È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
IL CINEMA E IL SOGNO
28 Nov 2012 11:58
Il cinema è l’arte dell’immagine. Dell’immagine in movimento. Tutto il resto – tutto il suo resto – contribuisce all’affermazione del primato dell’immagine: suoni, parole, musica.
E’ questo che probabilmente rende l’esperienza cinematografica così vicina a quella onirica, nella quale la preminenza eidetica (ovvero: dell’immagine) si afferma sui contenuti verbali e su quelli cinestesici.
Il linguaggio filmico si struttura intorno ad alcuni principi organizzativi ed espressivi fondamentali che ritroviamo operanti anche nella produzione dei sogni: lo spostamento e la condensazione, i quali ultimi riproducono le figure retoriche della metafora e della metonimia. Lo spostamento è il meccanismo mediante il quale un’immagine sta al posto di un’altra, e la significa come una parola significa un oggetto. La condensazione è il meccanismo mediante il quale due immagini si fondono, risultandone una terza che in qualche modo significa entrambe le prime.
Questo e molto altro dovrebbe bastare a evidenziare come la smodata attenzione nei confronti della storia, della “trama” filmica, sia esageratamente sproporzionata rispetto ad altri valori estetici operanti in un film: il suo ritmo (montaggio), le sue valenze pittoriche (fotografia), la ricchezza/completezza scenica (scenografia), e così via. D’altronde non è un caso che la funzione registica sia essenzialmente una funzione di coordinamento applicata a molte materie.
Alcune scuole di pensiero estetico giungono ad affermare che la secondarietà della trama, che è nient’altro che la narrazione, debba considerarsi persino nella letteratura, il cui principio compositivo è in realtà molto più simile a quello di una sinfonia musicale (ma può anche essere analogo a quello di un quartetto d’archi….).
La questione si era posta in modo pressante negli anni in cui si preferiva pensare all’arte nel segno della politica: erano cioè gli anni durante i quali si pretendeva di far agire unilateralmente il principio realistico dell’arte come strumento di lotta di classe. Oggi abbiamo una visione più complessa e articolata di cosa l’arte sia, di cosa debba fare e di quali siano i suoi obiettivi. Pensiamo inoltre che sebbene raccontare storie continui ad essere una delle necessità fondamentali dell’animo umano (e delle società in cui gli individui si incontrano), ciò che fa la differenza fra tradizione popolare ed arte sia il fatto che nella prima l’urgenza narrativa schiaccia quella espressiva, mentre nella seconda il rapporto si inverte.
Se le cose non stessero così, non avremmo modo di comprendere la specificità di quell’arte che “racconta” solo attraverso la composizione e l’articolazione di suoni: la musica.
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