiori produce il miracolo: il nostro uomo (che chiameremo, simpaticamente, Alice…..) viene chiamato dalla Direzione Aziendale a occuparsi di tante di quelle cose che non basterebbe – in teoria – una vita a svolgerle. Viene fatto accomodare in una stanza preparata ad hoc. Viene persino mandato a formarsi presso un importante centro regionale. Per i primi 3 mesi gli viene costantemente rammentato che da lì a poco inizierà una intensa attività nei settori che più concernono le sue specifiche conoscenze e competenze professionali.

Dopodichè tutto si ferma: qualcuno si è messo di traverso. Ci si avvicina al cambio di amministrazione, conseguenza del cambio politico regionale. Alice, mestamente, attende.

La nuova amministrazione non dà segni di grande interesse per la comunicazione – probabilmente in gran parte per idiosincrasie caratteriali del nuovo manager. E tuttavia il nostro uomo riesce, faticosamente,  a ritagliarsi un piccolo spazio (assolutamente inadeguato) di funzioni, pagando il prezzo di dover vicariare – assolutamente controvoglia – un addetto stampa che c’è ma a cui non viene consentito di lavorare per effetto di uno strisciante (e ipocrita) spoil system, essendo quest’ultimo vicino a  quel politico di destra di cui sopra….

Un po’ come se si chiedesse a Galimberti di occuparsi della cronaca di Busto Arsizio (con tutto il doveroso rispetto per gli addetti stampa).

Per ben tre anni gli viene detto che il suo lavoro riceverà il riconoscimento, la visibilità, gli strumenti organizzativi che spettano ad un servizio che cura la comunicazione, dentro e fuori delle strutture sanitarie.

La seconda amministrazione termina anzitempo (sia pure di poco)il suo mandato e il nostro caro, tenero, romantico Alice rimane, in una sorta di inerzia dell’intelletto, ad aspettare che arrivi il nuovo manager, a cui rivolgerà la solita richiesta di sciogliere le riserve e di poter lavorare a pieno regime nel settore per cui ben 4 anni prima è stato chiamato a occupare quella stanza preparata ad hoc.

Ho provato a chiedere ad Alice cosa ha imparato in questi ultimi anni della sua vita professionale. Mi ha risposto – visibilmente triste e svogliato:

–         Di aver fatto una enorme fesseria ad aver scelto il posto “fisso”, tanti ma tanti anni prima

–         Che della comunicazione ai manager della sanità, di solito,  non potrebbe fregare di meno (a meno che non sia nella forma dell’autocelebrazione)

–         Che se rinascerà, sceglierà di fare il chirurgo a 500.000 euro all’anno, o il monaco tibetano, o il rivoluzionario alla Che Guevara!

–         Che occorre costantemente spiegare alla gente che la sanità è piena di gente che fa decorosamente, appassionatamente, eroicamente il proprio lavoro, a dispetto della politica (quella triste e becera praticata in genere nell’universo delle cose sanitarie……).

Alice…….(da uno spunto di Lewis Carroll).

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