“IMMAGINE DISTORTA DEL COMUNE E DELLA CITTÀ”

La lente di ingrandimento che tutta l’italia ha puntato su Modica dopo la richiesta di rinvio a giudizio per i 106 dipendenti comunali coinvolti nell’indagine sull’assenteismo, rischia di restituire un’immagine distorta del nostro Comune e della nostra Città.

Il mio ruolo di Sindaco mi porta a comprendere pienamente e anche a condividere il disappunto dei nostri concittadini e dell’opinione pubblica in generale per una condotta che – nei termini in cui emerge dall’indagine ed è stata formulata nell’accusa – si presenta come un danno all’intera collettività e quasi un oltraggio alle tante persone che oggi si trovano senza un lavoro.

Per questo voglio innanzitutto garantire a tutti che l’intransigenza per il rigore nella vita dell’ente pubblico e la pretesa per il rispetto delle regole sono per noi priorità non solo professate ma anche quotidianamente applicate.

Ma il mio ruolo di capo dell’amministrazione da cui dipendono i soggetti indagati mi porta anche a dover fare un richiamo al buon senso dell’opinione pubblica e un appello ad evitare le condanne popolari e i giustizialismi, che diventano tanto più facili quanto più il contesto generale incoraggia – seppur legittimamente –  la rabbia e l’indignazione.

E per questo mi sento in dovere di chiarire ulteriormente alcune cose:

 

  1. Il Comune di oggi non è più quello di allora: questa richiesta di rinvio a giudizio arriva oggi e si presenta all’opinione pubblica oggi, ma si riferisce a fatti accaduti tra il 2009 e il 2010.

Nel frattempo il fenomeno dell’assenteismo è stato pressoché debellato, se non per episodi marginali che è ancora nostro dovere prevenire, controllare e reprimere con la massima attenzione e tutti gli strumenti di cui disponiamo.

Come ho ricordato ieri, l’Amministrazione ha imposto l’introduzione di regolamenti certi e meccanismi disciplinari. E negli stessi dipendenti è maturata, grazie all’esito esemplare delle indagini condotte dalla Procura ma anche grazie al “cambiamento culturale” che abbiamo cercato di indurre quotidianamente, una consapevolezza maggiore rispetto alla responsabilità del proprio ruolo.

 

  1. Il Comune, oltre a costituirsi parte civile, ha già avviato tutti i provvedimenti disciplinari nei confronti del personale sottoposto ad indagine.

Se questi provvedimenti sono stati sospesi in attesa del giudizio definitivo non è certo per volontà di proteggere chi ha commesso errori o di far venir meno la tutela dell’intera collettività nei confronti di questi errori: è, semmai, nel rispetto delle norme in materia, per evitare che a seguito di un’eventuale assoluzione  si determinino ulteriori danni per la P.A..

C’è, in questo senso, un precedente esemplare: a seguito dell’indagine è stato emesso un solo provvedimento di licenziamento immediato nei confronti dell’unico dipendente che aveva “confessato” la propria condotta assenteista; ebbene, a seguito del suo ricorso il giudice del lavoro lo ha reimmesso in servizio, perché persino le sue dichiarazioni sono state considerate un mero elemento di indagine e non una prova piena, all’altezza di sostenere l’emanazione di un provvedimento così grave come il licenziamento.

 

  1. L’indagine della Procura riguarda 106 dipendenti, su un totale di 542 (126 sono solo quelli in servizio nella sede centrale): si tratta quindi del 19% e non dell’85% dei dipendenti del Comune. Si tratta di casi tutti diversi tra loro, rispetto ai quali si configura una responsabilità personale che impedisce a chiunque di fare semplicemente di tutta l’erba un fascio. Innanzitutto i 106 dipendenti in questione non erano tutti effettivamente assenti (sarebbe impensabile che questo potesse passare inosservato), ma sono stati coinvolti nell’indagine a vario titolo. Inoltre, se è vero che ci sono condotte che si presentano estremamente gravi (come quelle giustamente portate ad esempio dalla Procura) altrettanto vero che alcuni sono indagati per episodi molto meno eclatanti (anche per essere semplicemente andati a prendere un caffè) e sono invece dipendenti competenti ed operosi.

Mi auguro che i tempi della giustizia ci aiutino a fare al più presto piena chiarezza sulle singole responsabilità, ma mi auguro già sin d’ora che, a fronte di una condotta adeguata dei dipendenti, della vigilanza dei dirigenti e della responsabilità dell’Amministrazione, i nostri concittadini comprendano che le leggi e le regole vanno rispettate sempre, sia nel momento di garantire i diritti sia nel momento di applicare le pene.

 

Il sindaco

Antonello Buscema

 

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