Ragusani lamentosi ma risparmiatori: in banca hanno quasi 7 miliardi

Durante le celebrazioni per il centenario della giornata del risparmio in Italia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto, tra l’altro, che “incoraggiare il risparmio, per rifarci alla previsione costituzionale, significa incentivarlo come fonte importante del processo economico. Le iniziative per incoraggiare il risparmio sono, dunque, ancora necessarie e benvenute – ha aggiunto -. La prima condizione è che sia possibile risparmiare a livello individuale.”
Il presidente ha fatto cenno al primo comma dell’articolo 47 della nostra Costituzione, che recita: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.”

Noi siamo da sempre un popolo di risparmiatori. Una delle poche banche popolari a non cedere il passo, è nata e cresciuta a Ragusa; da poche settimane ha di fatto inglobato un’altra banca siciliana, da qualche tempo in difficoltà, dando vita a un nuovo polo di credito regionale.

Nonostante periodiche crisi economiche, pandemie, sofferenze per la marginalità geografica, nuove povertà e il racconto stesso di imprenditori e famiglie, piuttosto inclini al ribasso, nel bollettino emesso due giorni fa dalla Banca d’Italia sull’economia siciliana si scopre che in un anno e mezzo i depositi bancari dei ragusani, intesi come aggregato di imprese e famiglie, sono saliti da 5 miliardi e 160 milioni del dicembre 2022 ai 5 miliardi e 370 milioni del giugno 2024 (+2,5%). Ancora meglio hanno fatto le raccolte di titoli a custodia, cioè fondi comuni d’investimento, titoli di stato e obbligazioni varie: da 1 miliardo e 97 milioni a 1 miliardo e 578 milioni di euro. In quest’ultimo caso, si tratta del migliore risultato nell’Isola: +22,9%!

Sappiamo che i grandi numeri non dicono tutto. Come, per esempio, le cresciute difficoltà del cosiddetto “ceto medio”, costretto a tirare la cinghia per arrivare a fine mese tra bollette, mutui e rate varie. Così, molto spesso, i ricchi diventano sempre più ricchi e alcuni piccoli borghesi scivolano verso ristrettezze mai pensate. Nel suo discorso, Mattarella si è soffermato proprio su quest’aspetto: “Oggi – ce lo dicono i dati della Banca d’Italia – il 50% della popolazione italiana continua a non essere in grado di risparmiare. Con gravi disuguaglianze, e l’aumento della povertà rischia di perpetuare questa condizione nel tempo.”

Sempre in provincia, la diminuzione dell’1% dei prestiti, passati dai 4 miliardi e 240 milioni ai 4 miliardi 140 milioni nello stesso periodo considerato, rivela che lo stato economico negli ultimi mesi è migliorato, ma il ricorso ai prestiti di banche e finanziarie rimane necessario per coprire spese di beni e servizi.
Alzi la mano chi di recente ha comprato l’auto in contanti.
Resta la predisposizione quasi naturale del ragusano a mettere “testa cu testa” quanto denaro possibile, ogni mese, ogni anno. Un’eredità, un’abitudine innescata nel dna dei nostri avi e giunta fino ai nostri giorni. Una certezza contro l’incertezza dei tempi; ancora più difficile oggi, in un periodo storico dove il consumo è invogliato di continuo e gli stipendi ristagnano rispetto all’inflazione.
Però una volta tanto, il lamento di cui spesso siamo vittime inconsapevoli, viene sconfitto dai numeri. Per tutto il resto, tra poco c’è la tredicesima.

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