L’AUTONOMIA REGIONALE DELLA SICILIA

La Regione siciliana gode di un regime di particolare autonomia, definita “speciale”, che l’ha dotato di una ampia autonomia politica, legislativa, amministrativa e finanziaria.

La Regione Siciliana ha competenza esclusiva (cioè le leggi statali non hanno vigore nell’isola), su una serie di importanti materie, tra cui beni culturali, agricoltura, ambiente, pesca, enti locali, territorio, turismo, polizia forestale.

Per quanto riguarda la materia fiscale, la totalità delle imposte riscosse in Sicilia resta nell’isola e la Regione è dotata di completa autonomia finanziaria e fiscale.

Tuttora alcune prerogative statutarie non sono, in quanto mancano le norme di attuazione da emanarsi dalla Commissione paritetica Stato Regione.

L’Autonomismo fu un modo per svuotare il separatismo, guidato dal Movimento Indipendentista Siciliano, che all’indomani dello sbarco alleato del luglio 1943 era uscito dalla clandestinità in cui era stato sotto il periodo fascista, chiedendo l’affrancamento della Sicilia dallo Stato Italiano. Svanì quasi subito invece l’idea che la Sicilia divenisse uno stato federato agli Stati Uniti d’America. L’autonomia fu concessa il 15 maggio 1946 dal re Umberto II di Savoia, è disciplinata da uno Statuto speciale che ha assunto il rango di legge costituzionale, essendo stato approvato con legge costituzionale n. 2 del 26 febbraio 1948, ed è stata recepita nella Costituzione all’art. 116. Ogni modifica allo Statuto, trattandosi di legge costituzionale, è sottoposta ad una doppia approvazione, a maggioranza qualificata, da parte delle Camere.     

Le prime elezioni per l’Assemblea regionale siciliana si svolsero il 30 aprile 1947, e il 25 maggio 1947 ci fu la prima seduta parlamentare. Fino al 1970 (data di nascita dei Consigli delle regioni ordinarie) è stata l’assemblea legislativa italiana più importante per poteri e numero di abitanti amministrati, dopo le due Camere.

La storia politica di sessant’anni di autonomia speciale in Sicilia, e dei suoi governi, ha vissuto momenti di vivacità, che hanno portato a definire la politica siciliana una sorta di “Laboratorio politico”, e altri più bui che, purtroppo, sono preponderanti.

In Italia ci sono regioni a statuto speciale in cui lo Statuto  è  virtuoso o magari soltanto utile e storicamente giustificato, ma in Sicilia l’ autonomia ha prodotto la bancarotta economica, politica e morale.         L’autonomia ha prodotto un ceto parassitario senza uguali in Europa che lucra per se stesso più dei laziali. Il deputato guadagna tra i 15 e i 20 mila euro netti al mese tra stipendio, diaria, spese per lo svolgimento del mandato e indennità di soggiorno. Il rimborso ai gruppi raggiunge il record di 12 milioni l’anno. Parliamo del più ricco Parlamento regionale d’Italia, che costa 170 milioni di euro, due volte più del Lazio e cinque volte più della Lombardia. Dal 2007 al 20013 l’Europa ha destinato alla Sicilia un totale di sei miliardi e mezzo di euro che la Regione non riesce a spendere, se non in minima parte. E i dipendenti sono 29.000, più di quanti ne ha la Casa Bianca, pagati come  i funzionari del Senato grazie ad una delibera che risale al novembre del 1948.

I presidenti, specie gli ultimi in ordine di tempo, sono stati tutti politicamente  imbarazzanti e penalmente compromessi (basta ricordarli: Drago, Provenzano, Cuffaro, Lombardo). L’ultimo, Lombardo, si era costruito uno staff composto da 1400 fidatissimi clienti, e per tutti ci sono indennità, contributi, diarie.

Nonostante gli sforzi dell’ultimo assessore Massimo Russo, la Sicilia ha la sanità peggiore d’Europa, nove miliardi di euro l’anno e 50.000 dipendenti; e poi le strade più scassate  e più sporche d’Italia, le scuole degradate, i trasporti interurbani radi e inefficienti, i porti interrati  e caotici, le aree industriali abbandonate (le cosiddette Asi), le città coperte di rifiuti, lo scandalo dell’aeroporto di Comiso, pronto e fermo da oltre cinque anni, dove il sindaco e i suoi amici hanno giocato a correre con le Ferrari, la mancanza di un piano energetico, l’inesistenza di un collegamento autostradale Nord-Sud, la catastrofe dell’agricoltura, il fallimento della politica del turismo per un isola tra le più belle al mondo.

 In Sicilia dovunque ci sono siti archeologici di qualunque epoca e origine; la regione  mantiene 1750 custodi (11 per sito contro i 4 della Toscana)  ma non cura la manutenzione dei siti e nel pomeriggio tiene chiusi musei e siti.

Questo esperimento dura da oltre cinquant’anni e non mostra prospettive di cambiamento. L’elezione di Crocetta, persona rispettabilissima e di grandi princìpi ma che non pare abbia dato grande prova di buon amministratore quando era sindaco di Gela, a molti è sembrata una svolta. Ma non ha la maggioranza in consiglio regionale e, per governare, dovrà trovare l’appoggio degli ex giannizzeri di Cuffaro, Lombardo e Berlusconi. E dovrà trovare la forza e il coraggio di liberarsi dei grossi burocrati dell’apparato che forse sono più forti della politica. Cambierà la Sicilia o forse è giunto il momento di rinunciare all’autonomia e liberare il popolo siciliano da questo strumento di sfruttamento che è diventato lo statuto speciale?

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