Protesta contro la chiusura di Versalis: “Un tradimento verso la storia industriale di Ragusa”

Oggi si è svolta la manifestazione di protesta contro la chiusura dello stabilimento Versalis di Ragusa, un evento che, nonostante il maltempo e una partecipazione inferiore alle aspettative, ha messo in luce una questione cruciale per il futuro del territorio. I sindacati della chimica ed energia (Filctem, Femca, e Uiltec) hanno proclamato lo sciopero generale, sostenendo che la decisione di Eni di chiudere lo stabilimento rappresenta non solo un danno per i lavoratori diretti e indiretti, ma anche un tradimento di una storia industriale che ha dato impulso all’intera economia ragusana.

Le confederazioni sindacali hanno espresso ferma opposizione alla chiusura

Le confederazioni sindacali della chimica ed energia di Ragusa hanno espresso la loro ferma opposizione, considerando inaccettabile la chiusura del sito, soprattutto alla luce del piano di investimento di Eni da due miliardi di euro per la chimica di base in Italia. La decisione di chiudere lo stabilimento di Ragusa appare incoerente rispetto alla continua operatività di altri impianti Eni, come quelli di Priolo e Brindisi, che continueranno a produrre etilene.

I sindacati chiedono che venga garantita la vocazione produttiva di Ragusa, tutelando i lavoratori del settore diretto e dell’indotto, e assicurando lo sviluppo occupazionale nel territorio.

Ragusa e la presenza delle industrie chimiche e petrolchimiche

Ragusa, infatti, ha visto nella presenza delle industrie chimiche e petrolchimiche, a partire dalla storica ABCD (poi divenuta Polimeri e infine Versalis), una delle principali leve di sviluppo e industrializzazione del territorio. Questo complesso ha rappresentato per decenni una fonte fondamentale di occupazione e un motore economico per la città e l’intera provincia, alimentando una rete di aziende locali legate all’indotto e creando posti di lavoro che hanno sostenuto le famiglie e la comunità.

Oggi, quella realtà sembra vacillare, messa in discussione dalla decisione di Eni di chiudere lo stabilimento. Un sogno di crescita e sviluppo che sembrava saldamente radicato nel futuro di Ragusa appare ora incerto, almeno per il momento, se la decisione non verrà rivista. La speranza è che la comunità, e non solo i lavoratori diretti e le istituzioni locali, riconoscano l’importanza di questa vertenza. La chiusura di Versalis non riguarda solo i dipendenti dello stabilimento, ma l’intero territorio, che rischia di perdere una parte significativa della sua identità industriale e occupazionale. Per questo motivo, è fondamentale che la partecipazione alla protesta cresca, coinvolgendo anche i cittadini che, pur non direttamente legati al settore, devono essere consapevoli di quanto questa vicenda influenzi il futuro di Ragusa.

Il significato della protesta

La protesta non è solo una difesa di posti di lavoro, ma una battaglia per mantenere viva la vocazione industriale di un territorio che, in passato, ha saputo costruire un’importante storia produttiva. Ragusa ha le competenze, le risorse e la forza lavoro per affrontare una possibile riconversione, ma per farlo è essenziale che la cittadinanza tutta si mobiliti e faccia sentire la propria voce, affinché la decisione di Eni possa essere messa in discussione e, se possibile, invertita. Il sogno di una Ragusa industriale non deve morire, e per questo è necessaria una partecipazione più ampia, affinché questa battaglia non resti una lotta solo per pochi, ma per tutti.

L’intervento di Ignazio Abbate: “Chiesta istituzione di un tavolo tecnico”

“Anche se non posso esserci fisicamente per impegni improrogabili che mi impongono di presiedere alla seduta odierna della prima commissione Affari Istituzionali, voglio esprimere tutta la mia vicinanza ai lavoratori della Versalis che stanno manifestando per il loro diritto al lavoro”. Così l’onorevole Ignazio Abbate da Palermo mentre è impegnato nell’approvazione del NaDefr (documento di economia e finanza regionale): ” La mia vicinanza non è solo a parole. Insieme al collega Onoregole Carta abbiamo già chiesto nei giorni scorsi l’istituzione di un tavolo tecnico apposito con i rappresentanti sindacali e della ditta avente ad oggetto la riqualificazione degli stabilimenti di Ragusa e Priolo. Inoltre, insieme agli altri parlamentari iblei, abbiamo chiesto un’auduzione congiunta con la Commissione Ambiente e Territorio e con la Commissione Attività produttive per approfondire la tematica. I lavoratori devono sapere che il mondo politico si sta mobilitando in loro difesa “.

