IN SICILIA SOLO DUE PROGETTI APPROVATI: RAGUSA E MESSINA

Diciamocelo francamente: la notizia dell’approvazione da parte del Ministero del’Interno di un progetto per l’integrazione degli immigrati regolari nei 4 comuni della cosiddetta fascia trasformata (Acate-Vittoria, Santa Croce Camerina e Scicli) ci ha colti di sorpresa dopo una lettura sia pure sommaria. Non solo per le risorse stanziate (oltre 215 mila euro) ma per la complessità della proposta elaborata da tanti enti del territorio: quattro Comuni, l’Azienda Sanitaria Provinciale, l’Ufficio Scolastico Provinciale, agenzie educative, agenzie sindacali, organismi di tutela ed assistenza, agenzie di mediazione culturali e sociali, ma anche per la modernità del progetto stesso  che tiene conto non solo delle varie componenti, organizzative, sociali, psicologiche, tecniche di un intervento così articolato, ma soprattutto per le difficoltà di coordinamento di un così vasto intervento di tanti soggetti istituzionali che dovranno dare il meglio di sè per far sì che gli osservatori esterni ed i destinatari delle attività poste in essere colgano l’originalità del progetto e prendano atto dei risultati del lavoro. Certo ci vogliono molti sforzi e tanti sacrifici perchè ciò avvenga ma siamo molto fiduciosi che in Prefettura per questo progetto, che è un altro strumento di civiltà e generosità, si faranno in  quattro perché sia realizzato nel migliore dei modi possibile. Sull’argomento abbiamo sentito la dott.ssa Mallemi:

     –  Siamo particolarmente soddisfatti del finanziamento di questo progetto innanzitutto per la difficoltà di attingere a fondi molto limitati e  che andavano assegnati su tutto il territorio nazionale (e non come per il PON solo alle regioni del cd. Obiettivo Convergenza – ex Obiettivo 1) e la cui attribuzione era fortemente legata alla presenza stabile sul territorio della popolazione immigrata. E’ evidente, pertanto, che ci siamo trovati a competere con territori soprattutto del Nord Italia che confermano indici di permanenza elevatissimi mentre Ragusa, sebbene registri presenze rilevanti, è più caratterizzata da stagionalità o da emergenze legate agli sbarchi. Il fatto che su 38 progetti finanziati (su 523 presentati)  uno sia di Ragusa, per non dire che in Sicilia i progetti finanziati sono stati appena 2, non può non gratificarci fortemente, a prescindere dall’entità economica del finanziamento.

 

D. Dott.ssa Mallemi non crede che la eterogenea composizione degli Enti coinvolti nel progetto possa rendere più difficile il raggiungimento dei risultati previsti ?

R. Questo è un rischio che abbiamo voluto correre allorchè abbiamo proposto al Consiglio Territoriale per l’Immigrazione la formazione di un gruppo di lavoro che si occupasse proprio di ragionare ex ante sulle esigenze espresse dal territorio al fine di progettare in maniera coordinata gli interventi da proporre. E’ nato così il “Gruppo di progettazione” cui partecipano tutti i soggetti pubblici e privati titolati a presentare proposte progettuali, ed in questo contesto si sono formati spontaneamente partenariati tra gli stessi e sono state elaborate proposte progettuali tutte di grande valenza. Il valore aggiunto, pertanto, è proprio questo: tanti soggetti che si mettono insieme per fare rete, attrarre risorse e realizzare qualcosa che rimanga sul territorio.

D. Quattro Comuni che presentano insieme un progetto. Perché?

R. Questo è un fatto senz’altro apprezzabile; i quattro Comuni hanno seguito una logica di filiera – di “distretto” , quello della cd. “fascia trasformata”,  rivolta, pertanto, alla popolazione immigrata legata alle lavorazioni agricole. Hanno, così, distribuito gli interventi sui territori, evitando duplicazioni, ottimizzando sforzi e risorse proprio per riuscire a mantenere nel tempo gli interventi da realizzare con i fondi del progetto. Il nome dato al progetto “Creuza de ma”, “Mulattiera di mare” dal titolo della canzone di De Andrè, vuole  richiamare proprio il senso dei percorsi impervi attraverso i quali si può comunque giungere al risultato.

D. Vice Prefetto con questo progetto vi siete caricati di superlavoro, ma cosa sperate di ottenere alla fine della fase progettuale?

R. A lavorare saranno soprattutto i proponenti; il ruolo della Prefettura, come sempre, è quello di promuovere, coordinare e sostenere ciò che gli attori del territorio egregiamente fanno. Nella fattispecie, dopo aver sostenuto la progettazione concertata, il nostro ruolo, piu’ specifico dell’Area Immigrazione, da me diretta, sarà quello di curare le cd. “verifiche in loco” che consistono nel seguire e constatare, con accessi diretti, l’effettiva realizzazione di tutte le azioni previste dal progetto, riferendone al Ministero. Alla fine del progetto la speranza è di aver acquisito al territorio una infrastrutturazione sociale stabile e funzionale alle molteplici esigenze espresse dalla materia. (Franco Portelli)

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