Due nuovi medici saranno in servizio al pronto soccorso di Modica, entrambi con contratto di natura libero-professionale e la possibilità di svolgere fino a 38 ore settimanali. Si tratta di un’importante novità arriva per la sanità modicana, con un miglioramento significativo per uno dei reparti più sotto pressione, il pronto soccorso dell’Ospedale Nino Baglieri di […]
Province: niente riforma e niente voto diretto. Va sotto il Governo Schifani tra 1000 polemiche
07 Feb 2024 21:05
Fallisce il tentativo del governo di Renato Schifani di reintrodurre il voto diretto nelle Province in Sicilia. L’Assemblea con voto segreto, 25 favorevoli e 40 contrari, ha bocciato il disegno di legge. La riforma delle Province era uno dei punti del programma elettorale del presidente della Regione Renato Schifani. Subito dopo la votazione con cui l’Assemblea ha bocciato il disegno di legge, il governatore ha abbandonato l’aula parlamentare facendo rientro a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione. Nella stanza del governo del Parlamento regionale si sono riuniti il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il vice presidente della Regione con delega ai rapporti con l’Assemblea Luca Sammartino e il coordinatore siciliano di Forza Italia Marcello Caruso. A chiedere il voto segreto sono stati tredici parlamentari (ne servivano sette per regolamento), dodici dell’opposizione più Gianfranco Miccichè.
LE REAZIONI POLITICHE
PARTITO DEMOCRATICO
“Il voto di oggi all’Ars era una morte annunciata. Adesso bisogna pensare alle elezioni di secondo livello nelle Province. La maggioranza è rimasta vittima delle sue stesse forzature”. Lo ha dichiarato il deputato del Pd all’Assemblea regionale siciliana, Nello Dipasquale, intervenendo a Sala d’Ercole dopo il voto sul ddl Province. Dipasquale ha poi aggiunto una considerazione sul voto segreto: “Uno strumento di democrazia che difenderemo”.
DEMOCRAZIA CRISTIANA
“Nel programma del Presidente Schifani è scritto a chiare lettere che i protagonisti del voto devono essere i cittadini e questo è quello che prevedeva la riforma bocciata oggi in Aula. Non vogliamo, pertanto, sentire parlare di elezioni di secondo livello, quelle per le quali voterebbero solo i sindaci ed i consiglieri comunali, soprattutto se questa proposta arriva da esponenti di maggioranza. Rimaniamo, pertanto, interdetti nel sentire che l’onorevole Assenza chieda l’elezione di secondo livello, dopo che, mesi addietro, tutte le forze di maggioranza hanno sottoscritto, in maniera compatta, il programma del presidente Schifani”.Lo dichiarano il segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro, il capogruppo all’Ars, Carmelo Pace e il presidente della I Commissione Affari Istituzionali, Ignazio Abbate.”Quello che deve essere chiaro a tutti – prosegue – è che non può esserci alcun passo indietro: il testo di riforma delle Province deve tornare presto all’esame dell’Ars per essere discusso. Occorre che la legge venga approvata per salvaguardare i territori e per rendere protagonisti gli elettori, facendo così prevalere la democrazia. Mi auguro che, su questo argomento, tutta la maggioranza sia lealmente convinta”, concludono Cuffaro e Pace.
L’on. Campo contro l’on. Abbate
“La conduzione dei lavori sul ddl Province da parte del presidente della prima Commissione Ignazio Abbate è stata letteralmente disastrosa. Ha ignorato il parere degli uffici dell’Ars, portando in aula la norma sulle Province, poi bocciata, giudicata da questi incostituzionale. In questo modo ha fatto perdere tempo al Parlamento e al presidente della Regione, costretto a stare in aula per sorvegliare la sua maggioranza piuttosto che a parlare con medici, agricoltori e con le persone che chiedono aiuto. Lo stesso ha fatto con la norma salva ineleggibili, anche questa portata in aula nonostante il parere negativo degli uffici. Una conduzione di questo tipo da parte di un presidente di commissione è inaccettabile, si dimetta”. Lo ha detto oggi in Aula la deputata del M5S Stefania Campo, dopo la bocciatura del ddl sulle Province.
FRATELLI D’ITALIA
“Quella scritta qui all’Ars con la bocciatura del disegno di legge sulle Province non è una bella pagina. Nonostante le mie perplessità sul rischio di un’impugnativa dei comizi elettorali da parte di qualsiasi elettore davanti al Tar, sono infatti rammaricato per l’esito di questo voto poiché condivido la necessità di ridare la parola ai cittadini in un organismo così importante”. Lo afferma Giorgio Assenza, capogruppo all’Ars di Fratelli d’Italia, aggiungendo: “Dobbiamo anzitutto riflettere seriamente sull’opportunità di mantenere nel regolamento dell’Ars il voto segreto su tutte le materie. Mi assumo l’impegno di proporre una norma che modifichi questa assurdità e vergogna, in modo da riservare il voto segreto solo a specifici argomenti e nelle valutazioni sulle persone. Considerando che a livello nazionale la reintroduzione del voto diretto per le Province è attesa nel 2025, ritengo che intanto in Sicilia debba cessare l’era decennale dei commissariamenti, facendo ricorso in questa fase almeno all’elezione di secondo livello. Infine sono del tutto contrario all’accanimento manifestato qui in aula contro il presidente Renato Schifani, il quale coraggiosamente ha sollecitato i partiti della maggioranza a fare quadrato su questa riforma per adempiere a uno dei punti programmatici del governo regionale. Purtroppo così non è stato, ma ciò non giustifica di certo atteggiamenti arroganti nei suoi confronti”.
IL MOVIMENTO 5 STELLE
“Lo schiaffone a Schifani sulle Province si è sentito fino a Roma e non può non avere conseguenze. Questo governo deve andare a casa”. Lo ha affermato in Aula il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca, appena dopo la bocciatura dell’articolo 1 della legge sulle Province “che decreta la bocciatura dell’intero apparato normativo”. “Si tratta – ha sottolineato Antonio De Luca – di un risultato anche più clamoroso di quello che immaginavo, anche se avevo sottolineato che questo ddl non era condiviso nemmeno dalla sua maggioranza, ma Schifani ha avuto l’arroganza di presentarsi in aula e prendere in diretta questa sonora batosta sulla legge che porta la sua firma. Ora tragga le dovute conseguenze e si dimetta, anche perché questa è l’ennesima dimostrazione che questo governo non ha più maggioranza né in aula né fuori da essa”.
© Riproduzione riservata