Nello Dipasquale: “Schifani agisca seguendo le indicazioni dell’ARS”

Il Governo Schifani, coerentemente all’ordine del giorno approvato giovedì scorso dall’Assemblea Regionale Siciliana su proposta del Partito Democratico, intervenga urgentemente perché sia scongiurata la chiusura dei poli industriali della chimica di base a Ragusa e Priolo, prevista da Eni nel nuovo business plan della propria società Versalis.
È questo il senso della lettera che i deputati del gruppo parlamentare PD ARS hanno inviato oggi al presidente della Regione, mentre a Ragusa e Priolo si svolgono iniziative sindacali di protesta nei confronti delle quali i dem siciliani manifestano la propria vicinanza e solidarietà.
“Con la scusa della decarbonizzazione – dichiara l’on. Nello Dipasquale, primo firmatario dell’odg citato – l’Eni prevede di fare risparmiare ai propri azionisti, complessivamente, 3 miliardi di euro, ma il danno all’economia del Sud-Est siciliano è incalcolabile se si tiene conto che con la chiusura di Versalis e della chimica di base nell’isola sono a rischio non solo i posti di lavoro impiegati negli stabilimenti, ma centinaia di quelli dell’importante indotto. Per questo motivo l’Assemblea Regionale Siciliana ha sostenuto il nostro ordine del giorno con il quale si chiede al governatore di intervenire perché sia individuato un percorso alternativo alla dismissione degli impianti in un’ottica di riconversione ecologica con un piano graduale e sostenibile in grado di garantire i livelli occupazionali”.
“Schifani agisca rispondendo coerentemente alle richieste del Parlamento siciliano – conclude – avviando un’interlocuzione con Eni e individuando nelle risorse PNRR e FSC quei fondi utili ad affiancare Eni nell’attuazione di nuovi percorsi strategici”.

L’intervento di Stefania Campo: “A fianco dei lavoratori, chiediamo anche audizione congiunta III e IV commissione”

“Siamo a fianco dei lavoratori di Versalis e di tutto l’indotto e ci batteremo con tutte le nostre forze per salvaguardare il futuro di tantissime famiglie che da anni vivono grazie alla presenza dello stabilimento”. Lo ha detto la deputata regionale del M5S, Stefania Campo, che questa mattina ha preso parte alla manifestazione indetta dai sindacati per scongiurare la chiusura degli impianti il prossimo 31 dicembre. “Oltre all’Ordine del giorno approvato giovedì scorso all’Ars – dice Campo – chiediamo che si possa convocare presto anche l’audizione congiunta della III e IV Commissione affinché tutti i deputati e i gruppi parlamentari possano prendere parte ad una discussione che doveva essere programmata per tempo, perché a parole tutti siamo per le energie pulite ma gli ultimi governi regionali, con la solita improvvisazione, non sono riusciti a garantire la riconversione e quindi la salvaguardia dei posti di lavoro. Adesso si rischia una pressione sociale senza eguali pertanto chiediamo a Schifani di intervenire perché sia individuato un percorso alternativo alla dismissione degli impianti in un’ottica di riconversione ecologica con un piano graduale e sostenibile in grado di garantire i livelli occupazionali. Schifani agisca rispondendo coerentemente alle richieste del Parlamento siciliano – conclude – avviando un’interlocuzione con Eni e individuando nelle risorse comunitarie quei fondi utili ad affiancare Eni nell’attuazione di nuovi percorsi strategici”.

