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Nel ricordo di Lorys
29 Nov 2024 09:16
Sono passati dieci anni dall’omicidio di Lorys Stival, ucciso a Santa Croce dalla madre, Veronica Panarello. Era il 29 novembre del 2014. Chiunque abbia vissuto quella giornata e tutto quanto accadde nei mesi successivi, ne conserva un ricordo vivido, in una sequenza di orrore e sospetti che hanno devastato una famiglia e una comunità.
LA CRONACA E LE RICERCHE
E’ pomeriggio, fa buio presto, non c’è vento e l’aria è fredda. Nelle redazioni arriva la notizia: Lorys è stato trovato nel canalone, vicino al mulino. Una gioia che si spegne dopo qualche istante. E’ morto. Il suo corpo viene trovato dal cacciatore Orazio Fidone; aveva notato l’erba calpestata. Dal muraglione che ne delimita il corso, si era affacciato e lì, sul fondo del canalone, a qualche metro c’era Lorys.
Un incubo iniziato in tarda mattinata quando una giovane madre, Veronica Panarello, 26 anni va a prendere suo figlio Lorys a scuola. Non lo trova, chiede di lui, a scuola non c’è mai arrivato. Scattano le ricerche immediate, polizia e carabinieri, vigili urbani, si mobilita l’intero paese, Santa Croce Camerina, forze dell’Ordine, protezione civile, privati cittadini. Sarà il capo della Mobile, Nino Ciavola a diventare poi, nel corso dei mesi, un punto di riferimento per Davide – assieme all’avvocato Daniele Scrofani. Davide, quel padre che viene avvisato per telefono della scomparsa del figlio e della tragedia mentre in quel momento sta viaggiando con il camion, il suo lavoro. Iniziano a girare le prime foto di Lorys, è un piccolo di 8 anni, con la divisa da taekwondo uno sport che aveva iniziato a praticare, un bambino diffidente, dicono, che non si sarebbe mai allontanato da solo, timido.
IL RITROVAMENTO DEL PICCOLO
Poi il ritrovamento, nel pomeriggio, in quel luogo, il mulino, poco fuori dal centro di Santa Croce, che sarebbe diventato il luogo della disperazione e del ricordo, dove un piccolo altarino ricorda la tragedia. A Santa Croce si scatena la caccia al colpevole e prima ancora, al movente. Una montagna di fango che investe persone e famiglie, travolgendole con sospetti ed illazioni. Tutti contro tutti. Una vendetta, un maniaco sessuale, una punizione.
CROLLA IL CASTELLO DI BUGIE
Ma una cosa non era stata calcolata: mai in nessun altro fatto di cronaca, gli inquirenti hanno avuto la possibilità di ricostruire, come in questo caso, metro per metro i movimenti di Veronica Panarello. Quarantuno telecamere che hanno fatto emergere le prime contraddizioni nei tragitti che la donna avrebbe detto falsamente di avere compiuto. Mattone dopo mattone, la donna inizia a costruire un castello di bugie che iniziano a sgretolarsi fino a crollare in un altro drammatico pomeriggio. Le maestre di Lorys vanno a farle visita, lei decide di consegnare loro delle fascette auto stringenti; sostiene che Lorys avrebbe dovuto portarle a scuola. Le maestre ‘mangiano la foglia’ ma parlano subito con gli inquirenti. Mai avrebbero chiesto ai bambini di portare quel materiale così pericoloso a scuola. L’autopsia del medico legale Iuvara rivelò che Lorys era stato soffocato da una fascetta proprio con lo stesso profilo. Il quadro è composto. Veronica si fingerà pazza, cambierà diverse versioni, accuserà l’ex suocero, proverà in tutti i modi a scaricare la responsabilità di quel orrendo delitto su altri. Il dato di fatto è che non accompagnò mai a scuola suo figlio; anzi, lo fece tornare a casa, portò il figlio più piccolo al nido e poi rientrò a casa, uccise Lorys, lo portò al canalone e lo gettò giù. E poi se ne andò ad un corso. La sentenza di condanna a trent’anni di carcere per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere lo confermerà in tre gradi di giudizio: Veronica Panarello ha ucciso suo figlio. Oggi Veronica che ha già scontato dieci anni di carcere tra qualche anno potrà beneficiare di permessi premio. “La sento costantemente – dice il suo legale, l’avvocato Francesco Villardita -; all’interno del carcere sta mantenendo una condotta esemplare; si dedica ad alcune attività, lavora alla lavanderia, cuce, cucina, parla di Lorys e chiede di suo figlio più piccolo”.
Il papà di Lorys, Davide, non vive più in Sicilia: troppo dolore. Ha una vita nuova con Diego il figlio più piccolo, che somiglia tantissimo a quel figlio che non c’è più e che avrebbe ora compiuto 18 anni.
Ciò che quella tragedia ha provocato, dal punto di vista giudiziario non è ancora finito. Si attende ancora la Corte di Cassazione per il procedimento che vede imputata Veronica Panarello, condannata nei primi due gradi di giudizio a 2 anni e 24mila euro di risarcimento, per calunnia nei confronti del suocero, il padre di Davide, Andrea Stival, rappresentato dall’avvocato Francesco Biazzo. La donna lo aveva chiamato in causa, in una delle sue versioni dei fatti, come corresponsabile del delitto. Falso, posizione archiviata, totalmente estraneo. Per minacce, invece c’è un altro procedimento pendente: la Panarello ha detto in aula al suocero quando venne confermata in secondo grado la condanna a 30 anni di carcere; “Sei contento? Sai cosa ti dico, prega Dio che ti trovo morto perché ti ammazzo con le mie mani quando esco”.
IL RICORDO DI LORYS
Nel 2018 quando Davide Stival assieme al giornalista Simone Toscano scrisse “Nel nome di Lorys – La verità per i miei figli”, edito da Piemme, proprio Davide, quel padre e marito che vide in un momento distrutta tutta la sua vita e a sua famiglia ebbe modo di rispondere a Toscano che gli chiedeva: “Che rapporto hai adesso con Lorys?”
“Un bel rapporto, sono felice quando penso a lui, perché il ricordo di mio figlio è un qualcosa che mi dà gioia. Lo immagino sempre vivo, accanto a me, magari nell’altra stanza. E anche quando l’ho sognato – purtroppo è capitato raramente, solo quattro volte, finora – non sono stati incubi, non era lui morto ma vivo, sorridente”.
Oggi una messa voluta da Davide; annunciata in un manifesto funebre dove il volto sorridente di Lorys fa capolino “Tra le stelle più belle ci sei tu…che brilli all’infinito nel cuore di tutti noi! – Il papà, il fratellino, i nonni, gli zii e i parenti tutti lo ricordano con vivo affetto ed immutabile dolore”. La messa sarà celebrata alle 18,30 nella chiesa madre di Santa Croce Camerina.
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