La vacanza diventa uno stress se anteponiamo troppe aspettative

Dal prossimo dicembre, dopo cinque anni di chiusure forzate a causa del Covid, la Corea del Nord tornerà ad aprirsi al turismo internazionale. L’annuncio è stato dato sui social da Ktg, un tour operator cinese specializzato in tour nel Paese di Kim Jong Un. In attesa di conferme, questa sarebbe una ghiotta occasione per i viaggiatori più temerari, coloro che sin d’ora sanno comunque di mettere in conto il seguito di alcune regole ferree, altrimenti si va in carcere duro o davanti a un plotone di esecuzione. Vediamone alcune, almeno per quello che trapela dal Paese più chiuso del pianeta: niente jeans, perché troppo occidentali; niente mezzi pubblici per evitare contatti diretti con la popolazione locale; niente foto o passeggiate al di fuori dai circuiti ammessi dalle guide turistiche, solitamente due, solitamente spie; e se in una foto compaiono i ritratti del dittatore Kim Jong Un o dei suoi avi, assicurarsi che siano immagini a figura completa; non bisogna toccare assolutamente immagini o sculture dei leader di cui sopra, neanche per errore dovuto a stanchezza (pare che anni fa Kim Jong Un mise a morte un generale perché a quest’ultimo scappò uno sbadiglio durante una riunione); lo shopping si può fare soltanto nei negozi autorizzati; la Bibbia non è assolutamente ammessa, perché lì esiste l’ateismo di Stato. “Però – dicono i bene informati – si può fumare marijuana senza alcun problema”.
Una vacanza a Pyongyang e dintorni sarebbe troppo stressante? Concordo. Allora non andiamo tanto lontano e godiamoci le nostre cosiddette libertà.

A giudicare però dalle facce che si vedono in giro a fine agosto, anche quest’estate è andata così così. In molti si stanno ripresentando al lavoro più stanchi di prima. “Com’è possibile?”, si chiedono. Eppure abbiamo affittato la casetta al mare. Magari non sono più i due mesi pieni di vent’anni fa, solo una o due settimane, perché altrimenti avremmo dovuto chiedere un altro prestito in banca. Niente affitto breve? W il pendolarismo! Su e giù da Scoglitti, dalle Marine, da Donnalucata. Anche col prezzo dei carburanti, che s’impenna puntuale ogni fine giugno, questa è stata la soluzione ideale per tanti. Vabbè, poi abbiamo pagato un caffè o mezzo litro di acqua a 1,50 € ciascuno, il panino a 7 € e il mio vicino di ombrellone ha avuto la faccia tosta di lamentarsi per una doccia a 30 centesimi (Marina di Ragusa) per togliere la sabbia dai piedi e preservare la tappezzeria dell’auto.

La verità è che non siamo mai contenti. Molto spesso il periodo di riposo dalle consuete attività lavorative si trasforma in ulteriore stress e non riguarda soltanto chi decide di andare in un altro posto che non sia il suo, ma anche chi rimane in zona e va – anzi, è costretto ad andare – nella seconda casa, dove fa sempre le stesse cose della prima, frequentando la stessa cerchia di amici, parenti e conoscenti. Uguale risultato per chi fa il pendolare, dalla città al mare e viceversa. Azioni che ci riducono allo stremo fisico e soprattutto psichico, tra caldo, caro-vita e tanto altro. Quindi, vacanza da che cosa? Attendiamo un anno per andare in ferie e già dopo un paio di giorni perdiamo smalto. Le vacanze, per come le avevamo sognate, nella nostra mente svaniscono davanti ai conti sempre più salati di gelaterie e ristoranti, confusione, parcheggi insufficienti, mancanza di buon senso, disorganizzazione. Saremmo disposti anche a pagare un ottimo cono a 15 euro e invece ci presentano scontrini dove sottinteso c’è scritto “Io sono migliore degli altri che vi fanno pagare meno!” Alcuni ristoratori emettono conti di fritti di pesce surgelato come se fosse stato invece pescato due ore prima; proprietari offrono case vacanza a 100 euro per notte con materassi semi-sfondati e doccia gocciolante compresi nel prezzo. E la lista potrebbe continuare, nel ragusano come altrove, perché il “frega-turisti” si cela ovunque e la qualità è un optional. Per dire: a Milano, di recente si è innescata la polemica su due imprenditrici che in zona semi-centro hanno iniziato a vendere pane a 9 euro al chilo “perché dietro c’è uno storytelling”, cioè un racconto sul metodo di lavoro utilizzato, dall’impasto al forno. Lo “storytelling” riguarda acqua, farina, sale e lievito. Sai la novità! Ovviamente le panificatrici sono state prese a pernacchie.   

Tornando all’argomento, tutto questo non è vacanza ma si trasforma in stress sullo stress accumulato. Allora Marina di Ragusa, Scoglitti, Marina di Modica, eccetera, sono tutte mete rigorosamente da evitare. Idem la Sicilia, l’Italia, tutto il mondo e provincia.

Allora, dove andare? 
Le ferie sono sacre, la disconnessione dalla vita quotidiana è un dovere che dobbiamo intanto a noi stessi. Un investimento per la nostra salute, quella che veramente conta fino all’ultimo dei nostri giorni sulla Terra. Anche poche ore, a patto che siano indimenticabili.
Se passasse questo ragionamento, allora non “spenderemmo” ma “impiegheremmo” bene i nostri soldi. Senza attendere altro tempo prezioso, già a partire dalla prossima estate.
Scegliamo due o tre itinerari possibili alle nostre possibilità e aspettative, dai 3 ai 16mila chilometri di distanza da casa. Poniamoci l’obiettivo e risparmiamo denaro fin d’ora. E abbassiamo l’asticella sulle nostre aspettative: dovranno essere soprattutto giorni diversi.
Se al ritorno li rimpiangeremo, allora è fatta!   

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