Il gruppo consiliare Cassì Sindaco: “Senza un vero piano di riconversione necessario posticipare la chiusura”

La vicenda Versalis non è tanto una questione politica o territoriale, ma di umanità. Per comprenderla basta infatti mettersi nei panni dei dipendenti (e delle famiglie) a cui è stata comunicata una imminente chiusura; basta immedesimarsi nei lavoratori dell’indotto: un autotrasportatore che ha recentemente rinnovato il proprio mezzo per andare incontro alle esigenze dell’azienda, cosa dovrebbe fare adesso? Riconvertirtisi a proprie spese per tentare di entrare in un altro mercato, col rischio che sia già saturo? Prendere la famiglia, estirparla dalla propria terra e dall’oggi al domani trasferirsi in un’altra regione?

Parliamo, solo per dare qualche numero, di 46 ditte associate di autotrasporto con 135 mezzi e altrettanti autisti a fronte di una multinazionale a controllo pubblico che nel 2023 ha avuto un utile netto di 4,7 miliardi.

Le logiche del profitto, le dinamiche del mercato, non possono avere la precedenza sulla vita delle persone; specie se quelle persone sono le stesse che hanno dedicato la loro vita all’azienda.

Come ha ben denunciato il sindaco Peppe Cassì, è evidente come, diversamente da altri impianti, per lo stabilimento di Ragusa ci siano solo belle parole e nessun piano di riconversione industriale. Ci uniamo quindi alla richiesta di posticipare la chiusura in modo da consentire di trovare le migliori soluzioni possibili tanto per i lavoratori dell’azienda quanto per quelli dell’indotto.

Nota congiunta di CGIL SICILIA, CGIL RAGUSA, FILCTEM

“Sciopero generale che avremmo voluto evitare, prendiamo atto del livello di consapevolezza delle
lavoratrici e lavoratori del diretto e dell’indotto che hanno aderito al 100% fermando per 24 ore il
sito “Versalis” presente a Ragusa .
La CGIL e la FILCTEM CGIL congiuntamente a tutte le categorie del settore industria hanno
promosso una partecipazione al corteo a sostegno dello sciopero generale, lo stesso ha visto la
presenza dei lavoratori direttamente interessati e la solidarietà di tanti cittadini e studenti che ogni
giorno di più comprendono il dramma economico e sociale che rischia di realizzarsi se ENI non
modifica urgentemente il piano industriale.
Esistono tante ragioni e tantissimi argomenti per mutare lo scenario che fra sei settimane la città di
Ragusa potrebbe vivere .
La vertenza deve assumere una dimensione nazionale perchè la dismissione del sito di Ragusa
azzera la chimica di base utile al Paese, l’attuale gruppo dirigente di ENI non può tradire il sogno di
Mattei cioè coniugare alla crescita industriale anche la crescita sociale nei territori dove l’industria
di STATO ha scelto di insediarsi dopo la seconda guerra mondiale.
La sfida per una reale transizione ecologica non si materializza cancellando la storia industriale ma
concertando una riconversione gentile dal volto umano e qui, di volti , ne abbiamo piu di 300 tra
diretto e indotto e sempre nella stessa città l’arretramento economico sarebbe senza precedenti e
noi lavoriamo per creare , insieme ad ENI, altri precedenti ispirati a COSTRUIRE senza distruggere.
Lanciamo un appello per COSTRUIRE una nuova stagione ricca di alleanza strategica che vedrà
impegnate tutte le nostre energie per mettere insieme I CITTADINI che RIVENDICANO e
DIFENDONO la storia economica di Ragusa e più significativamente la Sicilia e il sud Italia.
Il Sindacato unitariamente ha già inoltrato una richiesta di incontro al Presidente della Regione
Schifani e le categorie nazionali del settore chimica ed energia, al Governo Centrale, ad oggi
attendiamo una data, perché Ragusa non può essere tagliata fuori dagli investimenti previsti da ENI
dal piano industriale.
Siamo consapevoli che la vertenza è appena iniziata e da subito deve ASSUMERE una rilevanza
nazionale in grado di affrontare e risolvere.
La questione meridionale non può essere riscritta da nessuno , figuriamoci dall’industria di stato
che condivide le politiche industriali con il Governo nazionale”.

Dichiarazione del sindaco Peppe Cassì

“Sulla vicenda della paventata chiusura dello stabilimento Versalis di Ragusa, parto dalla recente intervista del direttore operativo per la trasformazione industriale di Eni, l’ing. Giuseppe Ricci.

“Mentre nel siracusano è prevista una bioraffineria e un impianto per il riciclo chimico delle plastiche […] a Ragusa il discorso è diverso: La produzione del polietilene è fuori mercato, almeno quanto è anacronistico l’impianto al centro della città. Il piano prevede di fermarlo e piantare nel sito attività più leggere dal punto di vista industriale, ma da supporto al mercato futuro: centri di eccellenza, tecnologici di manutenzione, e attività sperimentali sulla circolarità. Il presidio lo terremo, quelli che dovranno sparire sono i camini”.

Al di là del fatto che l’ingegnere evidentemente non conosce l’ubicazione dello stabilimento, mi pare chiaro come per alcuni siti ci sia un piano di riconversione industriale ben definito, con investimenti da centinaia di milioni di euro, e per Ragusa solo principi generali, dichiarazioni di intenti su cui si potrebbe anche concordare se tradotte in azioni concrete, che al momento non si vedono né si conoscono.

Ad oggi, l’unica certezza è che l’impianto si ferma. Si ferma con pochissimo preavviso, si ferma danneggiando i lavoratori e si ferma paralizzando tutto l’indotto, a cominciare dal centinaio di autotrasportatori che ha recentemente acquisito nuovi mezzi proprio per andare incontro alle esigenze dell’azienda. Dovrebbero reinventarsi su altri e già saturi mercati? Dovrebbero trasferirsi con le loro famiglie dall’oggi al domani in un’altra regione?

Per questo non possiamo che essere al loro fianco fin dal primo momento e chiediamo innanzitutto una proroga di almeno un anno alla chiusura.

Ragusa ha dato tanto al gruppo Eni, in termini di sfruttamento delle risorse, di lavoratori e di conseguenze ambientali, non possiamo semplicemente accettare un benservito.

Ragusa non può sempre essere il territorio sacrificabile e ringrazio i sindaci dei Comuni Iblei che hanno aderito alla manifestazione odierna manifestando la propria vicinanza”.

Le preoccupazioni del Vescovo di Ragusa

Il Vescovo, anche attraverso l’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e il Lavoro, segue con grande preoccupazione l’evolversi della situazione alla Eni Versalis che intende chiudere la produzione dello stabilimento di Ragusa il prossimo 31 dicembre. Nel ribadire la propria vicinanza alle famiglie e ai lavoratori dell’impianto e dell’indotto, il Vescovo sollecita l’Eni, anche con il supporto del Governo, a valutare ogni ipotesi che possa garantire continuità produttiva al sito di Ragusa, magari sviluppando nuove linee in grado di assicurare una chimica più sostenibile e attenta alle esigenze dell’ambiente.

In linea con quanto affermato dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali e datoriali nel corso della manifestazione di oggi, anche la Chiesa di Ragusa non accetta il disimpegno di una multinazionale delle dimensioni di Eni e l’impoverimento del tessuto industriale e delle tante imprese anche a conduzione familiare che traggono linfa dall’indotto. La presenza al corteo anche degli studenti dell’istituto industriale di Ragusa è un segnale di come Eni sia uno dei perni sui quali assicurare un presente produttivo e un futuro alla nostra economia.

Ragusa, al pari degli altri territori interessati al Piano di trasformazione e rilancio della chimica predisposto da Eni, deve essere destinataria di nuovi investimenti cogliendo anche le opportunità offerte dalla fiscalità di vantaggio, e dalle risorse disponibili per la Coesione territoriale e la Transizione ecologica. Ragusa ha tutte le caratteristiche (collegamenti, basso tasso di criminalità, alto tasso di professionalità della forza lavoro, presenza di strutture universitarie per implementare la ricerca, possibilità di attivare fiscalità di vantaggio, posizione strategica al centro del Mediterraneo) per poter attrarre nuovi investimenti e potenziare il tessuto produttivo.

A tutte le parti politiche, istituzionali e imprenditoriali, il Vescovo chiede di rappresentare le esigenze di un territorio che non può permettersi di negare ai lavoratori e ai giovani la certezza del presente e la speranza del futuro. 

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